Dall'Australia alla Trapani Shark atto secondo: chi è Matt Hurt, sulle orme di Justin Robinson

(di Davide Colotti). Pesca ancora dall'Australia l'ambiziosa Trapani Shark di Valerio Antonini, e il precedente è stellare: dopo Justin Robinson, sarà Matthew Hurt a vestire granata.
Ala forte di 206 cm, classe 2000, Hurt proviene da un'annata di altissimo profilo in NBL con la canotta dei South East Melbourne Phoenix, che lo ha visto incluso a fine stagione nel miglior quintetto del campionato, stesso onore toccato 12 mesi prima al pari ruolo Anthony Lamb, prima dell'approdo in Italia con Trento. In Australia, si era parlato insistentemente sin da maggio del possibile trasferimento di Hurt ai campioni in carica Illawarra Hawks, proprio la ex squadra di Robinson, e il GM Mat Campbell si era detto fiducioso ancora poche ore fa circa la riuscita della trattativa, ma l'inserimento vincente di Trapani ha complicato i piani estivi degli Hawks.
Prodotto dei celebri Duke Blue Devils, Hurt si è segnalato già a livello high school, venendo selezionato dagli Stati Uniti under 18 vittoriosi nei campionati FIBA Americas 2018 con Coby White, per poi essere eletto nel 2019 Minnesota Mr. Basketball, nonché scelto per il McDonald's All-American Boys Game dello stesso anno, al fianco, tra gli altri, di Nico Mannion.
Come ha giocato Hurt in NBL? E cosa leggiamo dalle sue cifre?
I numeri di Hurt in NBL raccontano di 20,1 punti, 7,4 rimbalzi, 1,3 assist, 0,7 recuperi, 0,9 stoppate, e 1,4 palle perse a partita in 31,3 minuti di impiego medio in 29 presenze in regular season. Il tutto tirando con il 65% da due punti (6,6 conclusioni a segno su 10,1 tentate a gara), con il 31% da tre (1,3 su 4,4) e con il 75% in lunetta (2,9 su 3,9).
Nelle 5 gare di playoff, conclusi con la sconfitta in semifinale per mano dei futuri campioni Illawarra Hawks, le medie di Hurt si sono attestate a 18,6 punti e 3,8 rimbalzi, inclusa una prova da 4 punti e 1 rimbalzo in 25' nella generale débacle dei suoi nella bella, persa 126-96.
Di Hurt possiamo parlare come di un'ala-centro. Molto più ala che centro, ma il neo granata ha avuto minuti in entrambe le posizioni nel piano partita di coach Josh King. Dettaglio da non sottovalutare, l'allenatore americano subentrato in corsa a svoltare la stagione dei SEM Phoenix vanta un quadriennio di esperienza nel vecchio continente (Repubblica Ceca, Germania, Turchia) e ha dato un'impronta più europea a livello di impostazione difensiva ai nero-verdi di Melbourne, che potrà giovare al nuovo "Shark"
Nello starting five di coach King, Hurt partiva stabilmente da ala grande, con il pivot Jordan Hunter a fare il lavoro sporco sotto le plance. All'uscita di Hunter, impiegato per 22,1 minuti a gara, Hurt rimaneva spesso l'unico lungo in campo in un quintetto small.
Il 2024/25 è stata la prima esperienza professionistica di Hurt lontano dagli Stati Uniti, dopo un triennio in G League con i Memphis Hustle e 8 gare NBA con la "casa madre", i Grizzlies. Il 2023/24, quando ha condiviso lo spogliatoio con l'altro neo granata Timmy Allen, è stato l'anno della sua esplosione con gli Hustle a 20 punti e 7 rimbalzi di media, praticamente le stesse cifre della sua stagione australiana. L'adattabilità è stata sinora uno dei punti di forza del prodotto di Duke, che si è presentato alla sua prima partita ufficiale fuori dagli USA con una doppia doppia da 16 punti e 12 rimbalzi contro i Perth Wildcats, la prima di 7 in stagione. Regolarità: ecco un'altra parola chiave. Su 34 partite totali, Hurt è andato in doppia cifra 32 volte, sfondando 4 volte il muro dei 30 punti, con il season high di 33 contro i Cairns Taipans, con un immaginifico 14/17 da due punti. Hurt non tira tutto ciò che gli capita in mano: per i ritmi forsennati della NBL, 14 conclusioni a partita non sono un numero esagerato e, per uno scorer puro e vario come lui, il 65% da due punti è un dato da tenere in gran considerazione. Parlavamo di regolarità, e quel che accomuna le ultime tre stagioni professionistiche del neo trapanese è il fatto di non essere mai sceso sotto il 50% complessivo dal campo, anche in un'annata, quella appena trascorsa, in cui il tiro da tre non è entrato come al solito (35,3%, 37,6% e 39,3% nel triennio con gli Hustle). Scorribande in area, energiche schiacciate, lotta a rimbalzo offensivo, tripla in step back con la caratteristica meccanica che i tifosi trapanesi impareranno ben presto a riconoscere: Hurt può fare male in molti modi diversi ed è pienamente capace di mettersi in proprio, mettere giù la palla e crearsi il tiro dal palleggio.
Se si considera che Justin Robinson, prossimo allo sbarco in Eurolega con il Paris Basketball, in Australia aveva fatto registrare le buone ma non troppo appariscenti medie di 11,8 punti e 4,4 assist, Trapani può sognare ancora. Ma attenzione a contestualizzare il tutto, con il formidabile playmaker che, allora, rientrava da un infortunio pesante. Volendo cercare un forzato metro di paragone per tentare una formula di conversione NBL-LBA, potremmo allora rivolgerci al già citato Anthony Lamb, che in Australia aveva prodotto medie molto simili a quelle del neo trapanese (19,5 punti e 6 rimbalzi in 30'), ma il futuro di Matt Hurt è tutto da scrivere e lo farà con le sue mani, sin qui molto abili nel centrare il canestro.