Diener contro Diener. La sfida di famiglia

30.10.2010 10:00 di  Roberto Bernardini   vedi letture
Diener contro Diener. La sfida di famiglia

I due cugini sono fratelli di vite parallele. Sono nati e cresciuti a Fond du Lac nel Wisconsin, a tre mesi di tempo e un chilometro di distanza l'uno dall'altro. Oggi li divide una dozzina di centimetri in altezza e da qualche mese 500 chilometri in linea d'aria tra la
penisola e la Sardegna. Drake Diener è il più vecchio, il più alto e il più italiano dei due visto che è qui da quattro anni.
Arrivò a Castelletto Ticino nel 2006 dopo una stagione di inattività: aveva avuto il morbo di Crohn, infiammazione cronica dell'apparato digerente, era dimagrito di oltre 20 chili e voleva ricominciare a giocare dopo essersi sentito dire che con il basket avrebbe chiuso. Trovò in panchina Sacchetti e, come spesso accade con coach Meo, scattò l'idillio cestistico. Travis è appena arrivato dopo un'ultima stagione
Nba in cui ha giocato solo 11 partite per un infortunio. Anche lui voleva ricominciare.
Anche lui in Italia ha trovato Meo Sacchetti. Domani i due cugini si troveranno di fronte in Teramo-Sassari.
Padre e zio Non è la prima volta. Giocavano insieme alla Goodrich High School e li allenava Dick Diener, il padre di Drake. Adesso il signor Dick non allena più, è in pensione.
«Ma non può venire — spiega Drake — adesso è diventato assistente di mio fratello Drew che allena alla Cardinal Striteli University di Milwaukee».
Dice il nipote Travis: «Zio mi ha insegnato i fondamentali della pallacanestro, le piccole cose che fanno grande un giocatore. Mi chiedeva
di far girare la palla, di dare velocità all'azione. Mi ha insegnato a usare l'intelligenza in campo». Ci è riuscito, come Travis ha dimostrato nella prima partita in Italia sabato scorso contro Caserta. «E dire che i nostri genitori — continua Travis — non ci hanno mai vincolato
o indirizzato verso la pratica di una sola disciplina. Ci hanno sempre lasciati liberi di seguire le nostre passioni. In tanti abbiamo scelto il basket, o forse è stato il basket a scegliere noi. Io, Drake e gli altri abbiamo cominciato sin da piccoli.
Avevo tre anni quando mio padre Bob mi ha dato il primo pallone insegnandomi a tirare.
Con Drake abbiamo condiviso tanto, una bella coppia al liceo con zio Dick in panchina.
Drake è cresciuto molto in questi anni e in Italia ha fatto davvero bene». Infatti quando ha pensato all'Europa, Travis ha chiesto al cugino emigrato in Italia. «Non ho avuto dubbi — dice Drake — gli ho detto che l'Italia era un'ottima scelta e che a Sassari avrebbe trovato
Meo Sacchetti. Un grande allenatore e una grande persona.
Grazie a lui, a Gianmaria Vacirca e gli altri di Castelletto sono tornato a giocare e ho iniziato una nuova vita, una nuova carriera».
La partita Non è la prima volta che i cugini giocheranno l'uno contro l'altro. «Più volte è successo al college — ricorda Drake — io ero a De Paul e lui a Marquette con Dwyane Wade.
E' una partita sempre speciale, naturalmente, questa volta di più anche perché è a inizio stagione». «Sono emozionato e allo stesso tempo dispiaciuto — dice Travis che negli ultimi giorni è restato a riposo per un problema muscolare — perché a fine gara sarà uno solo di noi a vincere. Non vedo l'ora di vederlo, ci siamo sentiti in settimana. Lo conosco sin da bambino, è forte».
«E' più di un cugino — dice Drake — è uno dei miei migliori amici». Ma chi vinceva uno contro uno? «Nessuno — dice Drake — giocavamo sempre di squadra». Incorreggibile, già coach fin da ragazzino. «Sì — dice Diener — da grande vorrei allenare. Sarebbe strano, un giorno, non andare in palestra, allenarsi, vivere lo spogliatoio, la partita». Travis: «Chi è più forte? Non saprei davvero, domani spero di essere io».