30 anni senza Drazen Petrovic, ma il ricordo è vivissimo

30 anni senza Drazen Petrovic, ma il ricordo è vivissimo
© foto di FIBA

Derkendorf, Baviera, 7 giugno 1993 ore 17:20. L'idiosincrasia per i voli aerei ha fatto preferire ancora una volta il ritorno a casa in automobile da una partita della Nazionale croata in Polonia, e conduce sotto la pioggia Drazen Petrovic attraverso la Germania. La storia la conosciamo tutti: il camion che piomba sull'auto dalla corsia opposta, il giocatore seduto senza cintura e addormentato, poi sbalzato fuori a dieci metri, la morte sul colpo, la tragedia collettiva.

Il Mozart dei canestri non c'è più, un'aura di leggenda lo avvolge fin da subito come si conviene a tutti i talenti bruciati precocemente dalla sorte. Per noi il paragone musicale più corretto sarebbe con Jimi Hendrix, uno che quando saliva sul palco non sapevi mai dove ti avrebbe portato con la sua chitarra elettrica a sublimare le tue orecchie. Esattamente come Drazen faceva con i tuoi occhi ogni volta che faceva rimbalzare la palla sul parquet.

Il trentennale della scomparsa è una grande occasione per ricordarlo, a Sebenico come a Zagabria, come nel resto del mondo. Ma sono anche trenta anni che segnano una rivoluzione nel mondo della pallacanestro, a partire proprio dalla NBA. Petrovic dovette subire, uno dei pochissimi europei a raggiungere la Lega statunitense all'epoca, due anni di pesante noviziato a Portland prima di esplodere definitivamente ai Nets in una clamorosa rimonta contro i Celtics nel 1992.

Figlio di un basket minore, come si diceva allora, poco avvezzo alla fisicità e alle difese americane, e tutti gli stereotipi che vi potete immaginare alimentati da una stampa a stelle e strisce con la puzza sotto il naso. I giocatori non statunitensi in NBA sono oggi oltre il 20 per cento del totale ed hanno espresso gli ultimi MVP del campionato: Antetokounmpo, Jokic, Embiid. 

Petrovic portò i Nets ai playoff, superando i 20 punti di media a stagione ed ingaggiò dei celebri duelli in campo con i migliori giocatori dell’epoca, tra cui Reggie Miller e Micheal Jordan. Gli americani cominciarono ad aprire gli occhi, e a notare che c'erano altri fuori dal circuito NCAA che crescevano e maturavano in giro per il mondo. Se c'è un'eredità che possiamo ascrivere al campionissimo di Sebenico è in questo contributo che ha dato all'evoluzione del basketball.