Tre anni dopo, senza Kobe Bryant

Tre anni dopo, senza Kobe Bryant
© foto di SAVINO PAOLELLA

Per chi ha il cuore nella pallacanestro, ma immaginiamo anche per il cuore di tutti gli sportivi del mondo, il 26 gennaio sarà per sempre un giorno speciale della memoria. L'idolo, il campione, l'esempio per tanti bambini e giovani non sopravviveva allo schianto dell'elicottero su cui viaggiava in una nebbiosa mattina losangelina contro una collina nell'area di Calabasas, in California.

26 gennaio 2020. Battono le agenzie, viaggia velocissimo il tam tam dei social di tutto il mondo: "la leggenda del basket è morta a 41 anni insieme alla figlia 13enne Gianna e agli altri 7 passeggeri a bordo di un elicottero precipitato." Alle 9.47 ora locale (le 17:47 in Italia) si registra la chiamata al 911 in cui veniva segnalato un potenziale disastro, con conseguente incendio. Passeranno circa tre ore prima della conferma della sua presenza a bordo.

Vanessa non c'era, non era con lui per un patto fra coniugi di non volare mai insieme sullo stesso elicottero. Nei giorni seguenti raccontare le manifestazioni di compianto e affetto in tutto il mondo come se a troppi di noi fosse venuto a mancare un parente strettissimo, è stato per noi un esercizio di dolore e di pietà che non ci saremmo mai immaginato.

Poco meno più tardi di un mese e dopo i funerali svolti in forma privata, il 24 febbraio 2020 Kobe Bryant e sua figlia Gianna sono stati ricordati con una cerimonia pubblica allo Staples Center di Los Angeles. "Una celebrazione della vita", nelle parole della moglie Vanessa, che ha scelto la data non in modo casuale: 20, come gli anni di carriera NBA di Kobe. 24, come il numero della sua maglia. 2, come il numero di maglia di Gianna.

Quello che ci colpisce è che stiamo parlando di un uomo di 41 anni nel pieno della sua seconda vita, senza dimenticarsi nemmeno per un minuto della prima che aveva fornito alla sua intelligenza la costante voglia di qualcosa di più - chiaramente nel suo caso non in senso materiale - e della facilità con cui era sempre disponibile con tutti. Questa sua valenza pubblica positiva e le tante immagini che lo ritraggono ce lo fanno sentire ancora vicino, e anche stavolta non mancano i tributi di affetto per un grande campione. Ciao, Kobe.