A2 - Brindisi spalle al muro, rimbalzi e stanchezza la condannano in Gara 2

Nel 1997 Elliott Smith incideva the Ballad Of Big Nothing, canzone contenuta nel suo album Either/Or. Il testo descrive tutte le azioni che facciamo quotidianamente e che, pur essendo encomiabili e meritevoli di grande rispetto, alla fine non portano assolutamente a nulla. Il pezzo si chiude con “Though it doesn’t mean a thing, big nothing” (anche se non significa nulla, alle fine è un bel niente) ed è la giusta chiosa per descrivere le due partite a Rimini della Valtur Brindisi, anche ieri sconfitta per 78-67. In due gare la Valtur Brindisi si è dannata l’anima, ha recuperato 20 punti di punti di svantaggio nella prima, ha giocato 35 minuti perfetti nella seconda, ma alla fine non è riuscita a portare a casa neanche una vittoria. Insomma tanta fatica e tanti spunti interessanti, per nulla. Se in Gara 1 era mancata un po’ di lucidità nelle scelte finali, in Gara 2 sono palesemente mancate le gambe e negli ultimi minuti si è visto chiaramente che da una parte c’era una squadra ancora fresca e capace di accelerare, mentre dall’altra c’era una Brindisi palesemente sulle gambe. Niente di nuovo comunque, si sapeva che Brindisi ha rotazioni ridotte praticamente da inizio stagione, che non ha una panchina all’altezza e che due partite in 48 ore sarebbero state difficili da gestire con praticamente solo 7 giocatori in grado di garantire minuti di qualità e sostanza.
ANCORA LA PANCHINA DECISIVA - Rimini ha vinto meritatamente, facendo ruotare al meglio i suoi giocatori e trovando ancora una volta energie e punti importanti dalla panchina. Se in Gara 1 il mattatore era stato Grande, in Gara 2 è stata la volta di Tomassini (18 punti). Le sue letture, punendo sempre il difensore che passava dietro il blocco sul pick ‘n roll, sono state determinanti nel momento del quarto quarto in cui Rimini ha scavato il solco decisivo. In quel momento Brindisi non ha avuto la forza e la lucidità di attaccare nel modo giusto la difesa di Rimini che aveva notevolmente alzato il livello, è entrata in confusione pasticciando in attacco (passi di Calzavara, una persa banale di Arletti e un paio di errori andando a impelagarsi nell’affollato pitturato riminese). Il resto l’hanno fatto le gambe. Quando Robinson lascia sul posto con il primo passo un Brown molto disciplinato in difesa, vuol dire che le gambe non ne hanno più. Nelle prime due gare di questa serie Brown ha 33,5 minuti di media in campo, Calzavara 32,5, Ogden 31,5 e Radonjic 31 (solo perché è dovuto uscire nel primo tempo per problemi di falli), mentre la panchina continua, a parte Laquintana e Del Cadia, a non dare sufficienti garanzie per togliere qualche minuto ai titolari (come dimostrano i 14 minuti di Arletti con 0 punti e due perse). Con questi dati è inevitabile che a un certo punto manchi propio ’energia, specie se poi si gioca fuori casa in un palazzetto molto caldo come quello di Rimini. Insomma, le attenuanti ci sono tutte.
