Fip, LBF, Allenatori ed Uffici stampa: mala tempora currunt

I rapporti tra giornalisti ed allenatori è logoro come non mai; la LBF comunica solo con chi le pare ed intanto il razzismo deborda dagli spalti
20.03.2024 08:28 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Fip, LBF, Allenatori ed Uffici stampa: mala tempora currunt

Da qualche tempo gli allenatori di basket, seguendo un po' “La mala educaciòn” (film di Pedro Almodovar del 2004) dei colleghi del calcio, hanno preso a rispondere alle domande dei giornalisti in modo sgarbato e decisamente maleducato. Di esempi ce ne sono tanti e non è il caso di ripeterli qui per non dare troppa importanza a costoro. Quello che si rileva da questi comportamenti è un nervosismo eccessivo, una insicurezza dei personaggi che invece che offrirsi al confronto si chiudono in loro stessi e si sentono attaccati come se uno volesse prendere il loro posto.

Certo che a molti colleghi, me per primo, piacerebbe guadagnare le cifre di alcuni allenatori di basket o di calcio, ma questo non vuol dire né che ci sia invidia né tantomeno che un collega li voglia mettere in difficoltà. Fare domande rientra nel mestiere del giornalista che deve rendere conto al pubblico, oltre che al suo direttore, del perché fa quel lavoro lì. Aiutare la gente a capire cosa è successo: e chi meglio del coach può aiutare a capire? Ma se ogni volta deve diventare una battaglia personale perché una domanda non piace o viene posta in modo che non aggrada allora facciamola finita con le conferenze stampa.

Anche perché la maggior parte ormai sono tutte uguali:” Innanzitutto voglio fare i complimenti agli avversari che ci hanno messo in grande difficoltà. Noi abbiamo sbagliato qualcosa nei primi due quarti poi siamo usciti alla distanza ed abbiamo trovato i nostri giochi ed il nostro ritmo. Il nostro pubblico come sempre ci ha aiutato moltissimo dunque grazie anche a loro (a chi al pubblico? Allora grazie a lui. Oppure ai tifosi ed allora va bene loro). Come sempre tutto parte dalla difesa e quando abbiamo stretto la nostra difesa non concedendo tiri facili la partita è svoltata. X? No, non parlo dei singoli lo sapete”. X in quella partita ha segnato 35 punti, 11 rimbalzi, 5 assist, 6 falli subiti, 10/10 ai iberi, direi normale che un giornalista chieda un pensiero al coach. Ecco questo è un ciclostile come si diceva una volta che si può applicare ad ogni coach che ha vinto, basta cambiare nome, numeri e date e poi va bene per tutte le occasioni.

Se ha perso il coach in genere dice :”Dispiace aver perso così perché avevamo preparato bene la partita, loro sono più forti lo sapevamo ma in campo credo che tutta questa differenza non si sia vista. Peccato ad un certo punto avevamo la palla buona per superarli l’abbiamo sprecata e da lì la…non ci ha più permesso di giocare come sappiamo…”. Più o meno. Domande? No meglio di no.

E soprattutto guai a chiedere la situazione infortuni durante la settimana: ”Taci! Il nemico ci ascolta! Dicevano “quelli” ormai 90 anni fa… ”Non vogliamo dare un vantaggio agli avversari e fargli preparare la partita sulla nostra/e assenza…”. Una lettura – che appare più credibile visto il livello – è quella che dice che è un modo per mettere le mani avanti in caso di sconfitta. Nessuno dirà mai “Abbiamo perso perché mancava Y” però magari dirà “Ad un certo punto le rotazioni corte ci hanno penalizzato in termini di quantità e qualità”. Però anche qui :Uffa…..

