Minopoli: «Impossìbile far basket a Napoli»

Meglio cercare il capro espiatorio piuttosto che andare ad impelagarsi nelle reali cause del male. Più semplice battere la strada più breve demonizzando un unico soggetto anziché provare a scandagliare il fondale alla ricerca della verità. Questione di comodità e di clamore mediatico (colpa nostra), che però non vieta a qualcuno di tornare indietro riavvolgendo il nastro di due stagioni, dall'esaltante esperienza del Napoli Basketball culminata in una serie maledetta di playoff contro Trento con 2500 spettatori al PalaBarbuto, alla seguente rinuncia al titolo di Dna, per poi fermarsi quando si è concretizzato il sogno della Legadue con la fusione-acquisizione della Pallacanestro Sant'Antimo e la creazione del Nuovo Napoli Basket. Il tutto coordinato da, Antonio Minopoli, comun denominatore di una parabola esaltante e desolante allo stesso tempo. Il "grande peccatore" che dopo il caos esploso ad ottobre si era rifugiato in un religioso ed imbarazzato silenzio. Mutismo chiuso giusto per chiarire alcuni risvolti di questa epopea: «Ultimamente ho sentito tutto ed il contrario di tutto su di me - esordisce l'ex azionista di maggioranza del Nuovo Napoli Basket - ma nessuno sa come sono andate realmente le cose. A partire dalla fine del Napoli Basketball che con i suoi uomini immagine non poteva sopravvivere dopo la scorsa stagione. L'anno scorso erano state fatte tante promesse, dovevano arrivare tanti sponsor, ma alla fine sappiamo tutti come è andata a finire. Ho dovuto fare grossi sacrifici personali per far quadrare i conti ma la cosa che ci tengo a sottolineare è che non accetto l'idea che l'azionista di maggioranza di quella società non fosse a conoscenza degli impegni di ordinaria amministrazione dell'allora Napoli Basketball. A fine mese andavano pagati gli stipendi ad atleti e dirigenti, e tutti sapevano che da qualche dovevano venir fuori gli euro. L'unico rimpianto resta legato al non aver saputo dar seguito all'entusiasmo che si generò nella serie playoff con Trento. Quei 2500 spettatori dovevano essere il trampolino di lancio per la stagione seguente, ed invece alla prima amichevole del Nuovo Napoli Basket, in Legadue, c'erano solo 150 spettatori». Fatta questa precisazione, Minopoli, come un fiume in piena, sposta la sua attenzione su quanto accaduto da agosto in poi: «Quello che nessuno sa o forse finge di non sapere è che l'operazione fatta ad agosto in realtà ha salvato due società - continua l'ex azionista di maggioranza del Nuovo Napoli Basket - perché Sant'Antimo non avrebbe preso parte al campionato di Legadue ed il Napoli Basketball non aveva la forza di continuare. In maniera folle mi sono lanciato in questa avventura ma la verità è che sono stato lasciato solo, completamente abbandonato dopo che in tanti avevano promesso e fatto approcci di collaborazione. Nella conferenza stampa del 3 agosto in cui annunciammo l'accordo con Sant'Antimo mi presentai non come presidente o patron ma come "traino" di un movimento che intendeva includere le forza imprenditoriali della città. Il mio appello però è caduto nel nulla ed io mi sono ritrovato solo a dover fronteggiare dei costi di gestione enormi». Gli errori insomma sono sotto gli occhi di tutti, ma i dettagli, invece, sono stati per troppo ignorati, come solitamente accade in questi casi: «Cederò immediatamente le quote del Nuovo Napoli Basket, anzi vi dico che ho già firmato un preaccordo con Balbi che ovviamente andrà formalizzato dinanzi ai notai. Non percepirò un euro ovviamente ma sono molto felice di passare il testimone a colui che a mio avviso (Balbi ndr), ha avuto, a differenza mia, la possibilità di mettere attorno ad un tavolo un buon numero di imprenditori realmente interessati alla pallacanestro napoletana ed al progetto di riqualificazione del Mario Argento». Infine, Minopoli, saluta con una rassegnata considerazione: «Non si può fare pallacanestro a Napoli perché tutto è calcio. La verità, amara, è che la pallacanestro costa tanto, genera ricavi minimi e non gode del giusto supporto istituzionale. Il PalaBarbuto costa tanto ed è in pessime condizioni, senza considerare tutto l'infinito iter burocratico che bisogna seguire per utilizzarlo».
Nicola Alfano