Il caso Recalcati-Seghetti. La Procura Federale apre un'inchiesta

Inchiesta aperta a tempo di record. Di più: il procuratore federale della Fip, Roberto Alabi-so, ha già ascoltato telefonicamente sia Carlo Recalcati che l'arbitro livornese Dino Seghetti sulla questione esplosa mercoledì sera dopo la partita tra Armani Jeans e Cimberio, vinta da Milano dopo un tempo supplementare. Il coach di Varese, Recalcati, ha usato prima i microfoni della televisione e poi la conferenza stampa per denunciare l'insulto che gli avrebbe rivolto Seghetti. Alabiso ha aperto il fascicolo per fare chiarezza anche se sembra un classico caso di parola dell'uno contro parola dell'altro. «Sono sincero - dice il tecnico della Cimbe-rio -: non ho testimoni. Ho sentito solo io ma so cos'ho sentito».
RECALCATI - Il giorno dopo, l'ex coach della Nazionale ribadisce la sua posizione. «Non ho parlato per ottenere provvedimenti punitivi o per ripicca, ma solo perché vorrei rispetto. Ho 65 anni, ho speso tutta la mia vita sui campi di basket, prima da giocatore e poi da allenatore. Non mi era mai capitato di venire insultato da un arbitro. Mi ha chiamato Alabiso e gliel'ho detto. L'ho ribadito anche al presidente del CIA, Zancanella». L'episodio però non ha nulla a che vedere con il fallo tecnico sanzionato a Recalcati. «No, è accaduto qualche minuto prima e l'ho subito detto a Rino Colucci che era al tavolo (è anche uno dei designatori, in rappresentanza dei club, ndr). Poi il tecnico me l'ha fischiato l'altro arbitro Biggi, ma era una questione differente. Quando è accaduto l'incidente non sono stati presi provvedimenti. Avrebbe anche potuto prenderli perché ovviamente non mi è piaciu- to quanto accaduto e gliel'ho detto chiaramente a Seghetti. Evidentemente avendo la coscienza sporca ha pensato di non fare nulla. Poi ho spiegato anche al capo terna Sahin cos'era accaduto ed è quanto si è visto in televisione. Con lui si può parlare e il dialogo trovo sia costruttivo, ma è una questione di rispetto ed educazione».
ZANCANELLA - Appena eletto presidente degli arbitri (CIA), Tiziano Zancanella ha dovuto affrontare la prima emergenza della sua gestione. «Ho parlato subito con gli interessati ma mi hanno dato due versioni completamente differenti. Recalcati dice che se avesse avuto un i% di dubbio non avrebbe detto nulla. Seghetti sostiene di avergli detto due o tre volte "vai, vai, vai". A quel punto ho chiesto a Meneghin di attivare la procura federale perché si faccia luce». Il CIA non ha potere sanzionatorio, «solo la giustizia sportiva può prendere provvedimenti, noi possiamo solo tutelare i nostri arbitri, ai quali raccomandiamo di comportarsi sempre con la massima professionalità, dare rispetto per avere rispetto. Ma questa - conclude Zancanella - è una situazione in cui i protagonisti sostengono due tesi diametralmente opposte».
DESIGNAZIONE - Tuttavia ieri Seghetti è stato sollevato dall'impegno di domenica a Caserta (Pepsi-Lottomatica), sostituito da Sardella. Non si tratta di una sospensione, perché ovviamente nessun provvedimento può essere preso prima che Alabiso completi il suo lavoro, ma di un provvedimento di tutela. «Il CIA o i designatori - spiega Zancanella -possono sostituire un arbitro designato per proteggerlo nel caso ritengano che emotivamente non sia nelle condizioni migliori per svolgere il proprio lavoro». La mossa cautelativa è stata presa di comune accordo da Zancanella. Meneghin e i designatori Colucci e Paronelli. Ma con due versioni diverse e nessun testimone, il caso difficilmente avrà strascichi anche se per un po' Seghetti non potrà arbitrare Varese. Questo è sicuro.
Claudio Limardi