Valtur Brindisi: il pagellone di fine anno

A una settimana di distanza dalla fine della stagione della Valtur Brindisi e, a bocce ferme, è il momento del bilancio finale e di valutare la stagione. Ecco quindi il pagellone di fine anno:
ANDREA CALZAVARA 8: La nota più lieta dei quest’anno. Arrivato come un giovane di belle speranze, ma che faticava a sprigionare tutto il suo talento, ha conquistato da subito i galloni da titolare ed è stato il migliore della squadra nel girone di ritorno. Con ogni probabilità tenterà il salto in A, con Udine pronta a garantirgli un 2+1 e un buon minutaggio. Per Brindisi resta il rammarico di aver scoperto e allevato l’ennesimo talento per poi vederlo andar via dopo solo una stagione
TOMMASO LAQUINTANA 4,5: Spiace perché le qualità umane del ragazzo non si discutono, ma da lui, unico giocatore del roster con tanta esperienza in A, ci si aspettava molto di più. Passato da titolare a sesto uomo, non è mai riuscito a trovare le misure della squadra e della categoria. Troppo discontinuo e troppo confusionario in campo, per lui è stata una stagione troppo negativa per pensare di continuare il rapporto. Infatti saluterà la squadra.
ISIAH BROWN 5,5: Partito molto bene, facendo poche cose, ma giuste, e entrando subito in sintonia con l’ambiente a differenza del suo predecessore Allen. L’infortunio di Vildera lo ha fatto entrare in crisi, privo com’era di quel bloccante con cui dialogare e da sfruttare per crearsi il tiro. Deve ancora crescere, soprattutto in continuità di rendimento, per potersi affermare al livello di una squadra di A2 che punta alla promozione.
GIANMARCO ARLETTI 5: C’è da dire che è arrivato a fine mercato, come decimo, e destinato a giocare pochi minuti. Gli infortuni lo hanno caricato di un minutaggio che ha messo a nudo tutti i suoi punti deboli. La volontà l’ha sempre messa, il sacrificio anche, ma purtroppo sono cose che non possono bastare. È una guardia a cui manca il tiro, fatica ai liberi e che ha evidenti lacune dal punto di vista della comprensione del gioco. Quando è stato usato in marcatura sugli esterni stranieri ha sempre dato il massimo grazie anche al suo atletismo, ma arrivati ai playoff si è visto chiaramente che deve ancora lavorare tanto per completare la sua crescita. Dei giovani che hanno lavorato quest’anno con Piero Bucchi è l’unico che non è minimamente migliorato e questo è un particolare che rende la sua stagione insufficiente.
NICCOLÒ DE VICO SV: Impossibile giudicarlo, ha giocato solo poche partire e mai al 100% della forma. Praticamente Brindisi non l’ha mai avuto
TOMMASO FANTOMA 6: Se si togliesse un po’ di timidezza di dosso sarebbe un giocatore che potrebbe avere un minutaggio anche maggiore, ma a certi livelli la sfrontatezza deve esistere. Ha un gran fisico e un buon tiro dalla media, in difesa si applica sempre con buoni risultati, ma deve osare di più. Raggiunge la sufficienza per due motivi: in primo luogo perché è migliorato nel corso della stagione e in secondo perché si è sempre fatto trovare pronto e, quando si entra ed esce continuamente dalle rotazioni, a livello mentale non è mai facile
MARK OGDEN 6,5: Vittima di un infortunio molto fastidioso a inizio stagione ha dovuto a lungo portare avanti la baracca. Ha giocato spesso anche da centro e in tante partite è stato decisivo sia difensivamente che offensivamente, ma in modo troppo discontinuo per essere considerato il maggiore terminale offensivo della squadra. A sua discolpa c’è da dire che ha giocato troppe volte senza De Vico o Vildera accanto e questo ha fatto si che le difese si concentrassero soprattutto su di lui. Con la squadra al completo avrebbe sicuramente avuto un rendimento pari o superiore a quello avuto con la Fortitudo lo scorso anno.
TODOR RADONJIC 7,5: Il fatto che Brindisi lo abbia rinnovato già da due mesi la dice tutta su quanto questo ragazzo sia importante per coach Bucchi. Un uomo vero prima che un giocatore, compagno di squadra perfetto, pronto in qualsiasi occasione. Ha giocato da quattro e lo ha fatto magnificamente da tre nel corso dei playoff. Giocatore che tutte le squadre che puntano alla promozione dovrebbero avere in squadra
GIOVANNI VILDERA 6,5: A volte criticato, anche a sproposito, la sua importanza si è capita quelle poche volte in cui è stato in campo. Giovanni fa quelle cose che non vanno nelle statistiche, ma che permettono ad altri di segnare e agli avversari di non trovare le giuste soluzioni in attacco. Ha avuto una stagione troppo travagliata per poterlo realmente giudicare. Prima un infortunio, poi la morte del padre, poi ancora un infortunio, decisamente troppo per vivere la sua esperienza brindisina con serenità. C’è però da dire che se Brindisi è arrivata ai playoff il merito è in gran parte suo. Ha contratto anche per il prossimo anno, ma con ogni probabilità lascerà la squadra in quanto ha espresso il desiderio di avvicinarsi a casa, anche se la società sta facendo di tutto per convincerlo a restare.
EDOARDO DEL CADIA 6,5: Arrivato a Brindisi con zero concezione del gioco e con serie difficoltà anche a palleggiare, Bucchi lo ha trasformato in un giocatore solido. Gran merito di questo va anche a lui, perché vuol dire che si è applicato e soprattutto ha lavorato tantissimo in palestra. Ai playoff, quando il livello si è alzato, si sono viste le sue difficoltà, ma già essere arrivato a un tale livello può essere considerato un successo. Adesso è un giocatore che può avere un minutaggio importante in una squadra di media A2
DAVIDE BUTTIGLIONE 6: L’under della squadra che ha collezionato pochi minuti in campionato, ma anche lui, come altri, ha fatto vedere notevoli segni di miglioramento. I minuti in campo contro Cantù, in difesa su Riismaa, hanno dimostrato che il lavoro in palestra paga e in futuro potrà dare soddisfazioni.
PIERO BUCCHI 8,5: Parliamoci chiaro. Quando una neoretrocessa inizia 1/7, è ultima in classifica, sulla’orlo di una crisi di nervi a causa dei tanti infortuni e un roster con tante scommesse, con il pubblico triste e avvilito, è più probabile che si vada incontro a un campionato nei pericolosi bassifondi della classifica. Bucchi ha saputo risollevare l’ambiente e costruire un’identità di squadra fino a portarla ai playoff. Il lavoro del coach bolognese è stato incredibile, non si contano le partite vinte grazie alle sue intuizioni difensive e al suo corretto uso delle rotazioni. Ha giocato solo 7 partite con il roster al completo e ne ha vinte 6, due delle quali contro Udine. Anche nei playoff ha tatticamente dominato la sfida contro coach Dell’Agnello, ma i limiti della squadra si sono rivelati troppo grandi per poter compiere l’ennesimo miracolo. Ha saputo dare grinta, dignità e soprattutto ha saputo riconquistare il pubblico brindisino. Mezzo voto in meno per la scelta sbagliata su Allen, che ha pesato molto sul girone di andata. Brindisi ripartirà da lui…e ci mancherebbe altro.