Ranking mondiale, Italia che tonfo!

Dopo la mancata avventura nei mondiali in Spagna la nazionale azzurra perde 15 posizioni nel ranking FIBA
Fonte: Mario Arceri - wwww.marioarceri.it
Uno scorcio del ranking FIBA
Uno scorcio del ranking FIBA

In un solo colpo giù di quindici posizioni: dal 21° al 36° che, nello sport globalizzato, è posizione da terzo mondo, con tutto il rispetto per quest'ultimo. Quello realizzato dall'Italia grazie alle aride cifre del post-World Cup è stato un tuffo acrobatico scena aver più trovato la rete al termine del volo. L'Italia è anche scesa al 14° posto nel ranking europeo, vanificando quel piccolo recupero realizzato lo scorso anno con l'ottava moneta guadagnata all'Eurobasket sloveno.

I numeri penalizzano drammaticamente (e la riflettono più o meno fedelmente) la situazione della nostra pallacanestro. Il ranking viene ricalcolato progressivamente dopo ogni competizione internazionale e tiene conto dei risultati ai Giochi olimpici, ai Campionati del Mondo (ora World Cup) e Campionati continentali negli ultimi otto anni, e sarebbe il caso che venisse esteso anche ai risultati delle diverse qualificazioni. 

L'Italia ha dunque perso i punti guadagnati al Mondiale di Saitama nel 2006 e il prossimo anno scenderà ancora - a meno di un buon risultato all'Eurobasket 2015 - perché dovrà cedere...

anche quella manciata di punti derivanti dal nono posto di Madrid 2007. Dopodichè, assente in Polonia, nei bassifondi in Lituania, assente ai mondiali in Turchia e in Spagna e ai Giochi di Pechino e di Londra, la classifica si contrarrà ulteriormente e solo un'impresa a Lilla (se ci arriveremo) potrebbe frenare l'irresistibile tendenza al ribasso, in una sorta di deflazione sportiva che - magra consolazione - sta penalizzando tutti gli sport di squadra italiani ad eccezione della pallanuoto.

Se può consolare, va meglio la Nazionale femminile che è appena 28ª, quindi otto posizioni più in alto dei colleghi maschi, e dodicesima in Europa, lasciandosi alle spalle scuole tradizionalmente importanti come Serbia, Slovacchia, Polonia, Germania, Belgio, Svezia ed Ungheria. Deve però ancora attendere l'esito del Mondiale che si inizierà in Turchia tra pochi giorni e che determinerà un nuovo terremoto nella classificazione, che penalizzerà le azzurre, assenti, ma con danni più limitati.

Rep. Ceca, Spagna, Francia, Turchia, Bielorussia, che partecipano al mondiale, già ci precedono, come pure tutte le altre extraeuropee ad eccezione del Mozambico. E' certo che la Serbia ci scavalcherà, il Mozambico, attualmente a 17,4 punti di distanza, in 38ª posizione, potrebbe anch'esso superare l'Italia che ha 34 punti e che con il discreto Europeo disputato lo scorso anno aveva guadagnato due posizioni.

Tra i maschi il salto più lungo l'ha realizzato il Senegal (+11), il  tonfo peggiore l'Italia (-15) davanti al Giappone (-11). Gli azzurri raccolgono ora la miseria di 23 punti, e il dato ha scatenato reazioni e commenti sul web. Va però precisato che molti dei Paesi che ci precedono (Portorico, Angola, Iran, Messico, Rep. Dominicana, Gran Bretagna, Tunisia, Nigeria, Uruguay, Corea, Giordania, Venezuela, Senegal, Filippine, Macedonia, Panama, Libano e la stessa Finlandia) non possono essere considerati realmente superiori all'Italia. La Gran Bretagna gode della partecipazione ai Giochi di Londra in qualità di Paese organizzatore, con Germania, Macedonia e Finlandia ce la battiamo, le altre, le extraeuropee, godono dei punti guadagnati nei rispettivi campionati continentali e della qualificazione ad Olimpiadi e Mondiali nei quali occupano stabilmente gli ultimi posti.

In realtà, il ranking vero è quello che riguarda l'Europa. Fuori gioco gli Usa, in calo l'Argentina (ma in crescita il Brasile),  le stesse Australia, Nuova Zelanda e Canada sono alla nostra portata: realisticamente, dunque, la nostra collocazione nel mondo dovrebbe essere tra il 15° e il 18° posto.

Tuttavia, il mancare puntualmente i due eventi più importanti dopo l'exploit dell'argento di Atene (eravamo saliti al terzo-quarto posto del ranking mondiale, tenendo conto che avevamo un tesoretto costituito dal 2° posto di Barcellona nel '97, del sesto ai Mondiali del '98, dell'oro di Parigi, del quinto posto ai Giochi di Sydney, del 9° agli Europei di Istanbul, del bronzo di Stoccolma e infine, appunto, della seconda moneta ad Atene) ci ha portati a precipitare rapidamente in posizioni di coda sicuramente inadatte ad un Paese che ha fondato la Fiba.

Stabilito questo, resta il fatto che il tonfo è stato fragoroso, tanto più che non si riflette assolutamente a livello giovanile dove, dopo il secondo posto europeo dello scorso anno, quest'anno siamo scesi al quarto-quinto mantenendoci comunque vicini a un vertice che vede in crescita Francia, Serbia e Turchia tra i maschi, Francia e Russia tra le femmine e in lieve declino la Spagna.

Da chiedersi dunque come e perché i nostri "forti" giovani declinino paurosamente una volta raggiunta la maggiore età, passando repentinamente dalla cura attenta dei tecnici federali al disinteresse totale delle società maggiori. La risposta sta già nella formulazione di quest'ultima frase: privilegiando all'esasperazione l'impiego degli stranieri, togliendo quasi totalmente fiducia ai nostri ragazzi, l'esito è questo, sottolineato peraltro dai pessimi risultati che si ottengono nelle Coppe europee e, dunque, perdendo progressivamente di competitività con i club a livello continentale, qualcosa che stiamo vedendo anche negli altri sport di squadra, ad eccezione, anche qui, della pallanuoto.

Le responsabilità sono dunque ben individuate, ma ciò non toglie che appare ormai indispensabile una presa di coscienza collettiva. Il prestigio della pallacanestro italiana e la sua credibilità sono patrimonio anche delle società di vertice, alle quali (e alle Leghe, anche per giustificare il loro ruolo e la stessa esistenza) vanno chieste con fermezza un'analisi seria e una valutazione migliore di politiche e strategie sociali. I migliori testimoni, anche nella fantasia degli appassionati, sono i Datome, i Gentile, i Gallinari, i Belinelli, non certo i dozzinali stranieri che, per la maggior parte, affollano i roster dei club maggiori.