Michele Lo Nero lascia il consorzio Varese nel cuore

Francesco Caielli intervista per La Provincia di Varese Michele Lo Nero, fondatore e anima del Consorzio Varese nel cuore, che quattro anni fa aveva dotato la società dello strumento occorrente per non morire e tornare a crescere. "
Oggi, lo stesso Lo Nero, annuncia la volontà di fare un passo indietro: dimissioni dal CdA e rinuncia alla carica di presidente del consorzio Varese nel Cuore. La testa della gente del basket, adesso, è piena di domande. Una su tutte: perché? E a noi non resta che provare a girare tutte queste domande al diretto interessato. Partendo dalla prima.
Perché? Perché bisognaguar-dare al futuro: in questi anni si è fatto tanto e sono stati raggiunti gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Ora serve che il progetto venga portate avanti dapersone che abbiano più tempo e più energia di me. Io mi sono buttato in altre attività e ho fatto delle scelte professionali diverse: alle quali devo dedicarmi e che sono la priorità.
Lascia il mondo del basket? No: continuerò a essere uno dei proprietari, e ovviamente un tifoso. Il progetto continua: abbiamo sempre detto che le nostre idee avrebbero dovuto camminare anche da sole, al di là delle persone. Il mio passo indietro significa proprio questo: il consorzio è capace di camminare da solo, adesso.
Però. La gente ha paura: pensa che il suo passo indietro nasconda difficoltà e scricchiolii. Teme per il futuro, insomma.
È finito un ciclo: è vero. Ma ne inizierà uno nuovo, che sono sicuro porterà risultati e soddisfazioni più di quello che si sta chiudendo. Questo perché chi arriverà dopo di me troveràuna situazione migliore rispetto a quella che ho trovato io. Perché abbiamo fatto dei passi avanti e raggiunto risultati importanti, che nessuno ci porta via e dai quali ripartire.
I soldi, però, saranno sempre di meno. Vero? Sì. Ma noi abbiamo sempre vinto le nostre sfide con la forza delle idee, prima che coi soldi. Ora sappiamo come si fa, e la Pallacanestro Varese continuerà su questa strada.
Come vede il futuro? Roseo. Non sono affatto preoccupato: altrimenti sarei rimasto.
La firma di Pozzecco sarà il suo ultimo regalo da presidente ai tifosi? Lo state chiedendo al dirigente o al tifoso?
A tutti e due. Allora da dirigente dico che Pozzecco sta giocando i playoff per la serie A e quindi non ne posso parlare.
E il tifoso? Il tifoso dice che il Poz sarebbe la persona giusta al posto giusto, che darebbe l'entusiasmo di cui questa piazza ha bisogno. E che sarei contentissimo di vederlo sulla nostra panchina.
Dal PalaWhirlpool al Franco Ossola ci saranno cento metri in linea d'aria. Prego?
Le voci corrono, parlano di un suo avvicinamento al Varese 1910: cosa c'è di vero? Di vero c'è che io e Nicola Laurenza siamo molto amici, e che in questi ultimi mesi gli sono stato molto vicino. Come consulente, e come amico. Questo è tutto: non c'è altro. Chi afferma il contrario, chi mette in giro certe voci, lo fa esclusivamente perché vuole male al Varese e godrebbe nel vederlo retrocedere. Per quanto mi riguarda, nei prossimi quindici giorni farò un tifo spietato per il Varese che si gioca il futuro: e come me dovrebbero fare tutti i varesini.
Chi è il giocatore che non dimenticherà mai? Sarebbe facile dire Dunston: e mi verrebbe di dire lui per il suo modo di porsi verso la società e i compagni. Ma i miei preferiti sono altri.
Quali? Goss e Talts: ho i miei motivi. Tra l'altro, mi riconosco moltissimo in uno come Janar: lottatore, uomo al servizio, sempre presente.
Cosa dice al suo successore? Glielo dirò quando saprò chi è: al momento, è prematuro.
E adesso, è il momento dei ringraziamenti: funziona così, no? Ringrazio le persone che mi hanno accompagnato in questa avventura. L'unica cosa che mi teneva aggrappato al mio ruolo e mi lasciava dubbioso sulle mie dimissioni, erano proprio loro. Difficile salutare dei compagni di viaggio così.
Poi? I tifosi, tutti: sono sempre stati la nostra arma in più, il pensiero della loro presenza rinfrancava dalle notti insonni e dai mal di fegato.
Facciamo qualche nome, ora? Grazie a Renzo Cimberio, e grazie a tutta la sua famiglia, loro sono stati e sono molto più di un semplice sponsor. La mia speranza è che la Pallacanestro Va-rese continui a chiamarsi Cimberio: perché Varese vincerà qualcosa, in futuro. E quando capiterà, dovrà esserci il Cavaliere. Grazie a loro, e anche a tutti i proprietari. E adesso, però, arriva il ringraziamento più importante di tutti.
Vada. A mia moglie Oriana, alla mia famiglia: non è stato facile sopportarmi, in questi anni.