Davide Lamma racconta la sua nuova avventura in Serie B

BOLOGNA - Anche dopo 15 anni da professionista, con la vetta della medaglia di bronzo agli Europei 2003, l'inizio del campionato costituisce sempre un momento emozionante per Davide Lamma. Anche dopo un'estate particolare, caratterizzata dal secondo declassamento della Fortitudo e dalla love-story con l'attrice Laura Chiatti ("Il basket le piace... da quando conosce me. Comunque verrà a vedere le partite" dice) e chiusa con la conferma nel ruolo di capitano della squadra con l'Aquila sul petto. Anche se non sarà più la Fortitudo Pallacanestro, ma la Conad nata dall'accordo Casa madre-Budrio, che ha l'obiettivo di chiamarsi Fortitudo Bologna nel 2011. Una realtà che il 34enne di Sasso Marconi definisce come "le fondamenta prima della costruzione di un grattacielo, si inizia sempre scavando. Questa squadra è la Fortitudo: abbiamo colori, nome, marchio e il Paladozza".
La sua estate era iniziata con il trionfo di Forlì e oggi si ritrova due piani sotto, in B Dilettanti.
"Col senno di poi, la situazione vissuta è a dir poco grottesca. Nell'ambiente avvertivamo il pessimismo legato alla situazione societaria, ma credevamo fosse impossibile ripetere la non-iscrizione. Nelle due settimane successive al declassamento, ho continuato a pensare che qualcosa si sarebbe mosso, del resto nella mia testa c'erano la Legadue conquistata sul campo e magari 4.000 abbonati. E invece è tutto rimasto così. Incredibile, anzi umiliante, è stata dura accettarlo. Però è la realtà, o si molla o si cerca di sistemare le cose. E noi stiamo cercando di mettere a posto le cose".
Poi ha accettato la proposta di Giulio Romagnoli.
"Lo conoscevo poco, anche se sapevo la sua storia di imprenditore, anche nel basket. In questi mesi ho imparato a conoscere un vero appassionato, che mette a disposizione ciò che possiede per poter ripartire".
Il nome Gilberto Sacrati, invece, cosa le dice?
"No comment".
Come sarà la discesa in B Dilettanti?
"Sono curioso di conoscere un campionato che giocai a 19 anni con le Forze Armate, ma eravamo una squadra giovanile a livello senior, ora sarà diverso. L'impatto? Ora i miei compagni sono d'aiuto per me più di quanto io possa essere per loro, perché devo cambiare il modo di giocare. Non sono qui per fare 25 punti a partita, ma per vincere. E aggiungo che ho un'ammirazione sconfinata per i miei nuovi compagni: qui c'è gente che fa 8 ore, di lavoro e poi viene a farne di due di allenamento, suda, si sbatte e magari subisce i rimbrotti dell'allenatore. Una passione incredibile, se penso a quanti giocatori americani ho conosciuto che non hanno nemmeno l’1% di questo sentimento...".
Quali sono gli obiettivi della Conad?
"Abbiamo una buona squadra, possiamo arrivare in fondo. Ma vincere non è mai facile".
Quanta gente si attende al Paladozza?
"Sogno 4.000 tifosi, perché la Fortitudo è una fede e non si sceglie".
Mirco Meiloni