FORST, il pagellone: Calathes il messia, Darden la stella, Dowdell la mente

Croato contro croato, non è uno scioglilingua ma forse il duello che più determina l'esito del match (Pilepic-Simon), JaJuan Johnson azzanna Milano ma viene messo in gabbia da McLean.
11.01.2017 13:16 di  Alessandro Palermo   vedi letture
FORST, il pagellone: Calathes il messia, Darden la stella, Dowdell la mente
© foto di Foto di Francesco Iasenza

La FORST Cantù tiene testa all'EA7 Milano per tre quarti, poi i campioni d'Italia in carica salgono di tono e vincono il derby numero 158 con autorità (leggi QUI la cronaca). Di seguito le pagelle dei padroni di casa (clicca QUI per le pagelle dell'Olimpia):

ACKER, voto 4.5
Un paio di assist sontuosi, nel buio dei 13' in cui ha tenuto il campo. O meglio, non ha tenuto niente. Troppo forte gli avversari di fronte, la carta d'identità ed il suo fisico ci dicono che certe partite sono anche troppo per un veterano come lui. Chiude con 0 punti (0/4 al tiro) e -1 di valutazione, che dicono molto di quanto (non) abbia influito nel derby.
ALLA CANNA DEL GAS.

PARRILLO, s.v.

Due minuti inutili, dai quali non possiamo trarre un giudizio. Però, se avesse messo quella bomba da metà campo, sulla sirena di fine primo tempo, gli avremmo dato dieci in pagella, anzi forse undici. IDOLO A PRIORI.

LAGANA', s.v.

Entra soltanto per giocare circa cento secondi del terzo quarto, se a Parrillo non potevamo dare un giudizio a Laganà peggio ancora. Tuttavia sono bastati poco meno di due minuti per capire che non ha ancora recuperato - anche mentalmente, non soltanto fisicamente - il ritmo partita. Gestisce due palloni e Desio trema. Un po' teso e molto confuso, sembra non sapere a chi darla. Non ce la sentiamo di dargli un voto proprio per il poco impiego ma anche perché la sua confusione è comprensibile, visto che viene buttato nella mischia nel periodo in cui Milano è un rullo compressore (10-28 di parziale). SPAESATO.

PILEPIC, voto 5 -

In attacco punge poco, a differenza di altre volte in cui ha saputo essere velenoso per le difese avversarie. Dopo un ottimo avvio di campionato, non viene da un momento personale felicissimo. Nella partita più importante dell'anno lascia la sua arma migliore a casa, il tiro da tre punti (0/3). Subisce 4 falli, sintomo che è temuto quando ha la palla in mano, ma ne commette 5. Croato contro croato, non è uno scioglilingua ma forse il duello che più determina l'esito del match. Duello che viene vinto nettamente da quello nato a Zagabria. Un marziano in stato di grazia che fa impazzire il canturino, facendogli venire pure gli incubi, oltre che a mandarlo fuori per falli. Non gli va tanto meglio neppure con Dragic, con lo sloveno sugli scudi sia in difesa che in attacco. Non ci andiamo giù pesanti con il voto perché Simon e Dragic non sono mai stati così letali insieme come nel derby. Sarebbe stato difficile per chiunque. SERATACCIA.

CALATHES, voto 7.5

Il lungo americano naturalizzato greco si portava con sé tanta panchina al Panathinaikos, che poteva penalizzarlo nelle prime uscite con la nuova maglia. Poteva perché l'esordio è stato ottimo ma una rondine non fa primavera. Tuttavia, c'è la possibilità di vederlo dominare nel nostro campionato per stazza e per la sua mano educata, quasi fatata per uno del suo ruolo. Se contro i più forti d'Italia gioca una partita su questi livelli, le altre squadre di Serie A possono soltanto incominciare a tremare. Massiccio e spigoloso per gli avversari, nonostante la mole sa essere rapido nei movimenti, oltre che rapido anche nel tiro e nel rilascio del pallone. Coach Bolshakov si sfrega le mani, Cantù se lo gode. Chiude con numeri da sogno per un esordio: 19 punti (5/8 da due, 2/2 da tre e 3/4 ai liberi) in 28', 8 rimbalzi, una stoppata, 24 di valutazione ed il plus/minus migliore della squadra (+9). Meglio di così... il giocatore che serviva a Cantù. MESSIA.

