Valtur Brindisi: primo stop in una partita brutta e nervosa

A Brindisi aspettavano la partita di Livorno con una trepidante attesa che si barcamenava tra due sentimenti contrastanti: l’esaltazione per le prime due partite e la calma della consapevolezza di essere solo all’inizio. Dopo la sconfitta per 67-62 sul campo della Libertas è probabile che invece il sentimento dominante sia la depressione, ma per le montagne russe emozionali ci sarà ampio spazio nel corso della stagione. Per ora si può solo analizzare una brutta prestazione, in una brutta partita, in cui le difese hanno avuto il sopravvento e in cui ha avuto la meglio chi ha avuto la forza di cercare di fare il proprio gioco fino alla fine. La Valtur Brindisi lascia la Toscana con l’amaro in bocca per aver buttato alle ortiche una partita che sembrava ormai indirizzata sui binari giusti e in controllo. In un campo come quello di Livorno, all’esordio al Modigliani Forum, bisogna tenere sempre la soglia dell’attenzione al massimo e se non lo si fa, ci si ritrova a segnare soli 7 punti nell’ultimo quarto, con un palazzetto infuocato e il braccio che trema anche ai tiri liberi.
PITTURATO OCCUPATO – Coach Diana aveva guardato attentamente le due partite di Brindisi e non a caso ha preparato una bella trappola a un attacco che ha tanto talento, ma è anche un po’ prevedibile quando non riesce a correre. La prima soluzione difensiva ad aver avuto successo è stato il blocco di qualsiasi tentativo di andare in post. Livorno ha occupato il pitturato e ha preferito scommettere sulle percentuali da tre di Brindisi, piuttosto che lasciare un 1vs1 in post a Esposito o Miani. Scommessa che si è rivelata vincente. Il primo tempo è stato semplicemente inguardabile. Attacchi bloccati, tanto fisico, arbitri che hanno deciso di lasciar passare qualsiasi cosa e impossibilità a trovare attacchi puliti da una parte e dall’altra. Date le percentuali da prefisso telefonico al tiro, Livorno ha anche rinunciato al rimbalzo in attacco in modo da poter fermare la transizione di Brindisi e, se ai pugliesi togli una delle cose che più ha funzionato nelle prime due uscite, hai tolto metà della potenzialità offensiva. Chi è sembrato più in difficoltà di fronte a un’intensità del genere è stato proprio Miani, che ha sbagliato le cose più elementari e non è mai riuscito a entrare in partita. Lo stesso si può dire per la coppia di play Cinciarini/Maspero che hanno sofferto molto la difesa aggressiva sulla palla, non sono mai riusciti a organizzare il gioco come loro solito e si sono accontentati, soprattutto il secondo, di soluzioni mal costruite e tiri a bassissima percentuale.
COPELAND DELIZIA E POI CROCE – Il secondo tempo è stato il riassunto perfetto del giocatore che è Zach Copeland e di come possa letteralmente decidere il risultato di una partita nel bene e nel male. Nel terzo quarto l’americano è stato pressoché ingiocabile, ha segnato da qualsiasi posizione, ha letto benissimo il blocco che passava sotto il pick ‘n roll ed è stato molto lucido nel vedere la rotazione sul lato debole quando la difesa gli chiudeva il tiro da fuori e andava in penetrazione. In sostanza Brindisi è arrivata al +10, nonostante Livorno abbia tirato 5/6 da tre nel quarto, solo grazie a lui. Nel quarto quarto invece si è avuta la versione deleteria di Zach Copeland, ovvero quella fatta di forzature senza senso, di possessi regalati, di monopolio della gestione del pallone, cosa che lo ha portato a fallire praticamente qualsiasi conclusione e di fatto bloccare l’attacco brindisino. Copeland, che a fine partita, si è assunto le responsabilità della sconfitta con un post su Instagram, ma sarebbe ingeneroso gettare la croce su di lui. Brindisi ieri ha perso di squadra. Prima di tutto perché sul +10 si è rilassata in difesa e ha concesso per pura pigrizia, passando sotto il blocco, le due triple a Valentini che hanno svegliato il Pala Modigliani; In secondo luogo perché anche quando la difesa ha funzionato, l’attacco è andato completamente fuori giri e non è stato in grado di gestire palla e transizione; in terzo luogo perché Brindisi è una squadra costruita con tanti giocatori con punti nelle mani che devono dividersi le responsabilità e, nel quarto quarto, si è avuta un po’ l’impressione che in molti fossero felici che a prendersele fosse proprio Copeland. Le squadre che vincono i campionati sono quelle che hanno si le punte di diamante, ma anche quelle in cui le responsabilità sono equamente divise, anche se può capitare che Esposito faccia una sanguinoso 0/2 ai liberi in un momento cruciale, che Miani sbagli un reverse che mette anche ad occhi chiusi e che Cinciarini non prenda neanche il ferro con un jumper preso con metri di spazio. Ciò diventa ancora più importante quando manca un americano in squadra e la difesa avversaria sa che deve concentrarsi su una sola bocca da fuoco.
LA RICERCA DEL GIOCO – Alla fine Livorno ha vinto perché, nonostante la fatica contro la difesa di Brindisi, ha provato a giocare a pallacanestro. Ha sfruttato al massimo in 24 secondi, ha creato vantaggio e liberato un tiratore sul lato debole, così come è successo in occasione della tripla di Piccoli che ha di fatto chiuso la partita. La stagione della Valtur Brindisi passa anche dall’interpretazione di alcuni momenti della partita. Innanzitutto perché forse Vildera, nonostante i 4 falli, è stato dimenticato in panchina un po’ troppo a lungo, mentre Miani faticava non poco contro la difesa aggressiva di coach Diana; in secondo luogo perché ci sono alcune volte in cui, come nel terzo quarto con Copeland, è assolutamente opportuno cavalcare il classico giocatore “in the zone”, ma ci sono altri in cui bisogna che la palla inizi a girare, che tutti la tocchino e che tutti siano in ritmo. Siamo ancora alla terza giornata ed è assolutamente normale che certi meccanismi non siano ancora del tutto oliati, soprattutto in una realtà come Brindisi che aveva pensato a un certo tipo di gioco e si è trovata a dover stravolgere tutto a causa dell’infortunio di Francis a poche settimane dall’inizio del campionato. Ci sarebbe bisogno di lavorare tanto in palestra, ma l’A2 non sempre lo permette dato che mercoledì si tornerà già in campo nel big match casalingo contro Scafati. Da una parte, dopo partite del genere, può essere anche un bene poiché le scorie accumulate per la sconfitta possono andar via in fretta, dall’altra la stanchezza, anche mentale, può essere un fattore. Scafati ha avuto un giorno in più di riposo e giocava in casa, ma Brindisi è riuscita a gestire il minutaggio un po’ di tutti in questo inizio. Senza dubbio sarà una bella partita che non deciderà assolutamente nulla, ma che potrebbe dare diverse indicazioni interessanti sul tipo di percorso che possono intraprendere queste due squadre.