A2 - Matteo Soragna: "La mia Juvi, una tappa fondamentale della carriera"

Fonte: Stefano Valenti / LNP
A2 - Matteo Soragna: "La mia Juvi, una tappa fondamentale della carriera"
© foto di JuVi Cremona

Quando chiedi a Matteo Soragna della tappa cremonese del suo percorso, che l’avrebbe portato da lì a dieci anni a vincere l’argento olimpico, la risposta è: “Dove tutto è iniziato”.
Nato a Mantova, che lo mette su un campo da basket, le giovanili sono avversarie e l’allenatore sponda Juvi Cremona, Matteo Bonetti (poi patron Juvi e Leonessa Brescia per la promozione in A) lo nota. A 15 anni, già formatosi fisicamente, Soragna calcava pure la Serie D nel bresciano. Giocando guardia. Bonetti fa partire l'offerta e se lo porta via.
Così Soragna si trasferisce a giocare in quella Società nata nel 1952 su impulso di Mario Radi, cui poi è stato intitolato il palasport, nel Circolo Zaccaria dell'oratorio di San Luca e denominata “Juventute et Viribus”. Colori oro-amaranto ed un giglio sul petto.
“Alla Juvi sono stato per quattro anni, per le giovanili ma da subito aggregato alla prima squadra. Poi seguirono tre stagioni in B - racconta Soragna - Mi capitò, da ragazzotto, di essere utilizzato in allenamento pure in ala forte per assenze altrui, ed è curioso che proprio giocando da 4 terminai la mia carriera in Serie A. Quell’esperienza mi fu utilissima, tutto il mio percorso iniziò in quegli anni”.
La sua Juvi è quella in cui gioca dai 18 ai 21 anni, sotto la guida dell’allenatore storico in città, Guido Cabrini.
“Allenatore vecchio stampo, duro, che mi ha fatto crescere tantissimo”.
Poi due anni con Fabio Fossati.
“Altrettanto importanti. Da ex playmaker vide in me un potenziale playmaker. Così cambio ruolo, ma ho quintetto, minuti, responsabilità. Mi aiutò tantissimo nella comprensione del gioco”.
Che squadre erano quelle Juvi?
“Con tanti giovani ma, anche, prodotti locali come Zagni, Bertoglio, Lottici. Trasmettevano l’identità cremonese del gruppo. La tradizione c’era, lo capivi dai racconti. Una bella città, simile a Mantova. Ed è stato a Cremona che, iniziata come un'avventura e vivendo la prima autonomia della mia vita, ho cominciato a pensare che avrei voluto fare il professionista”.
E' Cremona che lo forgia per il grande salto, in Serie A, con Pistoia. Dove lo attende Dule Vujosevic, il duro maestro di basket e di vita di campioni del calibro di Sasha Danilovic, Sale Djordjevic, Zarko Paspalj.
“Fondamentali e tecnica. Tecnica e fondamentali. Fino al massacro. Dule è stato decisivo per tutto quello che sarebbe seguito”.
Il rapporto con la Serie A2 è stato altrettanto importante nel percorso di Soragna.
“E’ in A2 che sono diventato un giocatore da Serie A. La finale persa con Barcellona Pozzo di Gotto contro Udine, poi quella vinta con Biella. In A2 giochi minuti che ti strutturano per poter stare in campo. Ed anche l’ultimo anno in A2 è stato molto divertente, a Capo d’Orlando, in squadra con Basile e Nicevic, allenati da Pozzecco. In una città meravigliosa”.
Soragna è certo che Cremona sarà rispondere al richiamo di questo derby nato un po’ a sorpresa, frutto di vicende agli antipodi dei due Club. Finiti per ritrovarsi nella stessa categoria.
“Cremona è una città di calcio, ma dove il basket c’è sempre stato. Lo sa amare e sa entusiasmarsi. La Vanoli ha raggiunto la A, arrivando a vincere una Coppa Italia, rinvigorendo ai massimi livelli quella cultura di basket. E la gente ha risposto. Ora si è aggiunta la Juvi, che è la tradizione, la storia del basket cittadino, ed ha ottenuto con la promozione in A2 il suo miglior risultato di sempre”.
Tra gli ospiti d’onore, Soragna ha presenziato alla celebrazione dei 70 anni della Juvi.
“Vissuti tra la storia e l’oggi, con il doveroso omaggio al Gruppo Ferraroni che dal 2014 investe nel basket. Raggiungendo la A2 ma bravi a fare un passo alla volta. Porto grande rispetto per chi, in questo contesto molto complesso, investe con continuità nello sport. Così come è per la famiglia Vanoli. Gli uni per inseguire una salvezza che sarebbe altrettanto storica, gli altri per provare subito a risalire”.
Ma il derby, è noto, spesso ha saputo azzerare le distanze.
“I Club hanno obiettivi diversi, entrambe sono state sfortunate con le problematiche serie occorse agli stranieri. Ma nei derby la classifica non conta ed è la storia dello sport che racconta questo. Una vincerà, però sono certo che l’obiettivo di tutti sia vedere un bel palasport pieno, che faccia emozionare e motivare i giocatori delle due squadre. E sia motivo d’orgoglio per la città di Cremona, il suo basket, come per il campionato di Serie A2”.
Da anni "color" ed opinionista del basket offerto da Sky Sport, come fu per la finale playoff di Serie A2 tra Virtus Bologna e Pallacanestro Trieste nel 2017, se gli iimpegni lo consentiranno potrebbe esserci anche lui sulle tribune del PalaRadi, a gustarsi il derby.