Picchiare l'arbitro porterà dritti in galera. Quarta (AIAP): «Il tema delle pene centrale quanto la prevenzione»

Una iniziativa del presidente dell'AlA Zappi, che ha trovato nel Ministro dello sport Abodi una totale collaborazione, è sfociata in una legge che cambia completamente la narrazione dell'atteggiamento che i tifosi dovranno avere nei confronti degli arbitri di gare sportive e delle conseguenze giudiziarie che provocheranno minacce e aggressioni. Nel DL Sport approvato il 20 giugno, che entrerà in vigore con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale infatti, si stabilisce che chi picchierà un arbitro finirà in carcere. Il quantum verrà deciso sulla base delle lesioni cagionate: si va da due a 16 anni in caso di lesioni gravissime, come previsto dall'articolo 583quater del Codice Penale. Che adesso riguarda anche gli arbitri e "altri soggetti che assicurano la regolarità tecnica delle manifestazioni sportive".
Sappiamo tutti che le aggressioni alle giacchette nere del calcio sono quasi all'ordine del giorno, e come mediamente il pubblico che segue la pallacanestro sia più maturo e misurato della media di quello del pallone. Ma le cattive notizie sono arrivate anche dai palasport, soprattutto a livello giovanile in contesti che non concedono attenuanti a chi se ne è fatto protagonista. Abbiamo chiesto all'arbitro Denis Quarta, in qualità di presidente dell'AIAP, l'associazione dei fischietti della pallacanestro italiana, di commentare l'introduzione di questa novità legislativa.
"Leggo dai siti soltanto i titoli dell’argomento, non ho informazioni dettagliate dal momento che il calcio ha agito in autonomia. Complimenti al presidente dell’AIA Zappi per questo risultato importante per tutta la categoria degli arbitri e grazie al ministro Abodi per essersi fatto portavoce nel tavolo di governo. Il tema delle pene è certamente centrale, e nel nostro caso la FIP ha di recente adeguato il proprio regolamento di giustizia; personalmente ritengo però che sia necessario anche un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti gli attori di una partita/manifestazione: abbiamo bisogno di quegli stakeholder che siano in grado di arginare comportamenti violenti di questo tipo, di lavorare sulla prevenzione coinvolgendo i giovani atleti di oggi che potrebbero essere allenatori, genitori o tifosi del domani. Come AIAP, anche in questa stagione sportiva, siamo sempre stati vicini ai giovani arbitri coinvolti in spiacevoli episodi, invitando loro ad una partita di serie A o ad un clinic formativo; vorremmo non doverlo fare più, significherebbe la fine di questa violenze. Con questo obiettivo stiamo lavorando da diversi mesi a un progetto di tifo sano da presentare alla FIP e condividere con le leghe che speriamo di definire entro la prossima stagione sportiva."