Virtus Bologna, Pajola: "Scudetto? Abbiamo remato tutti nella stessa direzione"

Virtus Bologna, Pajola: "Scudetto? Abbiamo remato tutti nella stessa direzione"
© foto di Savino Paolella

Finite le celebrazioni per lo scudetto vinto al termine della finale playoff con la Germani Brescia (un secco 3-0) Alessandro Pajola viene invitato a commentare sulle pagine di SportWeek in edicola oggi nel percorso fatto in questi anni le differenze tra il primo titolo in maglia Virtus Bologna e questo secondo, il rapporto con coach Ivanovic, e una nota sulle sue attitudini difensive che lo hanno reso famoso.

Due scudetti. “Il primo è stato bellissimo perché inaspettato. Erano i miei primi playoff, e la Virtus era da un po' che non vi partecipava. Ci arrivammo da sfavoriti, da terzi in regular season, vincemmo senza mai perdere una partita. Questo è stato molto sudato. Venivamo da 3 anni di sconfitte in finale, quindi lo abbiamo festeggiato ancor più dell'altro. Stavolta partivamo favoriti, quindi sentivamo il dovere di arrivare ancora una volta in fondo e però, stavolta, vincere. Esserci riusciti ci ha fatto sentire questo scudetto ancora più nostro. È stato un percorso lungo, una stagione di alti e bassi, e davvero tutti hanno messo il loro mattoncino per il successo finale. Nelle difficoltà ci siamo guardati in faccia e abbiamo remato tutti nella stessa direzione”.

Pajola ha poi elogiato coach Ivanovic. “Un condottiero. È molto esperto, da giocatore ha visto tanto basket ad alto livello, conosce questo mondo come le sue tasche... Lo definirei appunto un condottiero, per giunta navigato, uno che sa come comportarsi quando c'è la tempesta. Lo ha dimostrato tra marzo e aprile, quando abbiamo attraversato un periodo molto buio e lui è riuscito a risollevarci prendendo il buono di quei due mesi. La sua filosofia è combattere e crederci, fight and believe, ci ripete. Con uno così sei avvantaggiato”.

Pajola ha anche raccontato il perché avesse sempre amato più i difensori che gli attaccanti. “Da bambino giocavo a calcio con gli amici e ogni volta il dilemma era su chi dovesse stare in porta. Nessuno voleva andarci tranne me. Io mi divertivo proprio, mi piaceva evitare i gol, bloccare il pallone sulla linea mentre l’attaccante già esultava. Difendere è una vocazione che forse rispecchia il mio carattere: sono un generoso, mi piace mettermi a disposizione degli altri, aiutare, sacrificarmi per il bene del gruppo”.