Metti un Braida negli ingranaggi della Tezenis Verona

Fonte: L'Arena
Metti un Braida negli ingranaggi della Tezenis Verona

Ha cominciato con i test di forza per "individuare" e conoscere ogni giocatore dal punto di vista fisico, «per conoscere la "carrozzeria"». Da oggi, nel corso del ritiro della Tezenis a Pinzolo, Giacomo Braida dedicherà i primi giorni «a capire il "motore" dell'atleta, le sue qualità metaboliche per poi stilare un lavoro personalizzato», il tutto in piena sintonia con coach Garelli. «Se sono qui - riferisce il nuovo preparatore atletico della Tezenis - è perché me l'ha chiesto Gigi, con il quale ho collaborato nella stagione scorsa a Udine. Poi, è chiaro, mi ha fatto piacere la telefonata di Andrea Fadini, lui faceva il dirigente a Udine quando io giocavo».
È stato giocatore?
«Roba da B2, ho girato l'Italia nelle serie minori, ero una guardia-ala, poi mi sono messo a lavorare nella palestra di papà e, contemporaneamente, ho cominciato a fare il preparatore atletico e, parola grossa, giocare».
Preparatore da quando?
«Dal 1995. Ho cominciato in C2, poi sono entrato nel settore giovanile della Snaidero, ho avuto una parentesi in A1 con Frates nel 2001-2002, poi sono tornato con i giovani, ancora in C1 e C2, poi ho smesso completamente nel 2008 e ripreso l'anno scorso con Garelli».
Il basket è sport di squadra, ma l'allenamento è sempre più individualizzato.
«Assolutamente, è così. Questo periodo di conoscenza e adattamento servirà per individualizzare la preparazione di ogni giocatore».
Il primo impegno ufficiale sarà il doppio turno con Venezia per la Coppa Italia.
«Utilizzeremo le due partite come avvicinamento al campionato. Saranno partite normali dove proveremo a vedere le cose che interesseranno a Garelli, senza adattare la preparazione alla Coppa Italia».
Qual è l'obiettivo di un preparatore atletico in un campionato?
«Quello di tutti è mantenere una forma fisica al top per il periodo più lungo possibile, cosa che è molto, molto difficile. Andrebbero evitati i picchi di migliore forma in alcuni periodi dell'anno. È meglio mantenere una linea costante più alta possibile».
Se poi ci fossero i play off?
«La preparazione inciderebbe, ma lì si andrebbe, soprattutto, per inerzia, per condizione psicofisica, per energie nervose. Mi rifaccio a quanto detto da Garelli: procediamo per step, prima pensiamo a metterci alle spalle due squadre, poi altre sei, poi vedremo».
Si regola in modo diverso con gli americani?
«Per la mia esperienza, c'è qualcosa da adattare. Gli americani sono abituati a fare certe esercitazioni in sala pesi e in campo, mentre gli italiani sono più classici nel tutto. C'è solo da adattare la situazione a quello che un americano sa fare meglio, non tanto per andargli incontro, quanto per fargli fare quello che sa fare meglio. L'anno scorso a Udine, ad esempio, Jason Williams non usava tanto i sovraccarichi, preferendo fare più tempo libero con manubri e clave e allora perché imporgli panca o altri esercizi?».
La Tezenis ha un solo «vecchio», Vukcevic.
«E poi giocatori come Porta, Boscagin, Banti intorno ai 28 anni, non vecchi, ma che ne hanno già viste di tutti i colori. Ci potrà essere chi è più o meno usurato dal punto di vista fisico, ma credo che ci sia tutta gente allenabile».
La "settimana tipo" cosa prevede?
«In linea di massima, due volte alla settimana, al martedì e giovedì, un lavoro individualizzato di squadra. Poi, però, c'è il lavoro individualizzato per ogni singolo giocatore: chi è deficiente in certe cose, dovrà lavorare su quelle non solo le due-tre volte che saremo insieme, ma anche da solo. C'è poi, sempre, una componente di lavoro metabolico associato a esercizi con la palla guidati da Garelli, durante i quali io detterò i ritmi».
Quanto è importante la preparazione atletica nel basket di oggi?
«Vado controcorrente e contro il mio ruolo: stiamo dando troppa importanza alla preparazione atletica. Per tanti anni ho lavorato nei settori giovanili e vedo che i ragazzi saltano, schiacciano, fanno volteggi in area, ma poi se gli dai la palla in mano, non fanno canestro. Stiamo esasperando un po' troppo e se andiamo avanti così succederà veramente che non faranno canestro anche con un metro libero davanti».

Renzo Puliero