La fragilità dei Cavaliers, compatti solo nell'offendere David Blatt

Uscire tra i fischi della Quicken Loans Arena dopo la disfatta contro i Chicago Bulls guidando una squadra capace di un misero 9 su 22 ai liberi non è stato certo il debutto come head coach sognato da Tyronn Lue. I Cavaliers hanno messo in mostra una fragilità inaspettata, specialmente vista la compattezza con cui tutto l'ambiente si è scagliato contro l'allenatore appena licenziato David Blatt.
Arroganza. Aveva cominciato proprio Lue, affermando in conferenza stampa pre-gara la certezza che avrebbe fatto meglio del suo predecessore, che da debuttante ha raggiunto un titolo di Conference e una Finals NBA e che in questa stagione era soltanto indiscusso numero 1 a Est.
Fragilità. James, dopopartita: "Siamo una squadra a volte un pò fragile, stiamo ancora imparando a conoscerci a vicenda. C'è disagio, non sappiamo come capirlo, abbiamo bisogno di una correzione di rotta prima di parlare del gioco".
Comunella. Dove una squadra che tira con 4 su 24 da tre (16,7%) fa comunella - compreso il direttore generale David Griffin - sta nel ritenere "che la vita di questa squadra è stato risucchiata dall'allenatore licenziato venerdì" come scrive su cleveland.com Joe Vardon, giornalista presente alla conferenza stampa.
Griffin dixit. Nell'annuncio della cacciata di Blatt e della promozione di Lue così si era giustificato Griffin: "C’è qualcosa che non va in questa squadra, ci manca qualcosa. Siamo 30-11, vero, ma abbiamo avuto un calendario relativamente facile. La sconfitta con Golden State non c’entra. Stavamo facendo passi indietro anziché avanti. La vera domanda è: stiamo costruendo una cultura vincente?"
Broken spirits? I Cavaliers hanno un sontuoso libro-paga, hanno LeBron James, Kyrie Irving, Kevin Love. Cosa vuol dire fragilità? Lo 0-5 accumulato contro le tre avversarie di riferimento, Golden State, San Antonio e Chicago, davvero sono sintomi di fragilità, di spiriti spezzati? I Cavs hanno perso sabato contro i Bulls perché non la mettevano dentro. Questo non ha niente a che vedere con Blatt o con l'identità collettiva o con la fiducia dei giocatori.