Biella: Minessi, un ritorno da star

BIELLA - Per uscire con gli occhi lucidi da una palestra vuol dire che li dentro c'è davvero qualcosa di speciale. Qualcosa che va oltre a un pallone. E ieri molta gente ci è andata vicina alle lacrime di gioia. Quando Marco Atripaldi in una presentazione informale ma ricca di sentimenti ha presentato Nicola Minessi la gente ha intonato un improvvisato «ooh» e ha alzato le mani al cielo. Sembrava che l'Angelico avesse appena annunciato Michael Jordan. «Finalmente un giocatore che già conosco», urla un pensionato indicando il numero cinque. A Nicola sarà iniziato a battere il cuore forte forte e poi, lasciando tutti di stucco, si è inginocchiato per terra e ha baciato il parquet. Come dire, questa è la mia terra. Un gesto di attaccamento senza precedenti, che la gente ha approvato: «E' questo ciò che vogliamo dalla nostra squadra», dice Giovanni, uno che non manca mai al richiamo del popolo rossoblu. Ieri erano in tanti, come non mai. Più dell' anno scorso e probabilmente è stato battuto ogni record da quando esiste la Pallacanestro Biella. Alla faccia di chi diceva che il pubblico era rimasto scottato dalla sofferta salvezza della passata stagione. La passione è rimasta immutata, la voglia di basket invade le vene, i tifosi non solo hanno perdonato il campionato storto dell'altro anno, ma sono carichi come una molla. E la campagna abbonamenti sta andando a gonfie vele, ieri è stata superata quota 1100 tessere staccate. Alle 17, ieri pomeriggio, il piazzale del palasport di via Pajetta ha iniziato a intasarsi, un brulichio di auto e poi tutti verso i seggiolini blu. Più passavano i minuti e più si riempivano anche le fila più alte della tribuna. Totale: ci saranno stati oltre 700 spettatori per un allenamento, forse pure 800. «Perché non l'hanno fatto al Forum?, dice una signora bionda nel vedere tutta quella gente che è andata per vedere il basket ma anche per incontrarsi. Le solite famiglie, ma anche tanti pensionati, i bambini che si rincorrono e le mamme che si danno i baci. Questa è davvero una grande famiglia. E oggi Nicola Minessi si sente un po' lo zio di tutti. E' riuscito a strappare più applausi persino degli americani. Ma oltre ai decibel, qui non c'è nessuna sfida: «E' la squadra che volevamo», dice sempre il solito pensionato. «Quella che ci farà soffrire, che faticherà con tutti, ma che si salva mettendoci il cuore e la faccia», dice poco distante un altro signore. Tra la gente, a pochi metri, c'è anche lo sponsor Alberto Angelico, fratello minore di Massimo: «Quanta gente, abbiamo battuto il record...». Poi si morde la lingua, ma era chiaro: intendeva i seicento di Cantù.
Stefano Zavagli