A2 - Valtur Brindisi, esordio amaro tra infortuni e assenza di killer instinct

30.09.2024 19:44 di  Michele Longo  Twitter:    vedi letture
A2 - Valtur Brindisi, esordio amaro tra infortuni e assenza di killer instinct
© foto di New Basket Brindisi

Quattro minuti alla sirena, tripla di Arletti con metri di spazio, tripla di Allen, tripla di Ogden. Era questo il momento in cui la Valtur aveva la possibilità di attaccare alla giugulare la partita, portarsi quasi in doppia cifra di vantaggio e mettere in cantiere la prima vittoria in campionato.Quei tiri però, pur essendo ben costruiti, sono finiti sul ferro e sono stati solo il preludio di quanto poi si è visto da li alla fine del match. Da una parte un’Avellino lucida, più fresca grazie a una rotazione completa, in grado di piazzare un 13-0 finale, dall’altra una Brindisi sulle gambe, in confusione, che si è affidata alle soluzioni individuali sbagliando ogni tiro a canestro. Del resto, con 35 minuti nelle gambe e una rotazione ridotta praticamente a 6 giocatori, era difficile restare lucidi e affrontare la difesa aggressiva degli irpini. Impossibile biasimare i giocatori in campo. Laquintana 35 minuti non li giocava forse da 10 anni, Arletti ne ha giocati 32, dopo averne fatti 11,5 di media lo scorso anno, lo stesso vale per Allen e Ogden spremuti per 38 e 37 minuti. Senza De Vico, Calzavara, Radonjic e un Fantoma recuperato in extremis e con un minutaggio più che limitato, coach Bucchi non aveva grosse scelte.

Il fil rouge della partita è stato lo stesso sin dai primi momenti di gioco. Brindisi provava a scappare, piazzando piccoli ma efficaci parziali, salvo poi essere ripresa ogni volta che Laquintana o Vildera raggiungevano la panchina per tirare il fiato. Alla fine Brindisi ha perso la partita proprio quando sembrava averla in pugno, ma Avellino non ha rubato assolutamente nulla. Le pentrazioni di Mussini, i rimbalzi di Lewis (ben 13 di cui 8 offensivi)  e soprattutto lo strapotere tecnico e fisico di un grande Earlington hanno consegnato agli irpini due punti tanto insperati quanto importanti.La realtà però ci dice che Brindisi non può giocare senza Calzavara e De Vico. Il primo ha energia e soprattutto letture, quella che a volta mancano a Laquintana (più atletico e penetratore). Il secondo è invece il vero equilibratore offensivo e difensivo di questa squadra. Non a caso sono state le prime due firme del mercato estivo, due giocatori su cui, nell’idea di Bucchi, si fonda il quintetto base e la second unit.

A Brindisi non resta altro che leccarsi le ferite per una sconfitta casalinga assolutamente evitabile e che complica un inizio di campionato già difficile di suo. Il fatto che tutte le altre pretendenti alla promozione abbiano perso è solo un brodino riscaldato, perché lo hanno fatto in trasferta (Fortitudo a Milano) e su campi difficili dove ci sta di perdere (Cantù a Orzinuovi, Forlì a Cividale e Udine a Rimini). Avellino ha senza dubbio un roster di tutto rispetto, con Earlington come stella assoluta, ma è pur vero che è una neopromossa che giocava su un campo che fino a un paio d’anni fa era tra i più caldi e difficili d’Italia. Il precampionato di Brindisi è stato ottimo. Tante vittorie, un bel gioco corale e una difesa già aggressiva e ben registrata. Tutto lasciava pensare a un esordio in campionato soft e una squadra già pronta ad affrontare le sette trasferte nelle prime 11 partite di campionato. Niente di più sbagliato. Come in tutte le fiabe c’è sempre il cattivo che distrugge i piani, così nel precampionato di Brindisi c’è sempre quella decisione incomprensibile che rovina tutto. L’anno scorso è stato il preliminare di Champions League in Turchia, che però almeno era giustificato dalla possibilità di partecipare a una competizione europea di buon livello, quest’anno c’è stato il torneo "Ferroluce". Una competizione a oltre 1.000km da Brindisi, che ha portato la squadra a un tour de force assolutamente non necessario con partenze all’alba per essere in campo lo stesso giorno, giocata in una palestra che forse poteva andar bene in un campionato CSI, con un parquet indegno e con due partite giocate in 24 ore. Il risultato è che Brindisi è arrivata a Romans d'Isonzo (Gorizia) con 9 giocatori perfettamente in palla e ne è uscita senza De Vico, Calzavara e Radonjic: tre assenze pesantissime. Tralasciando il fatto che sull'entità dell'infortunio sia calato il segreto di Stato, ci si chiede come sia possibile permettere che la squadra giochi un torneo del genere, con due partite ravvicinate contro avversari di spessore (Pesaro e Verona) a una sola settimana dall’inizio di un campionato che prevede subito un turno infrasettimanale e due trasferte difficilissime contro Cantù e Cividale. Se quelli di Fantoma e Ndzie sono infortuni traumatici che possono capitare e che la società ha cercato di mitigare firmando subito Edoardo Del Cadia, tutti gli altri non sono accetabili. Ovviamente ci si affida ai rumors, ma De Vico dovrebbe avere un edema osseo e non si sa quanto starà fuori, mentre per Calzavara e Radonjic si è parlato di un indurimento muscolare. I due avrebbero dovuto giocare contro Avellino, ma si è scelto di non rischiarli. In conferenza Bucchi ha candidamente ammesso che non sa quando potrà recuperarli, quindi è lecito chiedersi se si tratta davvero di un semplice indurimento o se c'è qualcosa di più. Il risultato è che tutti sono stati chiamati agli straordinari e ciò ha provocato il deficit di energie fisiche e mentali degli ultimi 4 minuti. Troppo facile pensare si sia trattato solo di egoismo. Le soluzioni personali sono venute fuori perché nessuno usciva più dai blocchi, non si riusciva a gestire un pick ‘n roll a causa della maggiore energia difensiva degli irpini e ciò ha provocato un blackout offensivo che ha favorito anche le transizioni veloci avellinesi che hanno messo in crisi la difesa brindisina. Brindisi ha adesso assoluto bisogno di recuperare gli infortunati per evitare una reazione a catena, ovvero il sovraccarico muscolare di chi ora è chiamato a giocare 38 minuti per 3 volte a settimana, ma soprattutto ha bisogno di ricompattarsi con la città e ricreare entusiasmo dopo la dolorosa retrocessione dello scorso anno. Anche ieri infatti, il PalaPentassuglia mostrava spazi vuoti. Gli abbonati sono circa 1.600, in linea con la scorsa stagione, ma ben lontano dal numero di tessere staccate fino qualche anno fa. In fin dei conti per ritrovare il sorriso basta affidarsi alla cabala. Nella stagione 2011/12, all'esordio in A2 dopo una retrocessione e con Piero Bucchi in panchina, Brindisi fu sconfitta tra le mura amiche da Imola per 70-77. Era il 2 ottobre del 2011 e nove mesi dopo la squadra festeggiava sul parquet di Pistoia la promozione in A, dopo aver vinto gara 4 della finale playoff.