Ettore Messina: "La Sicilia è terra di grande passione"

Il coach del CSKA Mosca, siciliano di nascita, analizza la nuova LNP senza trascurare i problemi legati al modo di vivere lo sport in Italia
Fonte: Ufficio Stampa Sigma Basket Barcellona
Toore Messina
Toore Messina

Coach del CSKA Mosca, ex Los Angeles Lakers, Real Madrid, Virtus Bologna, Benetton Treviso, Nazionale, 
etc. Vincitore per 4 edizioni dell'Eurolega, 4 campionati Italiani, 5 campionati russi, un secondo posto con 
la Nazionale agli europei di Barcellona del '97. Questi numeri, a mio parere, dicono solo parzialmente chi è 
Ettore Messina, uno dei migliori allenatori europei in circolazione, se non il migliore. Dicevamo che i numeri 
sono importanti ma non sono tutto perché tra libri, seminari e discorsi motivazionali l'esperienza di Coach 
Messina può essere applicata ad ogni meandro della vita quotidiana. Per questo sarebbe riduttivo definire 
Coach Messina solo "un uomo di sport". Non so se vi è mai capitato di riuscire a scambiare due parole con il 
vostro idolo o addirittura di porgergli delle domande. A me è successo pochi giorni fa e le righe che 
leggerete ne sono il frutto. 

Coach cosa pensa della scelta del ritorno al dilettantismo per tutti i club della nuova LNP? 
Il ritorno al dilettantismo, a mio parere è stata una cosa molto positiva perché la legge sul professionismo, 
che all'inizio sembrava una cosa molto positiva per la tutela del club e dei giocatori è stata invece un 
disastro dal punto di vista finanziario. Ha costretto molti club a perdere quelle che erano le voci attive a 
bilancio come il prezzo del "cartellino" del giocatore. La legge sul professionismo ha poi equiparato, ai fini 
pensionistici, i giocatori, soprattutto gli stranieri, ai lavoratori "normali andando a creare una situazione 
economica complessa. Io ritengo che non ci siano le risorse in Italia per sostenere un campionato professionistico di pallacanestro. 
Non hanno senso milioni e milioni di contributi versati ogni anno per giocatori stranieri che al massimo 
resteranno in Italia solo per qualche stagione e non godranno mai del sistema pensionistico nostrano. 
Saggiamente la LNP è tornata ad un sistema fiscale "dilettantistico" che credo sia la dimensione ideale per 
poter fare pallacanestro in Italia.  Il mio auspicio è che questa lega diventi anche e sempre di più la lega dei giocatori italiani che trovano meno spazio nel campionato di massima serie. 

Lei che è catanese di nascita, che rapporto ha con la Sicilia? E che cosa pensa del momento del basket 
siciliano con tre squadre Barcellona, Capo d'Orlando e Trapani in corsa playoff per l'A1? 

Io non sono cresciuto in Sicilia, però ho mantenuto i contatti con tutti i parenti siciliani, vivendo all'estero è 
stato più difficile ma mia madre è molto legata a questa terra e va spessissimo a trovare i suoi parenti 
catanesi. 
Però al di là di questo sono stato diverse volte in Sicilia quando ero allenatore della Nazionale per alcuni 
raduni giovanili e ricordo che c'è sempre stata questa forte passione. Il fatto che ci siano tre squadre a 
questi livelli non può che essere uno stimolo per tutta l'attività.  In Sicilia c'è sempre stato grande fermento: ogni anno si tengono camp, si fanno tornei o ad esempio ricordo le finali nazionali giovanili giocate a Trapani per molti anni di fila. 
Io personalmente mi auguro che tutte e tre le squadre facciano bene e sarebbe bello che salissero tutte tre 
anche se sarà difficile. 

Barcellona ha attraversato un periodo sfortunato con una serie di sconfitte di fila. Qual è la sua opinione 
su come si esce da questi periodi? 