35 MINUTI QUASI PERFETTI – C’è da dire che coach Bucchi aveva preparato la partita alla perfezione, sia in difesa che in attacco. Ancora una volta è riuscito a togliere Marini dalla partita (1/11 a tre complessivo nella serie) e lo ha fatto pur avendo Radonjic gravato di due falli, ma soprattutto è riuscito ad annullare il tiro da tre avversario, il fondamentale più importante su cui si basa l’attacco di Rimini. Alto punto importante è stato togliere completamente la transizione che tanto male aveva fatto nel secondo quarto di Gara 1. Brindisi ha corso il più possibile, alzato il pace e deciso di imporre il ritmo alla partita. Inoltre è stato fatto un grandissimo lavoro sia su Johnson, a cui sono quasi sempre stati negati i letali tagli sulla linea di fondo, sia su Camara che, per quanto possibile in quanto tutelato dagli arbitri neanche fosse un All Star NBA venuto a giocare in A2, è stato tenuto sempre lontano dal canestro. Ciò ha portato Rimini a cercare soluzioni da fuori, senza però spazio e senza che i tiratori fossero in ritmo, tanto che a un certo punto Rimini era 1/20 al tiro dalla lunga distanza. Nonostante il game plan fosse eseguito alla perfezione, è stato proprio questo il momento in cui Brindisi non ha vinto la partita. Sarebbe sbagliato dire che l’ha persa in quei frangenti, ma più giusto dire che non l’ha vinta perché non ha saputo dare quello scossone che avrebbe minato le certezze di Rimini. Brindisi stava difendendo alla grande e attaccando ancora meglio. Anche la zona di Dell’Agnello, che in Gara 1 aveva generato il paziale di 18-0, è stata facilmente arginata da Bucchi che evidentemente se l’aspettava e ha studiato come attaccarla. Questa volta Ogden, salito sul gomito, ha scelto di affidarsi al suo jumper dalla media invece che scaricarla fuori. Il risultato? Subito canestro e zona rimandata al secondo tempo quando lui si trovava in panchina. Inoltre Bucchi ha aperto notevolmente il campo in attacco, da una parte portando Ogden (18 punti all'intervallo) al limite della linea dei tre punti come ad Avellino, dall'altra portando Vildera sulla linea del tiro libero (mai visto finora prendere 4 tiri da quella posizione) in modo da togliere Camara da sotto canestro e lasciare spazio per penetrazioni e tagli che sono stati sfruttati alla grande. Insomma era tutto apparecchiato per un dominio nel punteggio, invece Brindisi ha chiuso il primo tempo avanti di soli 5 punti. C’è stato infatti un fondamentale che ha minato gli ingranaggi di una difesa perfetta: i rimbalzi offensivi. Brindisi ne ha concessi ben 7 nel primo tempo e tutti e 7 si sono trasformati in punti. Rimini è rimasta aggrappata nel punteggio proprio grazie a questo fondamentale, cosa che si è poi rivelata decisiva nei momenti finali quando le energie dei biancoblu sono venute meno. In partite così equilibrate sono i dettagli che contano, lo sono stati in Gara 1 e questo è stato il dettaglio che ha deciso Gara 2.
SI TORNA A CASA – Brindisi adesso è con le spalle al muro, ma tornerà a giocare di fronte al proprio pubblico per Gara 3, in un palazzetto quasi sold out e che si preannuncia rovente. Pensare di ribaltare la serie adesso sarebbe deleterio e minerebbe la concentrazione dei giocatori. Ciò che deve fare Brindisi e pensare nel breve periodo, partita per partita, vincerne una per restare nella serie e poi provare a pareggiarla per tornare a Rimini. Ribaltare uno 0-2 è quasi impossibile, soprattutto con un roster incompleto e quando si gioca contro la seconda in classifica entrando nel tabellone playoff da noni, ma ultimamente si sono viste delle sorprese. Lo scorso anno in B nazionale, Avellino ha ribaltato uno 0-2 in trasferta prima contro gli strafavoriti della Pielle Livorno, sia in finale contro Montecatini che, a sua volta, aveva ribaltato uno 0-2 in semifinale contro Ruvo. Insomma alcuni precedenti fanno pensare che quando si si arriva a giocare una gara 5 in casa, l’inerzia è tutta dalla parte degli ospiti che, non avendo nulla da perdere, giocano più scarichi. Se Brindisi vorrà avere una possibilità in questa serie dovrà innanzitutto recuperare le energie mentali e iniziare a pensare in modo diverso, ma con la consapevolezza che venerdì potrà essere l’ultima partita di una stagione maledetta, che ha avuto un colpo di coda quasi inaspettato e ha fatto sognare una città almeno per qualche giorno.