Mondiale U19 Femminile: pessima Italia davanti ad un buon Giappone

Tutto brutto per l'Italia con le nipponiche: atteggiamento, faccia, linguaggio del corpo, gioco, testa, mani e chi più ne ha...
14.08.2021 19:43 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Mondiale U19 Femminile: pessima Italia davanti ad un buon Giappone

Un grande Giappone ha travolto l’Italia nella penultima partita dei Mondiali U19 di Debrecen in Ungheria: 88 a 51 il punteggio finale per Miyu Ogita e compagne che solo nei primi due minuti e trenta della gara si sono lasciate sorprendere dalle italiane che sono partite con un 6 a 0 che sembrava presagire una partita di pallacanestro.

Ma il parziale nipponico di 20 a 0 nei 5 minuti successivi ha messo tutto a posto, la gara non poteva esserci e si è giocato fino al 40’ per stabilire il punteggio ed il divario tra le due squadre. Insomma per una questione di forma. Il clamoroso passo indietro delle Azzurre rispetto ai giorni scorsi è difficile da spiegare se non si analizza a fondo la questione basket femminile giovanile. Che fino al 2019 ha vinto 13 medaglie in 12 anni (le ultime appunto 2 anni fa con gli ori europei dell’Under 20 e 18) ma che per esempio ai Mondiali Under 19 non è mai andato oltre il nono posto. E poco conta oggi leggere che tra le quattro finaliste ci siano due squadre del nostro girone (Usa ed Australia) e che la sola Ungheria (che ci ha battuto negli ottavi) sia l’unica europea perché la quarta semifinalista è il Mali (fortissima tra l’altro).

Qui bisogna dire certe cose che sicuramente non faranno piacere a molti. Alle ragazze in primis, ai loro allenatori di club. Ai loro procuratori che invece di pensare alla crescita vera delle loro assistite guardano solo la questione economica. Perché lo staff di una Nazionale non può e non deve occuparsi di allenare una giocatrice di 18 o 19 anni a cercare il centro del quadrato bianco sul tabellone per fare canestro in certe occasioni. Non tocca a Roberto Riccardi, nello specifico, insegnare alle giocatrici che non si difende girando subito le spalle al primo palleggio dell’avversaria perché dieci su dieci anche con questi arbitri imbarazzanti che la Fiba manda in campo, è fallo. Non si può pensare che le giocatrici in un mese e mezzo di bolla – però anche di questo bisognerebbe parlare – imparino a tirare con una velocità e col ritmo che la pallacanestro di oggi impone anche a livello giovanile. Cosa imparano durante l’anno queste ragazze? Come vengono allenate?

Nei club non giocano o giocano poco perché non sono capaci o non sono capaci perché giocano poco? Finchè non si trova una risposta seria e concreta a questa domanda alla Gigi Marzullo, vivremo ancora pomeriggi tristi e impietosi come questo col Giappone.

Non è soprattutto compito degli allenatori delle Nazionali giovanili far divampare quello che una volta si chiamava “il sacro fuoco”. Quella voglia di mangiarti gli avversari a qualunque costo a maggior ragione con la maglia dell’Italia addosso. Se ce l’hai bene. Se non c’è, amen, ci si fa una ragione e si mette via il pensiero. E non si guardano i tabellini personali di nessuna, primo perché quando si vince si vince tutte insieme ma anche quando si perde si perde tutte insieme. E poi perché poi i tabellini vanno scomposti e letti con attenzione per capire come e quando una giocatrice o un giocatore ha segnato. C’era quando la squadra avversaria scappava nel punteggio? Ha guidato un tentativo di rimonta? O ha segnato quando ormai non c’era più nulla da fare?

A proposito di tabellini, ecco quello della disfatta di oggi.

Ed infine, per chiudere, c’è l’atteggiamento. Che alla soglia della fine del settore giovanile non può essere quello visto col Giappone ed in altre partite. Cioè da piccole star. Che non sono e non è detto che lo diventino. Mani in testa alla ricerca dei ferma capelli misteriosamente mal sistemati, braccia bassa in difesa o dopo un errore, faccia verso gli arbitri alla continua ricerca di un fallo, mai una faccia incazzata per una palla persa o per un errore incredibile. Questa fascia di età è delicatissima per questo bisognerebbe lavorarci in maniera particolare, tanto sulle questioni tecnico-tattiche quanto su quelle emotive.

Facciamo così: diciamo che i Mondiali storicamente non sono cosa per noi italiani della pallacanestro, senior e giovanili. E chiudiamola qui. Per adesso. Oggi non c’è il commento di coach Riccardi perché lo rimandiamo a Ferragosto cioè a torneo concluso, dopo che ci saremo giocati l’11°posto.