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- Grant Basile: il futuro a Tortona, la maglia dell’Italia… e gli spiedini della zia

07.06.2023 15:25 di  Paolo Corio  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA PB - Grant Basile: il futuro a Tortona, la maglia dell’Italia… e gli spiedini della zia

Ci sono i documenti e ci sono i sentimenti: i primi possono anche attestare nel basket come nel resto dello sport professionistico nazionalità collegate soprattutto a mere ragioni di opportunità; i secondi certificano invece un senso di appartenenza (non solo alla maglia, ma alle proprie origini) che va al di là degli aspetti economici.

Nel caso di Grant Basile, nato il 19 aprile 2000 a Pewaukee (Wisconsin, Usa), ci sono un passaporto italiano dal quale arriverà anche una cittadinanza agonistica e… gli “spiedini di carne” (citati correttamente, ma in una lingua per lui ancora da masticare bene) che sua zia prepara per tutti a Natale. “Ci ritroviamo in più di 100 persone: una famiglia estesa che ha il suo capostipite nel mio bisnonno Nicolò, cresciuto a Palermo in una famiglia di pescatori e poi emigrato da ragazzo negli Stati Uniti. I legami con l’Italia sono stati tramandati di generazione in generazione e io li sento a mia volta molto forti”, racconta a PB lo stesso Basile, ala forte di 206 cm per 107 kg con un recente passato da “stellina” della Ncaa con Virginia Tech (16 punti e 5 rimbalzi di media, qui alcuni highlights) e dal futuro tutto da scrivere con Tortona dopo il contratto firmato lo scorso aprile.

Da quanto abbiamo letto, la parte maschile della famiglia ci ha messo lo zampino anche riguardo al basket…

“Sì, in effetti si può dire che il basket scorre nel sangue di famiglia proprio come l’amore per Italia: già mio nonno allenava e mio padre ha sempre fatto il coach a livello di high school e college. Da quando sono nato l’ho visto in panchina e poi, quando ho iniziato a giocare, l’ho sempre visto in tribuna, perché non mancava mai a una mia partita. Finché ci siamo ritrovati insieme sul parquet: è stato infatti il mio allenatore per tutto il liceo ed è stata una bellissima esperienza, che ha contribuito a farmi crescere come giocatore e che ci ha uniti ancora di più”.

Hai rinunciato a un altro anno di college con Virginia Tech per venire a giocare con Tortona in serie A: una decisione presa di getto o cosa?

“Per certi versi può sembrare una scelta presa di getto, dal momento che sono venuto in Italia la stessa settimana in cui ho ricevuto il passaporto italiano. In realtà avevo già deciso di fare così: proprio per i legami della mia famiglia con l’Italia e per i miei sentimenti verso di essa ho ritenuto l’offerta di Tortona una grande opportunità da cogliere subito, senza perdere tempo”.

Eri già stato in Italia in precedenza?

“Nell’estate del 2019 sono venuto a giocarci con la mia squadra di college di allora, i Wright State Raiders: abbiamo disputato tre partite internazionali e abbiamo anche potuto visitare Firenze, Roma, Venezia e il lago di Como. L’impatto è stato ovviamente positivo e il destino ha fortunatamente voluto che fosse l’assaggio di un’esperienza più completa”.

Esperienza che si è purtroppo aperta con un infortunio alla mano che ti ha immediatamente tolto dai giochi. Puoi darci comunque un tuo giudizio sul basket italiano sulla base di quello che hai visto da bordo parquet?

“Le due serie playoff disputate da Tortona contro Trento e Virtus Bologna mi hanno fatto capire che quello italiano è un basket di alto livello, basato su fondamentali ben costruiti e abilità individuali di grandi giocatori. E’ un tipo di gioco che penso si adatti molto bene alle mie caratteristiche e alle mie capacità di occupare gli spazi, muovendomi anche senza pallone”.

Che cosa ti aspetti dalla prossima stagione con Tortona? Quale potrà essere il tuo ruolo in squadra?

“Tortona è senza dubbio un club in continua crescita, come dimostra il fatto che nei due anni di serie A è riuscita a raggiungere per due volte le semifinali playoff, piazzandosi prima al quarto e poi al terzo posto assoluto. Merito di una grande proprietà e di uno staff tecnico di qualità, che sono certo mi aiuterà a migliorare. Mi aspetto di essere utilizzato come quattro e magari anche come cinque e mi ripropongo di aiutare la squadra con il fisico e anche con il tiro dalla lunga. Ho già potuto vedere che coach Ramondino è molto abile nello sfruttare ogni giocatore nella posizione che più ne facilita le doti e credo che saprà aiutare molto anche la mia crescita individuale, non solo come realizzatore”.

La maglia azzurra è un obiettivo che sei già disposto a dichiarare?

“Certamente. Per me sarebbe un onore poter rappresentare l’Italia sul palcoscenico internazionale. Come ho detto prima, la mia famiglia è molto orgogliosa delle sue radici e la maglia azzurra sarebbe un motivo di grande soddisfazione anche per tutti loro”.

Se la canotta della Nazionale è un traguardo da raggiungere, qual è il tuo sogno da giocatore?

“Quello di avere una lunga carriera in Italia e di cogliere qualche importante vittoria non solo con la Nazionale. So che può sembrare una frase fatta, ma avere successo qui è per me molto importante e sarebbe fonte di una gioia extra”.

E magari anche di un pranzo di famiglia extra con quei buonissimi spiedini di carne della zia. (Paolo Corio)