Toni Cappellari e il mercato dell'Olimpia Milano

Lo storico ex dirigente biancorosso a tutto campo, da Banchi a Repesa, dagli addii alla curiosità per Cinciarini
31.07.2015 12:00 di  Alessandro Luigi Maggi   vedi letture
Toni Cappellari e il mercato dell'Olimpia Milano

Quando hai vissuto ogni passaggio dell'Olimpia Milano che fu, da Bogoncelli e Rubini sino a Gabetti (passando per l'offerta di Silvio Berlusconi) significa che sai come si fa. Come si fa a vincere, a creare i presupposti di un successo. Ecco perché, quando si parla di Luca Banchi, Toni Cappellari inquadra subito la base di un divorzio: «Ha gestito bene la stagione, in tutto il suo corso. Ma non aveva la fiducia della società, non aveva chi alzava un muro di cemento armato a protezione del suo lavoro. L'agente di turno, quando aveva qualche problema, saliva direttamente al piano di sopra. E lui, nei playoff, è andato in "bambola"». Semplicità, nessun giro di parole. Ma è ora di andare oltre, e una serata d'azzurro vestita al PalaTrento può essere l'occasione per tirare le somme sul mercato di casa Olimpia Milano. Da poche ore è emersa la voce Robbie Hummel (ora ufficiale, ndr), Cappellari non ha bisogno di altro: «Uno squadrone, come nell'anno appena concluso. Milano ha giocato sempre molto bene, ma ha fallito tutte le gare decisive, ovvero le finali di Supercoppa e Coppa Italia, e la semifinale playoff con Sassari». Da qui la scelta Jasmin Repesa: «Può dare maggiore consistenza, in abbinata con Cinciarini che è più play di Ragland». Ragland, non Hackett, si badi bene: «Daniel è una guardia, che può spendere minuti da play. Ma da solo, questo no». E arriviamo ai grandi addii. Partiamo da Daniel: «E' un giocatore valido, che va diretto e curato. La sua esperienza milanese mi pareva giunta al termine per tante ragioni». Samardo Samuels: «E' un pivot basso. A "culate" e "spallate" sapeva farsi valere in Italia, ma in Europa trovava gente di quindici centimetri più alta, e il discorso cambiava non di poco. Certo, prima di lasciarlo andare via ci avrei pensato un attimino in più…». Infine Nicolò Melli: «E' un potenziale campione, un giocatore da scudetto. Ma in questa stagione non è cresciuto. Ha scelto il Bamberg perché voleva giocare».

Dal passato al presente, ricco di cambiamenti. La sensazione è che la parola d'ordine, ora, sia diversità. Dopo due stagioni in cui sono stati costruiti roster lineari, con due elementi chiari per ruolo, in questa sessione qualcosa è cambiato. Basti pensare ad ali/pivot come McLean e Macvan: «E' vero. L'anno scorso c'erano due centri, due ali forti e così via. Ora ci sono elementi che possono giocare in più ruoli, come richiesto da Repesa. Perché questa volta il mercato è stato fatto secondo i dettami del coach». Ma si è rinunciato ad un vero pivot, Lawal a parte: «A Repesa è capitato spesso in passato, vedremo che soluzioni adotterà». Il giocatore chiave? «Difficile dirlo, voglio prima vedere la squadra all'opera. Ma Cinciarini mi stuzzica molto». In una serata d'azzurro vestita al PalaTrento, pare che la cosa stuzzichi molto anche Simone Pianigiani.