Trieste, capitan Deangeli: «Abbiamo fatto un campionato davvero splendido»

Lodovico Deangeli, capitano della Pallacanestro Trieste in questa annata 2024-25 di ritorno in serie A ricca di imprese e di grandi soddisfazioni in campo, ha raccontato sulle pagine de Il Piccolo del suo futuro (“La mia volontà sarebbe quella di fare ancora parte di questa squadra, da quanto ho potuto capire gli spiragli per rimanere anche nel prossimo campionato potrebbero esserci”) e ha ripensato al cammino della squadra in questa stagione, cercando di spiegare come intorno a coach Christian sia potuta lievitare a grandi livelli da matricola proveniente dalla serie A2.
Un mix ben riuscito. "Nessun segreto, sono stati determinanti il valore di una squadra molto forte e lo spessore delle persone che ci hanno consentito di vivere un campionato davvero splendido. Un mix di uomini capace di creare legami solidi all'interno dello spogliatoio. Come dico sempre, se gli ingredienti sono di qualità, la pietanza non può che essere buona. Da questo punto di vista dobbiamo riconoscere i meriti di chi, parlo del nostro generai manager Arcieri, ha saputo scegliere con lungimiranza i protagonisti di questo campionato”.
Quali sono stati i momenti più belli di quest’annata? “Me ne vengono in mente due, la gara d'esordio contro Milano e l'ultima di stagione regolare a Verona contro Sassari. La vittoria con Milano perché è stata la naturale prosecuzione della gara-4 dei playoff di Serie A2 contro Cantù. A giugno del 2024 avevamo lasciato un palazzetto colmo di gioia ed entusiasmo, lo abbiamo ritrovato a settembre tale e quale. E quell'entusiasmo è stato energia che ci siamo portati dietro nel corso di tutta la stagione. L'ultima con Sassari perché ha coronato i nostri sforzi permettendoci di centrare il sesto posto e con esso la qualificazione a una coppa europea. Non era facile, in campo neutro e con l'obbligo di vincere per non compromettere quanto fatto fino a quel momento. Ma, ancora una volta, sono stati importanti i nostri tifosi a farci sentire come a casa”.
Cosa lascia in eredità coach Christian a questo club. “A livello cestistico, un'apertura mentale e un modo di vedere la pallacanestro molto diversa da quelli che sono gli standard italiani. Jamion valuta i giocatori analizzando aspetti che magari in Italia non siamo abituati a prendere in considerazione, sa cucire il suo gioco addosso ai suoi uomini trovando per ognuno uno spazio. Dopo due anni con lui, sicuramente, mi sento un giocatore capace di pensare in maniera diversa”.