LBA - Sandro Gamba, certezze e dubbi di questi playoff "rallentati"

LBA - Sandro Gamba, certezze e dubbi di questi playoff "rallentati"
© foto di SAVINO PAOLELLA

L'intervento di Sandro Gamba per commentare il primo turno dei playoff arriva puntuale di martedì sulle colonne de La Repubblica edizione milano, si cui riportiamo il testo integralmente.

Da vecchio allenatore e addetto ai lavori di lungo corso devo esprimere il mio disappunto ­ ed è una critica generale, rivolta a tutti ­ per la qualità della pallacanestro vista in questi playoff. Almeno finora. Livello bassino, partite che non dicono nulla se non per le alternanze e le incertezze di punteggio. Divertimento davvero poco. E fino a qualche stagione fa non era così.

Si vedevano novità, idee, gioco frizzante: non roba da Harlem Globetrotters ma velocità, pressione, difese tattiche, ritmo più da galoppo. Adesso vedo quasi tutti andare al passo e rimango perplesso (scusate la rima). È vero, il basket da playoff è più ruvido, ci sono più contatti, le difese mettono le mani addosso, la tensione e la posta in palio sono più alte.

Io aggiungo però un'altra causa: giocatori con fondamentali carenti, che significa un più alto rischio di palle perse che alimentano il contropiede altrui, l'arma che spezza le gambe. E allora, pur di evitarlo, ecco un basket più pensato e meno di corsa, una pallacanestro più conservativa e allenatori più conservatori... del loro posto. Spero almeno in una finale ad alto livello, per rifarci.

Chiusa la parentesi estetica, eccoci all'Olimpia e al suo passaggio del primo turno con quell'inciampo che ha fatto storcere la bocca un po' a tutti, da Ettore Messina all'ultimo dei tifosi. Qui mi sembra abbastanza evidente una cosa: a livello di efficienza e di produzione offensiva il primo quintetto ormai individuato dal coach è una garanzia di qualità e versatilità; certo, Shields non è ancora al massimo, lo vediamo tutti, ma i segnali incoraggianti ci sono e la condizione non può che migliorare, insieme alla convinzione.

E anche a livello di sesto e settimo uomo (diciamo Hines e Datome) abbiamo avuto buone risposte. Perfino i presunti undicesimo e dodicesimo, Baldasso e Biligha, stanno dando il loro e di Ricci non si può che parlar bene sempre, almeno per impegno. Il buco sta nel cambio dei piccoli, da Hall al suo sostituto Pangos passando per Tonut.

Su Stefano voglio spendere una parola: buoni fondamentali, ottimo atleta, ragazzo educatissimo, qualche bel canestro, rimbalzi con la testa all'altezza del ferro, e il gioco lo capisce. Ma non ha, e non ha mai avuto finora, quello scatto di furore che il basket al massimo livello richiede. Perché le partite dei playoff sono guerre, ogni possesso è una battaglia, e vanno giocate con questo spirito. Quello di Melli, sempre positivo su tutti i 40 minuti.