LBA - Le mille vite di Bonetti: 'Così vivo l'emergenza tra Brescia e Cremona'

Fonte: La Provincia - Fabrizio Barbieri
LBA - Le mille vite di Bonetti: 'Così vivo l'emergenza tra Brescia e Cremona'

Medico, sportivo, visionario e ultimamente anche bartender. Matteo Bonetti è tutto questo. I! cremonese doc da tanti anni è proprietario, con la moglie Graziella Bragaglio, della Leonessa Brescia di basket. Prima la promozione in serie A, poi una tinaie dì Cop paItalia e diversi campionati ad alto livello, il tutto nel giro dì poche stagioni. Per ultima l'esperienza, positiva, in Europa giocando la EuroCup. La vita dì Matteo Bonetti è piena, tra passioni, lavoro e una intraprendenza fuori dal comune. Partiamo dall'ultima passione, sviluppata via social, quella della rubrica I eoe ktail del patron'. Bonetti si fa una risata.
«In questi momenti di totale difficoltà si cerea in ogni modo di dare un po' di leggerezza a chi ci segue. Questa è stata un'idea di Franko Bushatì, nostro ex giocatore e grande amico. Mi ha chìamato e mi ha detto 'pres, inventa qualche cocktail che ci divertiamo su Facebook. Tu ne sai di gin'. L'ho fatto e devo dire che il seguito sta diventando importante. Certi miscugli a volte riescono bene, altri meno bene. Ad ogni esperimento do il nome di un nostro giocatore storico. Il presidente di Trento Luigi Longhi mi ha già detto che appena ci si potrà spostare vuole assaggiarli tutti... Diciamo che come società ci stiamo muovendo in ogni modo per fare compagnia ai tifosi, che come tutti sono colpiti in modo pesante da questo virus. La settimana prossima uscirà il cruciverba della Leonessa, stiamo facendo video interviste con tutti i nostri grandi stranieri di questi ultimi dieci anni. In cantiere c'è anche una sorta di 'Soliti ignoti' con gli atleti protagonlsti. Insomma, non c'è il basket ma cerchiamo di coinvolgere i nostri appassionati. E importante per lo ro, ma anche per noi. Stare in casa tutto il giorno e da così tanti giorni sta iniziaindo a dare alla testa ..». Lei è a Cremona o Brescia in questi giorni?
«Metà e metà. Di base sono a Brescia, ma sono praticamente ogni due giorni a Cremona per seguire mia madre. Ha 85 anni, è in casa da sola e ha bisogno di avere una mano. Tra spesa e il resto sono sempre pronto, poi ho un paio di amici che tre volte al giorno suonano il campanello per sapere se è tutto ok. Lei è una donna iperattiva, ha scritto libri, viaggiato, ora gli anni sono passati e l'età inizia a farsi sentire. Problemi dei nostri giorni attuali...».
La pallacanestro tornerà prima o poi?
«Qua a Brescia ci stiamo organizzando, cercando un nuovo assetto. In questi anni a portare avanti il progetto è stata la mia famiglia e quella Ferrari e credo che sia stato fatto un buon lavoro. La gente quando vede la pallacanestro capisce che è lo sport più bello che ci sia e non ne può più fare a meno. Stiamo lavorando per dare lo stesso spettacolo anche nelle difficoltà che ci sono. Stiamo facendo tanti progetti, ma adesso è ancora presto. Credo che debbano prima ripartire le aziende e poi fare due conti. La cosa più importante è avere la massima sicurezza che non ci siano risciii per nessuno. Adesso pensare a palazzetti pieni mi viene difficile. Il nostro è uno sport di contatto e anche gli atleti devono essere tutelati. Alla fine di maggio credo che avremo le idee più chiare su come sarà la situazione Covid. Capiremo meglio come sarà andata la famosa Fase2. Soprattutto capiremo quanti e quali giocatori vorranno venire in Italia a giocare. Non è una cosa così scontata».
