Note dal torneo di Caorle

A volte ci sono frasi che,dette in un contesto e in un modo completamente diverso da come te le saresti aspettate, ti aprono nuovi mondi nel loro chiuderne altri.
Una domenica mattina in zona turistica, con le ultime tovaglie date in pasto al vento e stanche lenzuola desiderose di andare in letargo in confortevoli minicasette di legno senza affitti né mutui da pagare per tutta la loro vita, succede che la passione per questo meraviglioso sport spinge parecchie decine di allenatori triveneti ad alzataccia di stampo lavorativo per guadagnare 2 punti di credito per il PAO, quella cosa creata da pochi anni per motivi che sfuggono, un po' alla “dove finisce la logica,comincia la naja” per intenderci.
Italiani pizza mafia mandolino e pao, ecco cosa diranno ai nostri figli e ai figli dei nostri figli.
Lele Molin,nella sua infinità bontà e misericordia (amen), ad un certo punto della sua spiegazione sull'attacco con uso di blocchi fa: “nell'Nba ci sono dei playbook (libri degli schemi) alti così,e lì c'è scritto esattamente cosa deve fare quel giocatore in quella situazione, cioè una sola soluzione/scelta/esecuzione e basta, indipendentemente da chi e come difenda in quell'azione, in quella situazione di gioco”.
Pensi ai “tre tenori” di questa nazionale, Farinel..ehm, Belinelli, Gallinari, Bargnani, e il cerchio si chiude. Eseguire senza leggere, i nostri tre migliori talenti degli ultimi venti anni sono pagati milioni di dollari l'anno da società americane per fare questa cosa. Se sia da ridere o da piangere, lascio a voi la scelta.
Ma le nostre sofferenze si dissolveranno come lacrime nella pioggia, diceva Tremonti presentando l'ultima (magari) finanziaria. O forse era Blade Runner, poco importa. Non guardo i film di fantascienza, mi accontento ogni tanto di un'intera edizione di Studio Aperto.
Nubifragio poderoso nel pomeriggio e ingresso a 10 euro (più litri d'acqua nelle scarpe,gentilmente non tassati dall'organizzazione) per le due finali del Torneo di Caorle. Torneo che casca giusto a un mese dall'inizio del campionato, e con una lista di assenze tra i giocatori lunga così, ma considerando che vi partecipano tre delle prime quattro formazioni dello scorso campionato, più l'eterna ambiziosa Bologna direi che lo sforzo (sto parlando della vostra attenzione e pazienza, fin qui già messe a dura prova) valga la pena.
Iniziano Treviso e Bologna, reduci dalle due sconfitte del sabato contro Milano e Cantù.
Pronti via e Treviso parte con concetti rivoluzionari: il primo passaggio sul lato forte dal play al pivot non si difende. Pofferbacco. Evidentemente un concetto nuovo anche per coach Djordjevic, che sul 2-9 chiede spiegazioni ai cinque turisti in campo con la maglia trevigiana, anzi non chiede spiegazioni, scaglia le corde vocali e la lavagnetta contro il plexiglass della panchina, e li cambia tutti e cinque. Dentro De Nicolao, Bulleri, Becirovic, Moldoveanu e Scalabrine. Qui dentro aleggia lo spirito di Dado Lombardi, unico uomo a cui ho visto di persona fare una cosa simile, penso tra me e me. We miss you, Dadone. Quattro minuti dopo rientra il primo dei puniti sul punteggio di 8-11 e dopo l'intervallo Djordjevic riproporrà lo stesso quintetto di inizio partita ottenendo in cambio un parziale di 6-6 nei primi minuti del terzo periodo, tanto per capire chi avesse ragione e chi no.
Virtussini senza quattro titolari su cinque, occasione d'oro per Poeta per essere il play titolare e fare un figurone. Come non detto: entra De Nicolao e non lo mollerà più, neanche al bagno. Cinque palle perse dall'ex teramano, più due dal suo sostituto Person, fanno sette, proprio come i sette recuperi nei 24 minuti in campo del cosiddetto “elfo”trevigiano. E con un solo fallo commesso nel primo tempo, alla facciazza di chi dice che non si possa difendere in modo aggressivo senza fare falli.
