Varese, parla Renzo Cimberio:«Varese, che sinfonia. Come Beethoven arriviamo alla nona»

Fonte: La Provincia di Varese
Renzo Cimberio
Renzo Cimberio

Sei stagioni passate a mandare giù rospi o a farsi andar bene il piat-tume della mancanza di emozioni. Sei anni a mettere soldi, spinto da una passione che non ha eguali e da un attaccamento ai colori bianco-rossi che rasenta la follia. Se c'è una persona che si merita tutto quello che sta succedendo, quella persona si chiama Renzo Cimberio: un uomo dal cuore grande così, uno di quelli ancora capaci di commuoversi per una vittoria «Io e la mia famiglia siamo nel basket da sedici anni - racconta -e da sedici anni il nome della nostra azienda è legato a una squadra di pallacanestro. Ma una Cimberio bella come questa, non è mai esistita».

Bella, perché?
Perché squadra. Ogni singola componente di questo gruppo va nella stessa direzione, non esistono solisti, c'è un obiettivo comune. E poi, lo vedete anche voi. Questa Cimberio gioca bene, ma bene per davvero: fa divertire, la gente va a casa contenta e non arrabbiata o peggio annoiata.

Si diverte anche lei?
Domenica sera sono tornato a casa, ho mangiato un toast, e sapete cos'ho fatto? Mi sono messo davanti alla televisione e ho rivisto la partita che avevo registrato.

Perché?
Perché me la volevo godere. Al palazzetto ho sofferto troppo, non sono riuscito a gustarmela fino in fondo.

E che partita ha visto, in tv?
Una delle più belle di sempre: spettacolare, tirata fino alla fine, giocata da due bellissime squadre che si sono affrontate a viso aperto. Bella davvero: nulla da invidiare alle partite della Nba che passano per televisione, anzi. E lo spettacolo non c'è stato solo in campo.

Spieghi.
Ho visto un palazzetto pieno, cinquemila persone venute a vedere la partita e stare vicine a Varese, una curva che ha fatto un gran tifo trascinando il resto dei tifosi. Sono cose che fanno felici, per- ché anche il contorno è importante.

Quanto durerà questo sogno?
Io faccio come Vitucci: non guardo più in là della prossima partita. Quindi penso a domenica prossima, a Reggio Emilia e alle difficoltà che si porterà dietro quella sfida. Penso alla prossima, con un'idea molto chiara.

Che idea?
Le sinfonie di Beethoven sono nove, e sarebbe davvero brutto fermarci all'ottava. Scriviamo la nona, e poi vediamo cosa succederà. Non si può parlare di un'orchestra e del suo direttore: Vitucci. È tre volte bravo. Perché è parte della squadra: non è un direttore ma uno dei musicisti Credetemi: io lo seguo da vicino perché ho il posto dietro la panchina, e guardarlo durante le partite è uno spettacolo. Parla sempre, parla con tutti, ad ogni azione si gira verso la panchina per commentarla, si infuria quando qualcosa non va esattamente come lui vorrebbe fare andare. E' un perfezionista, e mi piace per questo.

Ad agosto aveva chiesto la qualificazione alle Final Eightdi Coppa Italia: ormai, ci siamo. Contento?
Le finali sono dopo la partita con Reggio Emilia, o sbaglio? Ecco: quindi per il momento non ne voglio nemmeno sentire parlare.

Francesco Caielli