Olimpia Milano: se il Cska è l'asticella, l'Armani può puntare in alto

Si riaccende la brillante pedana dell’Euroleague e l’Olimpia Milano fa subito registrare un salto importante con un perentorio +10 (84-74) sul Cska Mosca. Come tutte le altre, la squadra di Itoudis ha ancora tante cose da sistemare, a partire dall’inserimento di Shved per farlo diventare un vero valore aggiunto a referto e non un catalizzatore offensivo, ma per roster e ambizioni dichiarate è sicuramente l’asticella più alta con cui chiunque deve misurare le proprie forze e ambizioni nell’edizione 2021-2022 del massimo torneo al di qua dell’Oceano. Quest’Armani c’è riuscita al meglio e così, al netto del fatto che una partita non fa una stagione e dell’infortunio che ha tolto Milutinov dal parquet dopo nemmeno 3’ di gioco, ha dimostrato soprattutto a se stessa di poter puntare in alto anche in questa nuova avventura europea. Tra tante luci e qualche piccola ombra, ecco le prime, positive impressioni dal Forum.
300 di questi Rodriguez (con Hines incorporato). A fine match sono di rigore gli auguri in casa Olimpia: cento di questi giorni a coach Ettore Messina, che festeggia con una vittoria di prestigio il suo 62° compleanno, e altre cento di queste serate a Sergio Rodriguez, che firma con un tabellino sfolgorante (17 punti, inclusa la 500ma tripla della carriera, 4 rimbalzi e 2 assist) la sua 300ma partita in Euroleague. Il Chacho guida il gruppo all’ingresso ufficiale sul parquet, esibendosi in un prodigioso salto per atterrare nel cerchio di centrocampo, dopo di che scompare per tutto il riscaldamento facendoci pure ironizzare sull’opportunità di quel gesto da funambolo… In realtà è tutta pretattica: ricompare in piena forma a metà del primo quarto, mentre l’Olimpia sta rincorrendo il Cska, e da quel momento guida la risalita con giocate che hanno ormai sempre più spesso un Kyle Hines incorporato, come certifica anche la foto di questo post. L’intesa tra i due 35enni dell’Olimpia, che coach Messina ha già ben presente di dover centellinare come le migliori bottiglie, è sublimata nell’ultimo e decisivo quarto dal canestro del 66-59, quando giocano a invertirsi i ruoli con Hines (13 punti, 3 assist, 2 recuperi) a servire Rodriguez per l’affondo da sotto. Poi, nel finale, è il Chacho a mettere la ciliegina sulla sua personalissima torta (mentre Messina ne ha ricevuta una dalla squadra prima del match): dopo un fallito passaggio dietro la schiena e un ancora più improbabile airball da oltre l’arco, ecco la tripla dell’84-74 che regala anche un vantaggio in doppia cifra nello scontro diretto.
Nicolò Melli, ovvero il centro di gravità difensiva. Nessun dubbio sul fatto che sia il secondo lungo, ma Melli è già il centro di gravità difensiva di quest’Olimpia. Quando Nik è sul parquet, l’occupazione degli spazi sotto il canestro biancorosso lievita di volume e crea un muro sul quale ha sbattuto ripetutamente anche quel fuoriclasse assoluto di Shengelia (solo 7 punti in 23’). Mentre in attacco il valore di Melli sta in tutto quello che all’Nba meno interessa, ma in Euroleague fa la differenza: ripetuti blocchi per i compagni, passaggi da play aggiunto, convinzione (trasmessa con l’esempio) che il primo passo per vincere stia nell’aiutarsi l’uno con l’altro.
Pippo è già in città. Non sempre citato a proposito, lo “spirito Olimpia” ha di sicuro una sua verità: quando da Milano passa un giocatore che ce l’ha innato, il pubblico lo riconosce al volo. Non che ce ne fosse bisogno nel caso di Giampaolo Ricci, le cui qualità di combattente l’hanno portato prima alla Nazionale e poi allo scudetto da capitano con la Virtus Bologna, ma il Forum ha voluto comunque dare il suo “imprimatur”: alla seconda vincente giocata difensiva, ecco allora partire il grido “Pippo, Pippo!” che sicuramente accompagnerà tante altre uscite interne dell’Olimpia. L’inserimento di Ricci non solo nelle rotazioni di Messina è insomma già a ottimo punto e la città, al contrario di quanto recita la famosa canzonetta, non ride ma applaude convinta. Quando poi l’emozione non gli farà più tremare la mano per quel gioco già messo a punto per liberarlo da oltre l’arco (0/2 nelle triple contro il Cska), il rumore dei decibel si farà davvero interessante.
Le due partite di Shields (con un pizzico di Poz). 4 punti a fine quarto e la sensazione che Shields fosse con Malcom Delaney un granello a incastrare i meccanismi offensivi dell’Armani. Poi per l'americano di passaporto danese tutta un’altra partita dopo l’intervallo per un tabellino da 17 punti (6/7, 1/4 da oltre l’arco), 7 rimbalzi e 5 assist in 28’: merito di coach Messina, che gli dà comunque fiducia dopo il pessimo inizio, e anche del vice Pozzecco, che (lasciato giustamente libero di interagire con i giocatori dagli arbitri di Eurolega, al contrario di quanto avvenuto in passato nel nostro Campionato) carica il ritrovato Shavon - e non solo lui - tra pacche, ammiccamenti e anche qualche utile consiglio velocemente sussurrato tra un’interruzione di gioco e l’altra.
Hall c’è, Grant ci sarà… All’esordio in Euroleague, Devon Hall certifica che può starci senza problemi con 11 punti (4/7, 1/2) in 25’ e una buona difesa sulle guardie del Cska. Ben lontano dalla doppia cifra (una sola tripla) è invece Jerian Grant, che però - oltre a rallegrare il suo coach per un tuffo a recuperare un pallone vagante – mostra atletismo e velocità d’esecuzione da pianeta Nba. Il talento insomma non manca e di tempo per crescere ce n’è in abbondanza.
Le note falsate. Una virgola in 28’ sul parquet non è certo un tabellino da Malcolm Delaney, parso fuori ritmo e quindi dai giochi come nella finale scudetto contro la Virtus. Su di lui bisognerà lavorare anche psicologicamente, mentre per Mitoglou (2 punti e altrettanti rimbalzi in 13’) bisognerà trovare nuovi equilibri sotto canestro, così come per Tarczewski, tenuto sul parquet da Messina per i primi 5’ (1 rimbalzo, 1 stoppata e… i soliti 2 falli) e reso poi tatticamente inutile dalla repentina uscita per infortunio di Milutinov. (Paolo Corio)