Il concetto della stampa nemica o perlomeno non amica è una delle fesserie più clamorose che io conosca. I giornalisti sono lì per capire e quindi cercare di spiegare. Le domande abbiamo detto sono funzionali, un dibattito, una discussione ci può anche stare per carità. Così come ci stanno le reciproche simpatie tra allenatori e giornalisti, è umano, Ma devono scomparire il più possibile quando si lavora. L’idea di sentirsi subito offesi da parte dei coach è una cosa sgradevole. Ci sono colleghi che non sanno porgere le domande nel modo giusto? Può darsi. Questo però non giustifica certe risposte aggressive o cafone come ultimamente abbiamo visto nel mondo del calcio e del basket. E guarda caso sono sempre gli stessi a comportarsi così. La credenza di sapere tutto, di ritenersi i soli depositari della verità è molto antipatica. Salvo poi confidarsi con una cricca di amici giornalisti che vengono ritenuti dei “pari” perché la pensano come lor signori. Nulla di male in questo ci mancherebbe. Però non è un principio di equità ed è del tutto contrario a quel che accade in altri posti del mondo. La stampa che può capire e dunque spiegare è un vantaggio per tutti.

Cambiando completamente argomento e per chiudere. Uno: si può conoscere la persona che “inventa” le formule dei campionati dalla A2 maschile e femminile in giù? Ci sarebbero alcune domande, educate e civili da fare.

Due: l’ufficio stampa della Lega Basket Femminile fa distinzioni tra amici o innocui, del Presidente Protani, e nemici dello stesso. Con una presunzione che è pari solo alla mia. Però loro ignorano il principio che un ufficio stampa dovrebbe essere a disposizione di tutti. Poi i favori si fanno agli amici evidentemente. Ma alle domande correnti, diciamo così, si dovrebbe rispondere a tutti. Invece è più importante glorificarsi su FB per aver fatto delle telecronache raccontando le lacrime, le emozioni, il batticuore e quant’altro di retorico sia possibile, che fare un certo tipo di lavoro.

Dunque bene così, andiamo avanti con questo movimento “in crescita”. Anche perché ad occuparsi di basket femminile tutti i giorni 365 giorni l’anno a livello nazionale siamo pochi, forse ci contiamo sulle dita di una mano. Non dico che andremmo aiutati, ma almeno non messi con i bastoni tra le ruote. E poi: Presidente Protani quando dice che il movimento femminile è tutto schierato, anzi disteso a favore del Presidente -   come un tappeto di leopardo e come sembra essere lei ogni volta che parla del Presidente, ho detto sembra e lo ripeto sembra -  è davvero certo di quel che dice? Indizi e non voci da bar o della piazza – che pure in certe occasioni non vanno trascurate - sembrano raccontare ben altro, ma vedremo, forse ha ragione lei.

A proposito: che fine ha fatto il Presidente dei Presidenti, Giovanni Petrucci? E’ da un po' che non esterna. Le cose alla Salernitana non vanno benissimo, possibile che un uomo così onnipotente come lui che ha fatto “così bene” alla pallacanestro italiana, non riesca a salvare la squadra granata?

PS: domenica 17 un altro episodio di razzismo nei confronti di un ragazzo di 14 anni che arbitrava ProPace Mortise-Olimpia Camposanpiero, U13 Veneto. Da una lettera pervenuta agli uffici della Fip, si rileva che i genitori della squadra ospite avrebbero tenuto “atteggiamenti di tifoseria scorretti con frasi di incitazione all’odio razziale, alla violenza ed antisportivi nei confronti di atleti ed arbitro, ragazzini di 12 e 14 anni”.

Se fosse tutto vero – non ho motivo di mettere in dubbio la parola di chi ha scritto la lettera ma bisogna attendere gli esiti dell’indagine della Fip, perché ci sarà un’indagine vero? – che gente è questa che ancora adotta simili comportamenti? Da dove viene, che retroterra ha e soprattutto perché è ancora ammessa alla visione di attività sportive nella Repubblica italiana? Adesso sì è il momento di chiudere, mandando un grande abbraccio ed una forte stretta di mano a Sado, il giovane arbitro vittima di questa violenza inaccettabile.