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: Aldo Corno in A2 con Giussano "Ma il movimento è triste"

L''allenatore più vincente del basket femminile italiano festeggia un altro trionfo ma non perde la sua verve polemica sui mali del basket rosa
14.07.2023 13:50 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA PB: Aldo Corno in A2 con Giussano "Ma il movimento è triste"

Aldo Corno è la sua prima promozione dalla serie B alla serie A2?
Veramente è stata la prima volta nella mia carriera che ho fatto la serie B. Mia figlia vive a Giussano e mio nipote fa MiniBasket con la società Basket Team Giussano. Così l’anno scorso mi hanno chiesto se volevo fare il Direttore Tecnico. E’ successo che l’allenatore della squadra femminile ha ripreso a giocare ed hanno chiesto a me di sedermi su quella panchina. Il resto è storia. Una stagione splendida in tutto e per tutto grazie alla voglia di queste ragazze di seguirmi. Ora farò un altro anno o due anche per dare un’organizzazione diversa alla società e poi pensione”.

Già pensione: chi pensa che Corno abbia voglia di smettere, deve fare i conti con la sua voglia e facilità di vincere. Dodici scudetti, sei volte sul gradino più alto d’Europa, 6 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 2 Coppe Ronchetti, 1 Mundialito per club fino al 2003. Poi l’esperienza in Francia allo Challes-les-EauxDove ho avuto modo di lanciare ad alti livelli Rachid Meziane, l’allenatore Campione d’Europa col Belgio femminile. Davvero uno bravissimo”.

Corno prima di parlare di Nazionale, perché avete vinto la serie B?
Perché ho lavorato in una società intelligente, con l’80 per cento delle ragazze nostre, tra i 19 ed i 22 anni. Col mio arrivo abbiamo fatto un investimento sulla loro evoluzione che in effetti c’è stata. Per l’anno prossimo confermeremo sei o sette di loro, la spina dorsale ed andremo a coprire i ruoli di ala piccola, forte e del centro. Abbiamo vinto perché abbiamo difeso bene, abbiamo corso bene ed abbiamo usato qualche trucchetto d’esperienza, come la box and one, che a me non piace molto ma è utile ogni tanto. Vogliamo fare la Aldo Corno Academy ma per ora non abbiamo il campo dunque la cercheremo in un paese qui vicino. Ogni 15 giorni facciamo una riunione tecnica con tutti gli allenatori per far sì che in 2 o 3 anni avremo allenatori nostri formati con i nostri principi di gioco”.

Cosa è cambiato in lei in tutti questi anni di allenamenti e partite?
Prima di tutto è cambiata la mia idea dei rapporti con le giocatrici. Mi sono dovuto abituare alla generazione dei cellulari. I 24 secondi hanno cambiato tutta la pallacanestro rendendola tutta un po' uguale. Quest’anno ho lavorato molto sui fondamentali ed ho visto grandi progressi. Continuo a non fare video sulle avversarie se non di pochissimi minuti, giusto per dare qualche idea. Noi partiamo dall’idea che una buona pressione difensiva possa lasciare pochi secondi alle avversarie per tirare e quindi non fare quello che vogliono loro ma quello che vogliamo noi”.

Restiamo sui cambiamenti: giusto 20 anni fa lei ha lasciato la Nazionale. E’ cambiato qualcosa?
Assolutamente no. Sento sempre gli stessi discorsi dopo un fallimento, come lo fu il mio quando non ci qualificammo per l’Europeo e mi dimisi. L’unica cosa che si fa è cambiare l’allenatore, ogni volta senza un pensiero dietro: uno duro, poi uno buono, poi uno così così, poi un signore come Lino Lardo. Il prossimo chi sarà? Un altro che viene dal maschile?. Ho sempre detto che quello che non funziona è il sistema nella sua generalità. E poi anche allenatori e giocatrici hanno grandi responsabilità. Tutte o molte hanno un buon ball-handling ma non vedo mai una penetrazione o un arresto e tiro fatto con la mano sinistra. O un tiro in sospensione. Perché? Non si insegna più? Ci mancano le lunghe quelle vere, per competere con il livello europeo non per l’Italia dove quelle che ci sono vanno benissimo”.

La questione fisica però non riguarda il fatto che come popolazione siamo più piccoli di altri?
In parte. In parte dipende dal fatto che non le cerchiamo, e se le troviamo non le alleniamo come si deve. E poi la cosa più importante secondo me è un’altra: siamo un movimento mediocre, da terza fascia. Dobbiamo assimilare questa condizione e metterci a creare giocatrici vere per l’alto livello. Fateci caso: tutte le Nazionali che contano hanno un quintetto vero, di giocatrici importanti. Noi una o due a voler essere buoni. La verità è che da questa situazione non ci muoveremo mai finchè del basket femminile continuerà a non fregar nulla a nessuno”.