Lutto all'Assigeco per la scomparsa del figlio di GianMarco Bianchi

Lodi - La tragica scomparsa di Edoardo, il 18enne figlio di Gian Marco Bianchi (nella foto), stende un gigantesco velo di tristezza sull'Assigeco Bpl. È un colpo durissimo da incassare la tragedia familiare che sabato ha colpito il nuovo general manager del club rossoblu, ex patron di Pavia. Mercoledì scorso al raduno Assigeco, primo giorno della stagione, Gian Marco Bianchi sorrideva soddisfatto del lavoro svolto dialogando con giocatori e staff tecnico sugli impegni dell'anno. La palla a spicchi, gli schemi e i canestri inevitabilmente sfumano in secondo piano lasciando spazio alle lacrime, unico rifugio dell'animo in un dramma del genere. «Gian Marco è con noi da poco ma è un amico personale da tanto: non ci sono parole per comprendere l'immensa tragedia che ha colpito lui e la moglie Piera - Franco Curioni, in vacanza a Cap Ferrat, vicino a Montecarlo, sabato è piombato in un attimo ad Arma di Taggia -. È una situazione devastante, io e mia moglie Ombretta siamo distrutti. L'intero ambiente Assigeco è colpito. C'era grande entusiasmo generato dal lavoro che Gian Marco stava facendo con professionalità e capacità nel ristruttura squadra e società: un lutto del genere annulla tutto. Ci hanno avvisato, ci siamo precipitati immediatamente arrivando quando c'era il magistrato. Che dolore! Lasciamo perdere il lavoro e il basket, non ci sono parole, dobbiamo solo stare vicini a Gian Marco e a sua moglie».La notizia della scomparsa di Edoardo è rapidamente arrivata anche a Bormio dove l'Assigeco è in ritiro. Cesare Riva, vice del coach Marco Calvani, Stefano Tomarchio, il preparatore atletico, e Peter Merucci, il ds , sono legati a Bianchi dalla lunga militanza cestistica a Pavia, dove hanno giocato anche tre giocatori rossoblu: Marigney due stagioni fa, Boykin e Chiumenti l'anno scorso. «Non è morto il figlio del mio presidente, ma di un amico al quale voglio bene - cresciuto come tecnico nella Pallacanestro Pavia partendo dal minibasket per arrivare al ruolo di assistente in LegaDue il 36enne Riva non riesce a nascondere la commozione -. La triste notizia è arrivata dopo l'allenamento di sabato pomeriggio, è stato terribile, non smettevo di piangere. Frequento Gian Marco da una vita, conoscevo da tanto anche Edoardo che ricordo felice per la festa del 18° compleanno lo scorso febbraio: la morte è già brutta di per sé, così fa ancora più male. Gian Marco e Piera vivevano per il figlio, non ho parole davvero. Edoardo era un tipo solare, tutti gli volevano bene, non di tante parole ma con la battuta sempre pronta. Lui milanista, io romanista. Aveva la vita davanti, tanti progetti. Amava la politica; gli dicevo che un giorno sarebbe diventato sindaco di Pavia. Il mio voto era sicuro». Invece in un caldo pomeriggio di agosto è tragicamente finito tutto. «Il primo istinto è stato di mollare tutto, il coach è stato comprensivo e mi ha lasciato libero di decidere - confessa il viceallenatore dell'Assigeco -. Bianchi e Curioni ci hanno dato la possibilità di svolgere il ritiro qui a Bormio: seppur con la morte nel cuore, riteniamo giusto continuare il nostro lavoro. Anche Gian Marco avrebbe deciso così. Avremo modo di scendere nei prossimi giorni per abbracciare i nostri amici e piangere con loro. Da credente rivolgo una preghiera al Signore chiedendogli di dare alla famiglia di Gian Marco la forza per superare questi momenti e a noi la capacità di stargli vicino nel modo giusto». Il rapporto di Cece Riva e dei componenti “pavesi” dello staff tecnico rossoblu con Bianchi è molto forte. «Gian Marco ci ha sempre trattato come gente di famiglia aprendoci la porta di casa sua - ricorda Riva -. Quante cene, a casa mia o a casa sua, con sua moglie e suo figlio: tanto tempo trascorso insieme. Un rapporto profondo, di stima reciproca: mi ha sempre aiutato con i consigli giusti. E ora questa tragedia. Sono sconvolto. Mi butto sul basket, sul lavoro, per tenere occupata la mente».