«Siamo nella storia»: Cividale, il presidente Davide Micalich dopo la vittoria della Supercoppa

«Siamo nella storia»: Cividale, il presidente Davide Micalich dopo la vittoria della Supercoppa
© foto di Ladaga/Ciamillo

"Per fortuna è passato qualche minuto, altrimenti avrei fatto la solita brutta figura, perché trattenere oggi l'emozione è dura. Immaginate un ragazzo normale, che dedica la sua vita al basket, tutta la sua vita, cinque anni fa impazzisce e decide di creare il suo progetto, la sua isola che non c'è. Poi promossi in A2, palazzo pieno, tanti sponsor. Tutti fighissimo, però giochi tre finali e le perdi. Però mi rimaneva il desiderio folle di regalare qualcosa alla nostra gente, da mettere in cima al PalaGesteco", esordisce così Davide Micalich, presidente della UEB Gesteco Cividale, dopo la vittoria della Supercoppa. "Oggi Cividale del Friuli è al centro del mondo. Abbiamo vinto. Negli annali c'è scritto "UEB Gesteco Cividale". Questo rimarrà nella storia. Poi non so se sarò ancora così bravo nei prossimi anni, con il mio eroe Pilla e con questi ragazzi, a dare continuità. Però siamo nella storia. Ma abbiamo portato questo piccolo paese, questa piccola comunità che vibra con noi al centro del mondo. Sono un friulano orgogliosissimo. Dedico solo e solamente alla nsotra gente questa vittoria".

E prosegue: "Questa squadra ha un DNA clamoroso. Fatto dall'amicizia tra me e Pillastrini. E tutti intorno a noi ci vogliamo bene. Nessuno rema contro. C'è una voglia di lottare, anche da chi arriva. Freeman, che è un giocatore clamoroso, te lo ricordavi così forte? Ieri ha fatto la stoppata decisiva con Forlì, oggi il rimbalzo offensivo e il canestro per il supplementare. E Lucio [Redivo], un eroe arrivato da Casale Monferrato che ha reso questa squadra vincente. Questo rimarrà per sempre. Oggi ci ha messo un grande cuore. Ma non voglio dimenticare nessuno. Qui c'è qualcosa che va oltre, non è il denaro. Qui non si compra la pallacanestro, noi la facciamo, non la compriamo".

Le emozioni e le dediche finali. "Ora è difficile. Eugenio [Rota] mi chiama, mi passa la Coppa in mano, cominciano a inneggiare a me "presidente, presidente". Mi passa la vita davanti. Penso a mio papà, alla mia mamma che fanno festa con me. Mio fratello, figli e moglie a casa. Penso che la pallacanestro sia una roba meravigliosa. Voglio bene ai ragazzi. Domani si fa festa, poi andremo a Torino e sarà durissima".