Il viaggio dell'Afro fluttuante Big Ben (Wallace) fino alla Hall of Fame

Il viaggio dell'Afro fluttuante Big Ben (Wallace) fino alla Hall of Fame
© foto di nba.com

(di Francesco Rivano). Vi piacciono i numeri? Io li adoro e fanno parte della mia vita in maniera costante e ancor di più mi piace scrivere. Ma se mi mettessero di fronte a una scelta e mi chiedessero quale sia la mia più grande passione, beh, non me ne vogliano né i numeri né tantomeno la scrittura, la risposta sarebbe una e unica: il basket. E allora che ne dite se iniziamo questo racconto abbinando le mie tre passioni? È inutile che diciate di no, intanto quando leggerete questa domanda io avrò già dimenticato di aver scritto l’articolo quindi decido io e la risposta è: assolutamente si. Ah, e vi rivelo un segreto. Sapete cosa altro mi piace oltre ai numeri, la scrittura e lo sport? Fare domande! Quindi iniziamo.

Riuscite a capire chi sarà il protagonista di questa storia leggendo i dati qui sotto?

- Unico giocatore nella storia della Lega a mettere a referto per 4 stagioni filate 1.000 rimbalzi, 100 recuperi e 100 stoppate
- Unico esemplare di undrafted titolare all’All Star Game
- Primo undrafted ad essere eletto nella Hall of fame
- Come Dikembe Mutombo vincitore del premio di Difensore dell’anno per 4 volte
- Nei tre della storia del gioco, in compagnia di Hakeem e l’Ammiraglio, a registrare 150 stoppate e 100 recuperi per 7 stagioni di fila
- Nei cinque di sempre, assieme a Kareem, Bill Walton, ancora The Dream e Dwight Howard, a vincere nella stessa stagione la classifica dei rimbalzi e delle stoppate

Tutto chiaro no? Avete capito di chi si sta parlando? Ah no?! Allora facciamo qualche passo indietro. Beh, Charles Oakley lo avrete ben presente. Se non lo avete visto giocare con le maglie, tra le altre, di Bulls, Knicks e Raptors, sicuramente avrete avuto prova della sua personalità nello scontro in giacca e cravatta al Madison Square Garden contro James Nolan nel febbraio del 2017. Ecco, oltre ad essersi distinto in campo, tra l’altro unico a ricoprire la veste di guardaspalle di Michael Jordan sia in versione Bulls che in maglia Wizards, ha avuto l’enorme merito di scovare in un camp, in Alabama nel 1991, un giovanotto di belle speranze indirizzando la sua carriera collegiale verso Virginia Union. Con la casacca dei Panthers di Richmond, Virginia, fra un esame di giustizia penale e un altro, la scoperta di Oakley ha raccattato 13 punti a partita e 10 rimbalzi sino a scalare le vette dei migliori giocatori della Divison II della NCAA.

Ormai avrete capito di chi stiamo parlando, ma per chi abbia ancora qualche dubbio do qualche indizio: il suo nome ricorda un orologio nella terra della Regina Elisabetta, il suo cognome ricorda Mel Gibson con la faccia dipinta di giallo-blu e nel 2004 ha vinto il titolo meno scontato della prima decade del nuovo millennio. Si, per te che non ci sei ancora arrivato ora lo dico, stiamo parlando di Ben Wallace.

Il giovane Ben, finita la carriera universitaria pensa nel 1996 di rendersi eleggibile al Draft. Ci sarà pure una squadra disposta a prendere un buon prospetto che ha Charles Oakley come garante e che ha vissuto la sua carriera universitaria strappando rimbalzi e lottando come un leone. La risposta più ovvia è quella errata: undrafted, e via dalle nostre parti a sgomitare sotto ai canestri dello stivale con la maglia della Viola di Reggio Calabria. Si vabbé, ma uno così a Reggio avrà dominato senza fatica. Ehm… come no! Gaetano Gebbia gli concede una presenza in Coppa Italia prima di tagliarlo neanche fosse una fetta di nduja e prenotargli un biglietto di sola andata per gli States. La fortuna vuole che a Washington ci sia bisogno, o meglio ci sia un posto a disposizione per un difensore con spiccate attitudini alla lotta e Ben si accasa nella capitale. L’avventura ai Bullets dura meno di un anno e nel 1999 il giovane Wallace viene girato a Orlando. In Florida cerca di mettersi in mostra e ottiene più minuti, ma neanche ai Magic convince e  la dirigenza decide di metterlo come sovrattassa a Chucky Atkins nello scambio per ottenere dai Pistons Grant Hill.

Le domande, ricordate che mi piacciono vero? Come si potrebbe trovare un lavoratore infaticabile, decimo di undici fratelli, costretto ad ingoiar fango (per non dire altro) fin dall’infanzia nella città operaia per eccellenza? I Pistons danno fiducia a Ben e Ben li ripaga sino a diventare Big Ben. L’afro di Ben Wallace diventa rapidamente l’icona di una squadra che brucia velocemente le tappe e che si ritrova nel febbraio del 2004 ad una trade dall’inaspettato. In panchina siede Larry Brown, si quello del play the right way, l’amico (oddio, amico) di Allen Iverson, che conosce il gioco e la sua squadra come nient’altro al mondo. Nelle mani ha un diamante grezzo che necessita di un ritocchino e chiede alla società un piccolo sforzo. “E se prendessimo Rasheed?” Da lì in poi Chaucey, Rip, Ty, Sheed e Ben scrivono il loro nome nella storia della franchigia vincendo un titolo, sfiorandone un secondo e raggiungendo le finali di Conference fino al 2008.

Motown è la culla e la tomba della carriera ad alti livelli di Ben che a Chicago e a Cleveland a fine carriera, come a Washington e a Orlando a inizio carriera, non riesce a dare il contributo fornito con la maglia dei Pistons, ma tutto sommato, se nel 1991, a un Camp in Alabama, avessero detto “fra di voi un giorno ci sarà un campione Nba che sarà introdotto nella Hall of Fame del Basket” parecchi avrebbero incrociato lo sguardo tra di loro ma nessuno si sarebbe girato in cerca dello sguardo di Ben. E invece Charles Oakley ci aveva visto lungo e poco importa se il suo pupillo è stato protagonista solo in maglia Pistons perché tutti ci ricorderemo di quella magnifica pettinatura afro che fluttuava al Palace of Auburn Hills con i rintocchi del Big Ben ad accompagnare ogni sua stoppata.

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Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. E da pochi giorni ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro.