A2: Brindisi, contro Avellino una prova sontuosa e un Videra monumentale

C’è un ragazzo che è dotato di un’abilità particolare. Per tutta la stagione si dedica al cosiddetto lavoro sporco, fatto di blocchi di contenimento, tagliafuori a rimbalzo e tutte le cose che non vanno nelle statistiche, ma che sono fondamentali su un campo da basket. Poi però, quando arrivano le partite dentro fuori, quelle senza appello e senza possibilità di sbagliare, questo stesso ragazzo si trasforma e tira fuori la prestazione dell’anno, dominando in lungo e largo e ridicolizzando i centri avversari. Lo ha fatto l’anno scorso nella finale tra Trieste e Cantù e lo ha fatto quest’anno nella prima partita realmente decisiva della Valtur Brindisi. Si parla ovviamente di Giovanni Vildera, che ieri è stato il protagonista assoluto della vittoria per 82-67 sul parquet di Avellino nel primo turno del Playin di A2, grazie a una prestazione mostruosa fatta di 25 punti e 6 rimbalzi con 12/13 al tiro. Il centro di Montebelluna è stato il trascinatore di Brindisi, coadiuvato da un grandissimo Mark Ogden che ha chiuso con 18 punti e 9 rimbalzi a un passo dalla doppia doppia. In generale però tutta Brindisi si è svegliata quando più contava, ha condotto dall’inizio alla fine giocando un basket molto intenso, fatto di una grande difesa e di una grandissima lucidità offensiva andando a punire tutti i punti deboli di Avellino, sicuramente penalizzata dalle assenze di Chinellato, Bortolin e Sabotino. Bucchi, come spesso si fa in queste partite, ha asciugato le rotazioni a 8 giocatori, dando grande spazio al quintetto e limitando il minutaggio di Arletti e Del Cadia rispetto alla stagione regolare. Il gameplan è stato eseguito molto diligentemente dagli interpreti in campo, indirizzando la partita da subito sui binari giusti, con una difesa intensa e fisica e con la volontà di correre per non far posizionare bene la difesa di Avellino. Andiamo ad analizzare i punti decisivi
VILDERA FULCRO DI TUTTO - Con Bortolin out, Bucchi ha disegnato una X virtuale sulla casacca di Nikolic e ha dato ordine di attaccarlo in tutti i modi possibili e immaginabili. Mossa riuscita alla perfezione, con la palla che si muoveva, Ogden che si allargato spesso per liberare il pitturato e concedere a Vildera un 1vs1 in totale libertà sotto canestro. Da quel momento in poi per Nikolic la partita si è trasformata in un incubo, con il centro che lo ha letteralmente fatto impazzire a suon di finte, movimenti sul perno e, quando necessario, con l’uso del fisico che non ha lasciato scampo al pivot irpino. Si è visto da subito che l’idea di Brindisi è sempre stata quella di andare spalle a canestro per far collassare la difesa, sfruttando il fisico sia di Calzavara che di Radonjic (ottima la scelta di lanciarlo in quintetto) e, da una parte cercare il raddoppio per liberare spazio per i tagli sul lato debole, dall’altra favorire l’uscita di un Ogden molto più presente sul perimetro rispetto alle sue abitudini. La scelta era anche pensata per caricare di falli Avellino che, fiaccata dagli infortuni e con le rotazioni ridotte, avrebbe dovuto concedere falli o spazio per evitare di perdere i giocatori più importanti. Jurkatamm costretto a uscire dopo aver commesso due falli nei primissimi minuti ne è stata la palese dimostrazione. Altro movimento molto interessante e ripetuto più volte è stato il ricciolo di Ogden, pronto a prendere palla, attirare la difesa su di lui, salvo poi scaricare su Vildera lasciandogli piena libertà di movimento e senza possibilità di raddoppio difensivo. Lo stesso è stato fatto da Radonjic a cui però è stato dato il compito di scaricare, cosa che fa benissimo, in angolo in modo da regalare agli esterni delle triple con metri di spazio. Infine l’uso del lato debole è stato da maestro. Sia Arletti, nonostante le sue solite ingenuità, sia Calzavara, sia Radonjic quando sono andati in post hanno sempre sfruttato i tagli proprio sul lato debole, dove la difesa era più scoperta e dove alcuni movimenti backdoor sono stati eseguiti alla perfezione.
UNA DIFESA ROCCIOSA - Partiamo dalla scelta di inserire Radonjic in quintetto per limitare Lewis, pericolo pubblico numero uno in casa irpina. Arletti non ha le capacità fisiche per contrastare un’ala così veloce, fisica e con un tiro da tre mortifero. Beh, Lewis ha giocato forse la sua peggior partita stagionale chiudendo con appena 11 punti e 2/11 al tiro. L’americano ha provato in tutti i modi ad entrare in partita, cercando di usare il fisico e la sua capacità di prendere la linea di fondo, ma la difesa mani addosso lo ha sfiancato e, quando superava il difensore, c’è sempre stata una chiusura intelligente a chiudergli la via del canestro e disturbare il tiro. Lo stesso è stato fatto con Mussini che ha sofferto tantissimo gli show sul pick’n roll magistralmente eseguiti da Vildera, che gli hanno tolto ritmo e possibilità di prendere quel tiro dal palleggio che lo rende estremamente pericoloso. Ha trovato i suoi canestri, chiudendo con il 50% da tre, ma non è stato decisivo nella gestione del gioco e del ritmo così come lo è solitamente. Infine una nota di merito per Mark Ogden che ha giocato una partita immensa dal punto di vista difensivo. Ha tenuto gli esterni avversari con la mobilità di un piccolo, li ha disturbati nel palleggio e ha sempre trovato la posizione giusta per chiudere le linee di passaggio. Se Brindisi non si è sfaldata durante il recupero avellinese a cavallo tra il terzo e il quarto quarto il merito è soprattutto della sua difesa, prima con l’intercetto che ha portato un 2+1 in contropiede, poi con la pressione che ha costretto Maglietti a palleggiarsi sui piedi e perdere palla. Quando Ogden è così connesso, Brindisi diventa una squadra immensamente più pericolosa. Nota di merito anche per Calzavara, che ormai sembra un veterano, che non solo ha dato ordine nei momenti decisivi, ma che si è catapultato su ogni rimbalzo neanche fosse un Larry Johnson contemporaneo.
COSA MIGLIORARE - Innanzitutto la gestione della palla. Nel terzo quarto Brindisi è volata sul +20, Avellino era fuori giri e aveva iniziato a prendere tiri da ovunque senza ritmo e senza costruzione, la partita era nella mani dei pugliesi. In questi casi c’è una sola cosa da fare, rallentare e gestire il ritmo quasi a dire “Io ho il pallino del gioco e io decido a che ritmo bisogna giocare eseguendo gli schemi alla velocità che voglio”. Invece Brindisi, con Brown e Laquintana ha incomprensibilmente premuto sull’acceleratore, cercando soluzioni senza senso, senza ragionamento e perdendo palloni stupidi che hanno aiutato Avellino a rimettersi in ritmo e trovare il parziale di 12-2 che ha pericolosamente riaperto la partita. In quel momento la partita era in bilico e ci ha pensato Vildera, con quel tiro dall’angolo assolutamente non nelle sue corde, a demotivare Avellino. Al resto ci hanno pensato la difesa di Ogden e la tripla di Radonjic, perfettamente costruita, che hanno ricacciato indietro gli irpini. Oltre a questo c’è il problema Brown che, dopo un avvio interessante in casacca biancoblu, adesso è un oggetto misterioso fuori dagli schemi e palesemente fuori ritmo. Non segna tiri che dovrebbe mettere ad occhi chiusi, non genera vantaggi, è confusionario e anche in difesa non sta dando il suo contributo. Bucchi dovrà fare un gran lavoro per renderlo presentabile per il secondo turno di domenica a Verona. Infine la panchina deve essere più incisiva. Arletti ha chiuso con un plus minus di -14, Laquintana di -15 e, in una partita dove Brindisi ha condotto anche di 20 punti e chiusa con un +15, è un dato allarmante.
ADESSO VERONA - Anche contro gli scaligeri Brindisi viene da uno 0/2 in campionato e, in generale, è un’altra squadra molto fisica con cui ci si accoppia malissimo.Ci sono però due punti fondamentali. Il primo è che nella gara di ritorno Brindisi si presentò senza Vildera, subendo ancor di più la fisicità e il dominio sotto le plance; il secondo è che Verona non ha più tra le sue file Ethan Esposito che ha fatto tanto male nelle due partite di campionato. La sua pericolosità da fuori, aggiunta alla capacità di muoversi bene nel pitturato grazie alla sua agilità, furono un enigma insoluto per la difesa brindisina. D’altra parte però viene da una partita in cui i titolari hanno giocato tutti più di 30 minuti, con meno di tre giorni per recuperare, una stanchezza ben visibile già negli ultimi minuti della partita di ieri e un nuovo viaggio, questa volta molto lungo, da affrontare. Sarà dura portare a casa il risultato e raggiungere i playoff (Rimini aspetta la vincente), ma dopo la partita di ieri Brindisi può essere solo fiduciosa e, soprattutto, queste sono partite che si vincono più da un punto di vista mentale che fisico, esattamente come è stato contro Avellino quando, sin dai primi minuti, i pugliesi hanno messo bene in chiaro che le scarpe erano allacciate e non sarebbero arretrati di un centimetro.