La WNBA offre il "milione", per il sindacato è ancora troppo poco
La stabilità interna nella WNBA appare ancora lontana. Secondo quanto riportato da ESPN, l’associazione giocatrici (WNBPA) giudica l’ultima proposta della lega sul nuovo contratto collettivo insufficiente, a pochi giorni dalla scadenza dell’attuale accordo, prorogato fino al 30 novembre. L’offerta, diffusa inizialmente dall’Associated Press e poi confermata da ESPN, mette in evidenza incrementi salariali di grande impatto: grazie a un nuovo sistema di condivisione dei ricavi abbinato agli stipendi base, una giocatrice potrebbe arrivare a superare 1,1 milioni di dollari a stagione, con soglie medie fissate a 460.000 e 220.000 dollari. Un salto notevole rispetto al 2025, quando il minimo era di 66.079 dollari e il “supermax” non oltrepassava i 249.244 dollari.
Dietro queste cifre, però, il sindacato intravede un impianto che non rispecchia davvero la crescita della lega. Le atlete chiedono un modello più vicino a quello della NBA, dove il salary cap è direttamente legato ai ricavi complessivi. Per questo motivo rifiutano un sistema percepito come troppo rigido. La WNBA, dal canto suo, sostiene di aver garantito aumenti certi e una quota di ricavi “senza tetto massimo”, così da permettere agli stipendi di crescere parallelamente ai profitti. Una posizione che non convince la WNBPA, la quale accusa la lega di “truccare la realtà” e riproporre un meccanismo ormai superato. Il confronto tra le parti prosegue: l’ultimo incontro è fissato per mercoledì, ma entrambe hanno ora la possibilità di chiudere l’accordo con un preavviso di 48 ore. Il tempo stringe e il conto alla rovescia è già iniziato.