Weber si racconta: dalla Virginia a Golden State fino a Treviso

Weber si racconta: dalla Virginia a Golden State fino a Treviso
© foto di Balzanelli/Ciamillo

Briante Weber si è raccontato partendo dalla sua gioventù a Chesapeake, Virginia, sulle colonne della Tribuna di Treviso: “Difficile, molto difficile. Perché anche se facevi di tutto per stare lontano dai guai, loro ti trovavano sempre. Non ero ancora un adolescente quando mio padre fu ucciso in una rapina. Così, dall'oggi al domani non c'era più. E sono cresciuto con mia madre, il mio patrigno, e le famiglie allargate. Tra fratelli e sorelle eravamo in nove. Per il resto, non ho mai avuto grossi guai con la giustizia. Il mio idolo da giovane era Allen Iverson, anche lui è cresciuto in Virginia. Avete presente la sua autobiografia? Ecco, qui era proprio così”.

Nonostante una carriera inizialmente con qualche infortunio di troppo (tra cui soprattutto la rottura del crociato anteriore nel 2015), Weber ha giocato anche in NBA: “Dopo l'infortunio al ginocchio c'era chi diceva che non sarei nemmeno tornato a giocare, e se anche ce l'avessi fatta, non sarei mai arrivato nella NBA. Per fortuna nella vita non ho mai ascoltato chi mi diceva "No", non puoi fare questo o quello, non puoi arrivare a certi target. Ho creduto in me stesso e ce l'ho fatta. La squadra che ricordo con più piacere è Golden State. Ho avuto la fortuna di giocare, tra gli altri, con Steph Curry, Klay Thompson, Kevin Durant, all'apice delle loro carriere. Sono stati tutti molto amichevoli con me, e questo non me l'aspettavo. Ho legato molto con Kevin Durant, ero spesso a casa sua per condividere dei momenti assieme. Io soprattutto ascoltavo musica, lui si dilettava anche nel comporla”.

Nella sua carriera ha avuto modo di viaggiare e scoprire tanti posti, ma qual è il preferito? “L'Italia, senza dubbio. Il cibo e le persone sono fantastici. Prima di arrivarci non conoscevo il basket che si praticava qui, ma ho scoperto che c 'è un iq medio molto alto, soprattutto nei coach. E poi c'è l'occasione di viaggiare e di scoprire tutti quei posti che da piccolo vedevo nei libri di storia, come il Colosseo. Quando ero a Reggio ho scoperto tutti i posti dove è cresciuto Kobe Bryant: è stato emozionante. Qui invece sono vicino a Venezia, e banalmente ho potuto fare un giro in gondola. L'ho visto fare in tantissimi film e serie e finalmente ho avuto anch'io questa possibilità”.