CALLAHAN, voto 6

Lontano dal top della forma, il capitano stringe i denti ma incide poco sulla partita. Undici minuti in campo, dove comunque sa farsi sentire in difesa. Una scena, emblematica, ci è saltata all'occhio particolarmente: Abass entra in campo e viene coperto di fischi, alla prima azione difensiva si prende una tranvata proprio da Callahan mentre effettua il blocco. Gli Eagles esultano. Un fatto che può sembrare forse banale ma che è allo stesso tempo ci fra drizzare le antenne. La curva canturina, a suo modo, ha salutato il passaggio di consegne tra i due. Il vecchio capitano ha spezzato i cuori degli ultras, trasferendosi ai rivali, gli stessi ultras che oggi hanno trovato la loro nuova bandiera. Craig Callahan, ex Varese, ma questo non importa ai tifosi biancoblù. SIMBOLO.

KARINIAUSKAS, voto 4.5

Ci sarebbe bisogno di lui ma in quei 6' in campo è come non averlo. BOCCIATO, ANCORA.

DARDEN, voto 7.5

La classe non si compra al supermercato e non te la regala nemmeno Babbo Natale. Con la classe nel sangue si nasce. Sa essere letale su tutti i lati del campo: difesa, attacco, è tarantolato. Segna 17 punti (7/12 dal campo), cattura 5 rimbalzi e serve 4 assist. Forte anche in difesa, dove morde gli ospiti in più frangenti: 3 palle recuperate (che cancellano le 2 perse) e 2 stoppate, per 23 di valutazione. Alla faccia di quello a fine carriera. Un classe '81 che gioca oltre 35 minuti di media, con questa intensità, è da blindare anche l'anno prossimo. Il nostro campionato ha bisogno di questi giocatori. STELLA.

DOWDELL, voto 6/7

Molto bene nel primo tempo, meno nella ripresa, nonostante le statistiche non dicano lo stesso. Chiude i primi venti minuti con 2 soli punti a referto ma ben 4 assist, oltre ad essere colui che imposta sempre ad hoc la manovra canturina. Dopo l'intervallo perde un po' la bussola - a causa della tempesta milanese nel terzo quarto - e Cantù ne risente. Chiude comunque con buonissimi numeri: 14 punti (5/9 al tiro), 7 assist, 4 falli subiti e 3 rimbalzi, per 23 di valutazione.
LA MENTE.

JOHNSON, voto 6.5

Schiacciate, pugni al petto, urla di gioia. JJJ è un uragano di emozioni, di grinta e di talento. Azzanna Milano come nessun altro era riuscito fino a questo punto del campionato, e lo fa con ferocia. Primo tempo da star: 15 punti (5/8 al tiro), 3 schiacciate, 3 rimbalzi e 17 di valuatazione. Poi, finalmente, Repesa capisce che Raduljica non può far niente contro il "Demone di Indianapolis" e piazza quel "toro" di McLean sul diamante di Cantù. Risultato? Da quel momento in poi - nei restanti venti minuti - Johnson segna soltanto 5 punti (2/7 al tiro), prende un misero rimbalzo e perde due palloni.
UNA TIGRE IN GABBIA.

COACH BOLSHAKOV, voto 6.5

Arrivato lui, lo splendido tifo canturino è tornato protagonista, oltre che a beneficiarne la squadra ovviamente. Ha riportato l'entusiasmo a Cantù, e dire che faceva l'insegnante di ginnastica. Preara bene la partita e per 20' mette sotto Milano, poi lo strapotere degli ospiti prende il largo. COMANDANTE.

Pagelle a cura di Alessandro Palermo,
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