Treviso nonostante questa furia difensiva soffre tutta la partita, specie contro un Homan da 24+9 (bravo amico Jared,ma sappi che non si trova mica tutti i giorni un centro sotto i due metri come Adrien...), trova lo spunto decisivo nell'ultimo quarto con un 23-13, grazie a “slow motion” Moldoveanu (con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, ma che manina ragazzi, anche se non sa fare molto altro..), a “pronto intervento” Scalabrine già idolo incontrastato del tifo biancoverde, al solito Becirovic infallibile dalla lunetta. Da rivedere per l’atteggiamento Moore, sin troppo dentro gli schemi anche se nelle amichevoli precedenti ha fatto vedere che la palla medica o la raffica di triplone son cose che sa fare, un Gentile con la testa nella vicina spiaggia, e un Mekel che tra le 5 gare degli Europei con Israele e le prime 3 amichevoli benettoniane ha fatto un complessivo 0/4 da tre. O sei Rajon Rondo che del tiro da tre te ne puoi anche sbattere, o devi fare qualcosa su quel tiro che non c’è...in riscaldamento è roba da vietato ai minori la visione delle sue triple tentate, tira come tirava il suo coach Djordjevic ma dopo un frontale con un Tir, e in partita l’attacco trevigiano perde metri di pericolosità e gli avversari lo aspettano a centro area nei suoi penetra e scarico… Tra i bolognesi un concreto Gailius, un Moraschini che come sempre deve decidere che fare da grande, abbiamo già dato abbastanza in questi anni nei giocatori fifty carne-fifty pesce come Cavaliero,Vitali senior, lo stesso Belinelli a cui da ventenne auspicavo un futuro alla Jaric o alla Ukic e invece m’è diventato ‘na macchina spara palloni preferibilmente con gamba destra stile ballerina del Moulin Rouge…
Considerando le assenze, c’è da consigliare ai trevigiani almeno un lungo intimidatore e massiccio al posto di quel Motiejunas messo credo in un bunker sotterraneo nell’attesa di poterlo piazzare a qualche squadra europea per incassare il corposo buyout; servirebbe anche una pozione magica del”cuoco”di Asterix per togliere almeno 5 anni a testa alla coppia Bulleri-Becirovic e permettere loro di fare 30 minuti ogni 3 sere da ottobre a maggio. Ai bolognesi forse basta fare un semplice salto in farmacia e trovare qualcosa per sedare Sabatini, la Virtus da lui sognata prevede una montagna di esterni e il solo Homan come centro…Chris Douglas-Roberts è un’aletta potenziale crack per l’Europa, la testa ad occhio è quella che è ma non passa anno che non me lo veda in tivù con una maglia Nba e mi chieda cosa farebbe un simile talento dalle nostre parti…
Finalissima per il primo posto, Milano senza i due lunghi greci impegnati a buttar via un’estate in una Nazionale senza Diamantidis, Spanoulis e Papaloukas, Cantù priva di Markoishvili, del sottovalutatissimo Leunen e di un Basile in officina. Difese rigorosamente a uomo, Milano gioca larga e fa girare la palla che è una meraviglia con Nicholas generatore di luce più Mancinelli play aggiunto dall’angolo e Cantù a rincorrere, i brianzoli cercano di trovare spazi e conclusioni con percussioni ma viste le assenze tra le bocche da fuoco e la serataccia di Mazzarino (finirà con 0/7 da tre…) questo tipo di basket non può funzionare… Meno 11 a fine primo quarto con tripla di un solido Cinciarini proprio sulla sirena, da lì in poi Cantù inizia una lenta ma continua rimonta grazie soprattutto al suo pacchetto lunghi più reattivo ed efficiente, complice anche l’uscita di Nicholas per stanchezza e un Hairston non altrettanto concreto. Cantù inizia a mettere le mani addosso e la mole di palle sporcate e recuperate porta a ridurre il distacco al -6 dell’intervallo. Frates avrà certamente strigliato i suoi per i soli 3 rimbalzi offensivi di squadra del primo tempo, non avrebbe mai pensato di non prenderne nemmeno uno in tutta la ripresa... (dopo l’amaro, il dolce: 15/15 dalla lunetta nel secondo tempo, prestazione decisiva in una partita testa a testa..). Il nuovo americano canturino Lighty comincia a riempire tutte le voci dello scout anche se tecnicamente non pare certo un fenomeno, per esempio non ha una soluzione tecnica alternativa tra l’entrata al ferro e la tripla; Radosevic costretto a giocare da 5 perde colpi col passare dei minuti specie in difesa, il quarto fallo del Mancio nazionale viene rimbalzato da duo Viggiano-Melli che produce buone cose. La parità arriva finalmente a quota 52, ma Milano scappa un’altra volta affidandosi alla collaudatissima coppia Mancio 4+Rocca 5, a cui Trinchieri prova a rispondere con Micov da 4 e tre esterni. Missione fallita, e quando il coach canturino riprova ad alzare il quintetto con due lunghi veri e Lighty da 2 Milano ormai è già a +8. Canturini generosi in difesa, non mollano mai e pur con sempre meno lucidità attaccano riportandosi sul 68 pari alla penultima azione della partita, nonostante due rigori consecutivi sbagliati dal cottissimo Parakhouski (perché ben 29 minuti a lui e soli 12 a Scekic?). Cook, che non ha mai guardato il canestro in tutta la sera dai tre punti, punta per la terza volta nella serata il ferro e di sinistro la mette di tabella a 3” dalla sirena finale. La successiva prevedibilissima tripla di capitan Mazzarino viene sporcata con facilità da Nicholas, game over.
Difficile assegnare il premio di Mvp in una partita simile, potrebbe essere Mancinelli per la costanza di rendimento nell’arco della partita, così come Omar Cook per l’assoluta pulizia di gioco e assenza di forzature, vado con Cook perché non gli avevo mai visto finire una partita con zero perse, 67% dal campo e 100% dalla lunetta… con tanto di ciliegina finale del canestro decisivo. Ho fatto in tempo a dire nel pregara a un amico che non darei mai una squadra simile in mano a un lunatico come Cook e sto bel biondino mi sfodera ‘na partita da perfetto ragioniere. Metto un carico sul tavolo e dico che non farà mai due partite simili di fila.
Ora è tempo di guardare nella sfera di cristallo e di immaginare come saranno queste due formazioni al completo, con la variabile Gallinari da considerare come jolly possibile per i milanesi; intimidazione in area e tiratore dalla panca i due vuoti che l’Armani deve riempire, la Bennet avrà certamente dieci giocatori da rotazione ma la scommessa di Basile play non mi pare ‘na scommessa da poco, specie considerando che in Eurolega ci vuole poco a prendere scoppole se il direttore d’orchestra va in bambola…
Non so se mi sono fatto abbastanza nemici con questo pezzo, per oggi m’accontento e quindi non parlo di Giachetti preso a fare il play di riserva di una squadra di Eurolega che punta ai massimi livelli sia in Italia che in Europa…
Diego Favrin