In questo senso come valuta l'idea di Vacirca della Vanoli di un progetto tutto Italia
«É un'idea eccezionale, quasi romantica. Mi riporta indietro nel tempo alla grande Simmenthal Milano, quella dei campioni. In quei momenti c'erano solamente due stranieri per squadra eppure l'Italia dominava anche a livello europeo. Quello di Gianmaria Vacirca è un progetto innovativo, per da re spazio ai nostri italiani, magari a tanti giovani. Pur troppo in questo periodo storico la qualità dei settori giovanili si è abbassata pa recchio. Le foresterie sono sparite, anche in quelle che erano rimaste le ultime roccaforti. In Italia non si producono più talenti e soprattutto non si producono giocatori sopra i due metri. Te li devi andare a cercare in giro per tutto il paese e farli crescere un passo alla volta. Se pensiamo che il pivot della nazionale è Paul Biligha di 198 cm abbiamo un'idea chiara. Contro le altre nazionali che hanno centri di 215, 220 centimetri non c'è partita. Fisicamente non riusciamo ad essere competitivi. La proposta di Vacirca mi piace, ma ha anche un lato oscuro. Puntando su giovani e italiani servirà tempo per costruire qualcosa. In Italia c'e questo tipo di pazienza? L'interesse è alto per la pallacanestro e il livello della serie A dell'ultimo campionato credo si sia alzato parecchio. La gente accetterà di vedere meno qualità, in attesa che il roster possa maturare? Quella della Vanoli può essere una strada innovativa, ma lontanissima da quella di tante altre società. In questi giorni ho sentito anche chi vorrebbe un roster fatto di dieci stranieri... La quarantena sta facendo brutti scherzi a tutti. Però ci sta che qualcuno sparigli le carte».
Cremona in coppa sarebbe una prima volta. Voi a Brescia avete già iniziato. Come valuta l'esperienza?
«C'è un impegno economico leggermente maggiore, ma quello dipende moltissimo dal girone che viene estratto. Le trasferte possono incidere in modo importante. Detto questo, posso dire che è un'esperienza magnifica per tutti, anche per la società. Ti aiuta a crescere in modo esponenziale, vedere le cose sotto un altro aspetto. Noi l'anno prossimo faremo per il terzo anno L'Eurocup e posso assicurarvi che è una competizione bellissima ed emozionante. Certo, giocare ogni tre giorni può essere pesante e il pubblico è magari meno presente al martedi o mercoledì, vista anche la concomitanza con le gare di calcio».
Cosa pensa del calcio che sta ancora provando a ripartire?
«Che è un ambiente a parte, un mondo diverso da tutti gli altri. Mi piace il giusto».
Lei però è un grande appassionato di calcio, anche un collezionista quasi maniacale.
«La mia grande passione sono gli album delle figurine. Una follia che ho tramandato anche ai miei figli. Ho oltre quattrocento album conservati in condizioni perfette ognuno nella sua teca. Sono cose rarissime. Ho tutte le figurine Panini dal 1961 ad oggi. Serie A e non solo, anche le raccolte di Mondiali, Europei ecc. Ho l'album di Messico 70 conservato come se fosse nuovo, una vera rarità. Oggi costa circa Smila curo,,. Ho tutto il materiale della Cre monese e quello di Vialli. Gianluca e una vera passio ne. Ho tutte le sue figurine da quando ha iniziato a giocare a pallone, Nazionale compresa. Mi mancano so lamente gli anni in cui è andato a giocare in Inghilterra al Chelsea. La Panini non ha fatto gli album della Premier, c'è qualcosa della Merlin e mi sto organizzali do per recuperare tutto».
E la sua Juvi?
«Resta un pezzo del mio cuore, come i colori grigiorossi. So che la famìglia Ferraroni si sta impegnando moltissimo e spero che riesca presto a portare la squadra più in alto possibile».
Cremona può permettersi due squadre ad alto livello? «Non è facile, il territorio è spremuto al massimo credo. Ma non voglio mettere il naso in affari che non sono i miei».