Teramo, altre 100 ore febbrili per una storica rinascita in A

(Servizio Speciale, Anja Cantagalli) - Lunedì 27 giugno, ore 8. Per alcuni è stata l'ora di alzarsi, per altri è stata l'ora di andare a lavoro, per altri ancora è stata l'ora di tornare a casa dopo il turno lavorativo. A Teramo, il 27 giugno alle ore 8 molti si sono svegliati, sono andati a lavoro o sono tornati a casa con il pensiero che la favola della Teramo Basket stesse per finire.
Il flashback riporta la mente al 18 aprile, quando il trio Antonetti-Pellecchia-Biancacci, rispettivamente presidente, vicepresidente ed amministratore della Teramo Basket, alzano pubblicamente bandiera bianca e chiedono aiuto, perché le forze economiche sono finite. E' solo l'inizio. Le trattative per trovare qualcuno che sia disposto a salvare baracca e burattini procedono in secondo piano fino a quando l'ultimo tiro di Rodrigo De La Fuente non si stampa sul ferro del Futurshow Station dopo aver avuto un vantaggio di 9 punti a 3’59” dal termine.
E’ proprio in quel momento che il problema di tenere in vita la Teramo Basket esplode in tutta la sua forza. I teramani capiscono che la questione è di difficile soluzione, specie col passare delle ore e dei giorni. E quando, sulla scena, si ripresenta una figura già nota i dubbi aumentano. Alessandro Laganà non è, per i teramani, solo l'uomo che ha acquistato e ristrutturato l'hotel più famoso della città. Non è solo quello che, saltuariamente, porta a Teramo anche il suo amico, il fotografo Fabrizio Corona. Alessandro Laganà è, per i teramani, uno degli uomini che, quattro anni fa, non riuscì a salvare la Teramo Calcio, squadra e società prossime ad esalare l'ultimo respiro proprio come la Teramo Basket. I maligni dicono che, sul più bello, Laganà si defilò, condannando la Teramo Calcio a morire prima di poter rinascere dal Bronx del calcio italiano. La trattativa con la Teramo Basket è stata diversa: Laganà si è sentito presidente molto prima di mettere nero su bianco, anche contribuendo economicamente alle scadenze federali della società biancorossa prima del d-day del 30 giugno. Un atto d'amore verso la città, a suo dire, che gli ha dato moglie e figli.
Il 27 giugno alle ore 8 pochi teramani sapevano che Laganà non sarebbe mai stato il presidente della Teramo Basket. C'era qualcun altro, disposto a salvare quella baracca a cui, una domenica sì e l'altra no, circa tremila teramani fanno visita. Lino Pellecchia, il vicepresidente della società biancorossa, l'imprenditore titolare del marchio Sanic, main sponsor della squadra qualche anno fa. L'uomo che alle ore 15 del 10 giugno aveva pagato il premio di risultato e regalato un'altra serie A ai teramani. Riservato e poco amante dei riflettori, Pellecchia il 27 giugno alle ore 8 sapeva di dover portare avanti una trattativa con la Banca Tercas per salvare la Teramo Basket. Pochi sanno che lui, suo figlio Antonio ed i fratelli Alfredo e Lucio Capasso (tutti insieme sono impegnati anche nel fotovoltaico), erano l'alternativa a Laganà. Sempre presenti fin dall'inizio, ma in secondo piano fino a che Laganà non si è defilato. Questa volta però, ed i maligni non ne saranno contenti, non per volontà sua.
Lunedì 27 giugno alle ore 8 molti teramani pensavano che la squadra di basket della città fosse ad un passo dalla fine, un'altra ferita da aggiungere a quella calcistica. Da quel momento, invece, il passare delle ore ha disegnato una svolta sempre più vicina per la Teramo Basket, una possibilità di restare in vita che per un mese e mezzo non era mai stata così tangibile come nelle ultime 100 ore prima della morte (sportiva, ovviamente). 800mila euro da versare entro il 30 giugno, una cessione da mettere per iscritto, una nuova quadratura del cerchio da trovare. Tutto in cento ore, tutto in incontri serrati, carte, trattative e condizioni. E' stato necessario, in primis, trovare l'accordo con il main sponsor. Lino & Lino (Nisii, presidente Tercas e Pellecchia) non si sono mai “frequentati” così assiduamente come in quelle cento ore. Era necessario accordarsi sul passato, ma anche sul futuro. Era necessario che la banca prolungasse il suo apporto fino al 2013 e così è stato. E quando il futuro era ormai chiaro, già dal martedì, mancava solo venire a patti con un passato che doveva diventare tale per far sì che si potesse ripartire. Da qui il passaggio di consegne da Carlo Antonetti a Corrado Pellanera.
Tra i tifosi c'è stato chi, in quelle cento ore, ha passato molti minuti della giornata a guardare il sito ufficiale della Teramo Basket, sperando comunicasse qualcosa. C'è stato chi, per la prima volta nella sua vita, ha intavolato una trattativa con “Qualcuno più in alto”, promettendo di essere più buono in cambio della salvezza della squadra o anche chi ha promesso di cambiare banca e spostare il conto corrente alla Tercas, pur di contribuire.
E poi c'è stato chi, quel giovedì 30 giugno, ha pagato le 800mila euro ed iscritto di fatto la squadra al prossimo campionato, mettendo fine alle sofferenze di una città.
Ora, per far sì che la Teramo Basket inizi la stagione sul parquet, manca solo il beneplacito dei potenti del basket italiano. Altre cento ore febbrili, fino al 16 luglio, quando il Consiglio Federale dovrà decidere fra il placet della Lega, il verdetto della Giudicante, e la propria coscienza.