Vigevano, il Palazzetto dello sport divenuto una cattedrale nel deserto

Doveva essere il tempio della locale squadra di basket proiettata verso la massima serie di pallacanestro. Invece è un’opera incompiuta da 14 milioni di euro
Vigevano, il Palazzetto dello sport divenuto una cattedrale nel deserto

La storia del Palazzetto dello Sport di Vigevano ha sempre attirato l'attenzione non solo della stampa locale, ma della stampa nazionale. Oggi a parlarne è il Corriere della Sera a firma di Luca Rinaldi. Questo lo stralcio dell'articolo.

Doveva essere la casa del Vigevano Basket nel tempio della Serie A dopo gli anni gloriosi del Palabasletta. Oggi è una cattedrale nel deserto. Avrebbe dovuto trasferirsi lì il tifo della «Salonicco d’Italia», invece di punto in bianco la città si è ritrovata senza squadra e a dover giocare nella vecchia struttura di via Carducci vicino al centro città. Perché quello nuovo, semi abbandonato in periferia, ha fatto perfino scappare a gambe levate l’ultimo architetto ingaggiato dal comune per verificare l’agibilità della struttura.

Troppe «le criticità riscontrate nel corso dei sopralluoghi», si legge nella determina del Comune. Il professionista, l’architetto Umberto Villani di Seregno, dopo un mese di lavoro ha gettato la spugna, ha incassato 900 degli oltre 4 mila euro pattuiti in precedenza e ha salutato tutti. Impossibile proseguire: insufficiente è la documentazione per la segnalazione di inizio attività, ci sono «difformità e difetti riscontrati negli elementi e nelle strutture di separazione tra i compartimenti della struttura», «difformità relative all’organizzazione dei percorsi d’esodo e delle uscite di sicurezza, rispetto a quanto previsto nella pratica di prevenzione incendi autorizzata dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco». E ancora: i cosiddetti «spazi sicuri non sono aerati a dovere», così come i locali adibiti al deposito, e pure la vasca di riserva idrica è difforme rispetto al progetto di prevenzione degli incendi autorizzato.
Una vicenda che si trascina da anni. Nel 2003 l’annuncio del progetto che sulla carta sarebbe dovuto costare otto milioni di euro. Posata la prima pietra nel 2005 alla presenza delle autorità cittadine e con la benedizione di quelle religiose partono i lavori. L’appalto se lo sono aggiudicato le ditte Cer e Imet di Tortona. «Aspettavamo quel momento da tempo — racconta un tifoso — ma non potevamo immaginare che sarebbe andata così». Anche perché sul «palabidet», come viene ironicamente definito in città, sono state fatte intere campagne elettorali. Celebre lo slogan dell’ex presidente della provincia, in quota Forza Italia, Silvio Beretta nel 1997: «Se vuoi il Palabasletta vota Beretta».
E pure la competizione elettorale per eleggere il primo cittadino, poi andata al candidato del centrodestra Ambrogio Cotta Ramusino, scese più volte sul terreno del palazzetto. Alla fine i milioni da otto diventeranno quattordici causa adeguamenti stradali e parcheggi, e quando arriva il tabellone si scopre che il tetto è troppo sensibile per sorreggerlo. Inaugurato nel 2010 è presto diventato un monumento allo spreco che, denuncia il capogruppo del Pd in consiglio comunale Emanuele Corsico Piccolini, «finirà per ammalorarsi del tutto e diventerà un rudere a carico della collettività».
Lo spazio di due partite dei play-off della A2 per salire nella massima serie, e subito dopo la struttura che si mostra in tutti i suoi limiti fra tribune fuori norma e impianti in malora. Nella stessa estate 2010 la società fallisce e la struttura diventa una zavorra sui bilanci dell’amministrazione che nel frattempo ha cambiato pelle in favore di un monocolore leghista. Recentemente sono stati messi sul tavolo altri 37 mila euro per adeguare l’impianto di sicurezza elettrico, per permettere ad alcune società sportive che tengono in vita la struttura di continuare ad allenarsi pagando una quota alla società che ha in gestione il palazzetto.
Intanto la pallacanestro cittadina ripartita grazie anche alla buona volontà dei tifosi, che hanno contribuito a rifondare la società, è tornata al vecchio Palabasletta: una media di 900 spettatori con punte di 1.400.«Lì si vedeva l’approdo per abbandonare la Serie B — racconta Alessandro Casalino tra i fondatori della Nuova Pallacanestro Vigevano e storico tifoso del club —, invece ci è rimasto questo monumento alla vanità della politica locale».