Da questi periodi "neri" si esce con coesione e stando vicini, cercando di ricostruire un livello minimo di 
fiducia l'uno nell'altro. Le sconfitte di solito comportano una crisi di fiducia tra giocatori, tra allenatore e 
giocatori, tra società e allenatore, tra società e giocatori. 
La fiducia è sempre l'unica ricetta valida, senza di essa diventa difficile persino passarsi la palla o rientrare in 
difesa. Soprattutto non bisogna cedere al pensiero, anche se con il mercato sempre aperto è difficile, che 
quello che c'è da qualche altra parte sia meglio di quello che hai in casa. 

La Sigma Barcellona sta portando avanti un progetto chiamato "fai canestro con la mente", un momento 
d'incontro tra gli alunni delle suole elementari e giocatori. Lei che ha vissuto in diversi paesi cosa pensa 
dell'insegnamento dell'educazione sportiva in Italia? Cosa cambierebbe o cosa manterrebbe? 

Partiamo dal presupposto che il sogno di tutti quelli che fanno sport in Italia è quello di avere un rapporto 
più intenso e migliore con la "scuola". 
Faccio un esempio, mio figlio va scuola a Mosca, dove hanno un bellissimo campionato scolastico interno di 
pallacanestro per i bambini dagli 8 ai 14 anni. Loro giocano tutti i sabati o le domeniche, si allenano, stanno 
insieme e anche i genitori partecipano: c'è chi arbitra, chi allena o fa qualcos'altro a sostegno della squadra. 
Questo è un modo di vivere lo sport affiancando la scuola e non in alternativa. 
Da noi, in Italia, c'è sempre stato un problema storico legato alle strutture anche se ci sono stati diversi 
tentativi di creare qualcosa di simile. Tra i vari ricordo quella proposta da Valerio Bianchini di costruire un 
campionato di pallacanestro universitario. A prescindere da ciò, la possibilità di avere degli sport come la 
pallacanestro, la pallavolo, etc. insegnati di base nelle scuole potrebbe essere un grande aiuto proprio a 
questi sport ritenuti "minori" che in questo momento vengono fagocitati dal calcio. 

Coach lei è stato protagonista in Europa e negli Stati Uniti in NBA. A suo parere, come viene visto il 
coach italiano all'estero? 

In Europa l'allenatore italiano è rispettato e considerato, tanti di noi hanno avuto la fortuna di avere delle 
esperienze all'estero sia con i club che con le Nazionali. Negli Stati Uniti c'è curiosità, non solo per l'allenatore italiano ma per quello straniero in generale. Si sta cominciando ad accettare, come accadde trent'anni fa per i giocatori non americani, che anche fuori dagli Stati Uniti c'è qualche buon allenatore, per non dire molti.  Però da qui al fatto che un allenatore europeo possa sedersi su una panchina NBA come capo allenatore, credo che ci voglia ancora tempo. 

Quali sono le regole d'oro per la gestione di un team vincente secondo Ettore Messina? 
Sulle regole non vorrei fare un discorso semplicistico, perché ci sono dei casi che meriterebbero molta 
attenzione. Però chiaramente in un gruppo ci devono essere delle regole che non devono essere imposte ma 
condivise e chiare. Rispettare le regole solo perché c'è qualcuno pronto a punirti non ha senso, si deve 
arrivare ad un'autodisciplina. Di solito i gruppi maturi sono formati da persone che riconoscono il valore 
delle regole e sanno quando fare un passo indietro per favorire un compagno o un collaboratore, ma sanno 
anche quando è il momento di prendersi delle responsabilità sulle spalle perche hanno la capacità e il 
talento per farlo che altri non hanno. 
 
Quest'anno le Final Four di Eurolega saranno a Milano e l'Olimpia sembra stia facendo di tutto per esserci 
e per tornare alla vittoria sia in Europa che in Italia. Quali sono le squadre favorite secondo lei? 

Ce ne sono tantissime: l'Olympiakos che è la squadra campione in carica, l'Ulker, noi, il Maccabi, il 
Barcellona, lo stesso Panathinaikos. Però in questo momento quella che sta giocando meglio di tutte e che 
dà l'impressione di essere la prima candidata al titolo è senza dubbio il Real Madrid. 

Coach io la ringrazio per la chiacchierata e per la sua disponibilità. 
Grazie a voi e in bocca a lupo per il vostro campionato. 

 

Carlo Sgro