L’Urania Milano esce dai playoff con uno spirito che deve rimanere

Subito dopo la metà del terzo quarto Greene IV, cognome da sovrano e innata capacità di sfruttare il minimo spazio lasciatogli dal marcatore diretto, realizza in penetrazione mentre un imperscrutabile fischio arbitrale segnala un fallo intenzionale di Raivio su Rosselli. Due liberi realizzati da quest’ultimo e palla ancora alla Tezenis Verona, con di nuovo Greene IV (21 totali) a realizzare immediatamente da oltre l’arco. Tradotto sul tabellone: 7 punti praticamente nella stessa azione e meno venti (37-57) per un’Urania Milano già sotto 2-0 nella serie dei quarti playoff. Dopo la scoppola di gara 1 (92-63) e il supplementare sfumato all’ultimo tiro di gara 2 (81-78), ce n’è abbastanza per mollare il colpo e confidare solo in un rapido scorrere del cronometro da lì alla fine.
Invece i Wildcats arruffano per l’ennesima volta il pelo in difesa e mostrano gli artigli in attacco, con il tiro di Montano (22, top-scorer assoluto) e grazie alla mossa di coach Davide Villa di utilizzare Piunti come “centro fisso” (17 punti in 24’ e l’unico davvero in grado di vedersela con i lunghi avversari), con Benevelli e Langston (entrambi peraltro in cattiva serata) ad alternarsi da 4. Alla terza sirena si è così sul 54-59 ed è solo nella seconda parte dell’ultima frazione che la solidità della Tezenis e la mira di Tomassini (19, con 5/8 nelle triple, inclusa quella dell’ultimo allungo) hanno la meglio per l’82-67 che vale il passaggio alle semifinali playoff del Tabellone argento contro l’altra big Torino. Mentre l’Urania arriva nel più onorevole dei modi alla fine di una stagione che aveva come obiettivo la salvezza e che l’ha vista invece chiudere al 5° posto in regular season e al 10° nel tabellone complessivo di A2. Pur cambiando qualche elemento del roster nei ruoli-chiave (Bossi al posto di Sabatini, Langston a sostituire il più fisicato Lynch) quello che si era intravisto nello scorso Campionato è stato orgogliosamente confermato in questo. Merito di un gruppo arricchito nel carattere dall’arrivo di Raspino e ovviamente di coach Davide Villa, primo alfiere di uno “spirito Urania” che ci auguriamo riempia anche il prossimo autunno il Palalido insieme con il ritorno del pubblico.
Uno spirito anche da “basket di una volta” (da leggere nella migliore accezione possibile) che si è tradotto a fine partita in quel caloroso saluto da fine scuola riservato ai giocatori e a tutti gli uomini del club tra gli applausi dei pochi presenti. In una A2 resa un po’ più simile ai piani superiori (da leggere non nella migliore accezione del termine) dagli estemporanei ingaggi di giocatori d’altra categoria solo per i playoff, quel quarto d’ora conclusivo va oltre gli “addio” e gli “arrivederci” che nasceranno dalle prossime situazioni di mercato. E i tifosi dell’Urania, anche se non hanno potuto farne parte, possono esserne orgogliosi. (Paolo Corio)