Il basket che conta si è riunito a Vigevano

C'era buona parte del gotha cestistico italiano a Vigevano sabato mattina, per la presentazione del libro "Supremo Aiace. La lunga e divertente partita di Stefano Albanese", edito da Pianetabasket.com
Alla fine tutti i protagonisti annunciato o quasi hanno varcato la soglia di "Carlo e Nadia", la simpatica location ai margini del Ticino che ha ospitato la presentazione del volume. Una sala gremita e attenta, poi, è sempre il miglior viatico per queste iniziative. A fare gli onori di casa, oltre all'editore Roberto Bernardini, il direttore di questa testata Enrico Campana. Con lui a presentare il volume si sono avvicendati lo stesso Stefano Albanese, Pierluigi Marzorati, Valerio Bianchini, Charlie Recalcati e Sandro Spinetti. Più ovviamente tanti altri amici che ricorderemo più avanti.
Il volume, ricchissimo di illustrazioni e repertori di giornali spesso introvabili, è disponibile presso la sede vigevanese di Pianetabasket.com, al costo di 20 euro più spese postali.
GLI INTERVENTI - Enrico Campana, nella sua modestia, si definisce un "non oratore". In realtà potrebbe incantare la platea per altre dieci presentazioni. A lui il compito sia di introdurre la presentazione che di coordinare gli interventi dei vari relatori. Nel suo preambolo, il nostro direttore, fa notare come ci sia in corso una riunione del Consiglio Federale FIP assai complessa: per quello molti altri ospiti attesi hanno dovuto dire di no. «C'è più qualità qua da noi che a Roma in questo momento - è la sua entrée - Questa non è solo una rappresentazione d'epoca di quella che fu la Pallacanestro Vigevano ma è soprattutto un tributo a una generazione, quella dei giocatori nati negli anni Quaranta, che è stata cruciale per il basket italiano ma è meno conosciuta perché magari non ha ottenuto risultati eclatanti a livelli internazionali. Gente come Albanese - spiega ancora Campana - rappresentano un ceppo geniale, figli delle loro capacità. Questa presente oggi è una vera e propria hall of fame, ma di grandi amici. Giocatori, dirigenti e allenatori che hanno vissuto il basket come la meglio Gioventù. Un gruppo di persone di rara intelligenza, quell'intelligenza di cui lo sport italiano ha ora tanto bisogno. La loro fu la cultura del sacrificio, non della ricerca esasperata del sotterfugio». Campana non ha dimenticato di ricordare gli amici che avrebbero probabilmente presenziato alla presentazione del volume e che non ci sono più: Pino Brumatti, Cesare Rubini, Claudio Coccia, Aldo Allievi e Giovanni Gabetti.
IL VERBO DI AIACE - Stefano Albanese ha fatto il punto su un volume che è frutto di due anni di lavoro e ricerche. «Abbiamo lavorato duramente e ringrazio tutti - ha detto - Soprattutto mi fa piacere notare come tanti esponenti che hanno scritto la storia della Pallacanestro italiana mi onorino della loro amicizia e della loro presenza oggi. Questo volume (da cui sono state tolte le cose… cattive su di me) è stato ideato da Roberto "Bobo" Bernardini e rende merito a Vigevano, che negli anni Settanta mi ha accolto e adottato, grazie a un rapporto speciale che si è creato da subito. Dedico questo volume a mia moglie Barbara».
UN RUOLO GENERAZIONALE - Tra i più giovani, probabilmente, dei relatori, Pierluigi Marzorati ha incentrato il suo atteso intervento soprattutto sull'importanza che il lavoro svolto per lanciare il basket italiano dalla generazione di Stefano Albanese ha avuto poi sul futuro. «Noi siamo cresciuti un po' sulla generazione precedente - ammette l'attuale presidente regionale del Coni - che ebbe una formidabile azione di stimolo. Credo che anche oggi i giovani italiani abbiano bisogno di essere stimolati come lo fummo noi. Spero che già dalle decisioni odierne la Fip si assuma il compito di andare in questa direzione».
BIANCHINI E I RICORDI DI GENTE STRAORDINARIA - Avere tre scudetti + tre scudetti (Bianchini e Recalcati) allo stesso tavolo non è roba di tutti i giorni. «Conobbi Albanese alla Stella Azzurra - spiega il coach di Torre Pallavicina - Era l'epoca di giocatori straordinaria, persone che interpretavano il basket veramente come una metafora della vita». Una lezione di pura filosofia legata alla palla al cesto che è scivolata tra gli aneddoti di vittorie e sconfitte e altre curiosità, compresa la curiosa genesi della maglia della formazione romana. Bianchini si è incentrato sull'importanza del lavoro in palestra per quegli anni. «Si insegnavano i fondamentali - ha ricordato - perché un pivot non è solo un uomo grande, ma deve essere un uomo grande che conosce i fondamentali da pivot». Un insegnamento che a prima vista sembra scontato ma che alla luce della vita cestistica odierna assume ben altra chiave di lettura. «Ora la nazionale italiana - è l'amara riflessione di coach Bianchini - deve ricorrere ai naturalizzati: credo che il libro di Albanese sia la testimonianza migliore di cosa eravamo»
CHARLIE E I DUE FRONTI - Coach Recalcati è un po' più di casa a Vigevano, essendoci passato anche in tempi recenti. «Ho aderito con piacere all'invito degli organizzatori - ha spiegato il tecnico vicecampione olimpico nel 2004 - anche perché ad Albanese si può solo dire di sì. Per me è un'opportunità doppia per celebrarlo. Prima di tutto perché di mezzo c'è Vigevano e per chi ha lavorato nel basket in Lombardia sa quale importanza abbia avuto la città lomellina e quale sia il significato particolare di questa piazza. Poi per Palermo perché, grazie a Stefano Albanese, io uomo di Milano trapiantato in Brianza ho potuto conoscere la gente del Sud e la loro straordinaria ospitalità, fatta di cose semplici. Sulla realtà italiana attuale dobbiamo avere il coraggio di dire che non ci sono più giocatori di livello».
SPINETTI, L'UOMO CHE SCOPRI' ALBANESE - Con l'inconfondibile accento romanesco, Sandro Spinetti ha raccontato la genesi del personaggio Albanese. «Mi spedirono a Palermo per un torneo di basket e vidi questo ragazzo molto alto. Tempo di tornare a Roma e me l'ero portato appresso. Dopo gli anni della Stella Azzurra, entrambi finimmo oltretutto a Cagliari. Poi mi dissero che Albanese era finito a Vigevano: sommerso dalla nebbia perché lo persi di vista! Dopo un po' mi avvisarono che Stefano era entrato in banca e stentai a crederlo dopo i suoi passati quasi bohèmmiene a Roma - ha confidato Spinetti - Quindi la colpa è mia, anche del fatto che siete tutti qui oggi! Di quegli anni ho serbato il grande ricordo e rispetto che avevamo per chi ci aveva preceduto, fossero stati dirigenti, giocatori o club: questo modo di concepire il basket si è purtroppo esaurito negli anni Ottanta. Si è gettato così un patrimonio rilevantissimo anche perché questa è la generazione che permesso il primo forte sviluppo della Pallacanestro Italiana negli anni Sessanta».
LA GENESI DEL VOLUME - Infine, il nostro editore Roberto Bernardini ha riassunto due anni di produzione del libro, tra ripensamenti e materiale che, pur scritto, invecchia. «Stefano, come faccio a darti un articolo in cui c'è scritto che sei dirigente della Pallacanestro Vigevano se intanto la Pallacanstro Vigevano non c'è più? Quante volte - ha spiegato il popolare "Bobospray" - abbiamo modificato foto e testi in funzione di quanto stava accadendo. Un ringraziamento doveroso lo dobbiamo comunque a tutti quelli che a vario titolo hanno collaborato con noi». Un accenno anche alla crescita dei soprannomi di Albanese, che proprio a Vigevano è passato da Aiace a Supremo Aiace in modo quasi leggendario.
DALLA PLATEA - Si è cercato anche di parlare di basket attuale, nelle more della presentazione del volume. Mauro Cerioni, giocatore straordinario e coach, ha voluto introdurre il discorso relativo all'implosione dei players italiani. «Secondo me - ha spiegato Cerioni - le motivazioni stanno anche nel fatto di non aver voluto utilizzare come dirigenti e allenatori persone che hanno scritto pagine importanti del basket italiano». Valerio Bianchini ha evidenziato come «il meccanismo virtuoso si sia interrotto nel 1994. Da allora non c'è più stata una vera gestione del basket e la confusione è totale. A partire da un dilettantismo che è solo di facciata e in cui costruire nuovi giocatori non interessa a nessuno». Dello stesso avviso anche Charlie Recalcati: «Il sistema non favorisce i giovani ma i risultati - ha spiegato - Occorrono regolamenti ad hoc per far crescere i giovani altrimenti si assiste all'attuale "strage degli innocenti”. D'altronde tutto ormai si misura per quantità e non per qualità: noi abbiamo magari il numero maggiore di iscritti al minibasket e ai settori giovanili, ma i giocatori migliori sono altrove». Prima della consegna di una targa a Stefano Albanese da parte dell'amico Marcello Tringali e dei saluti dei suoi numerosi familiari accorsi un po' da tutta l'Italia, la chiusura al direttore Enrico Campana che, a modo suo, fa ripiombare l'attenzione di tutti su Vigevano. «Quest'estate c'è stato un fatto strano, quasi un delitto. La passione di Vigevano, un palasport nuovo che attende solo di essere riempito, la possibilità di un rilancio vero. Ora la realtà è che nel palazzetto nuovo aumento solo la polvere. Cosa si aspetta a ricostruire il ciclo vitale che deve riportare Vigevano bel basket che conta?» Una domanda retorica, la cui risposta purtroppo sta nei fatti di questa estate. Ma questo, forse, sarà spunto per un altro libro