La vittoria della Spagna agli Europei può insegnarci qualcosa

Analizzare con cura i dettagli che ci hanno impedito di vincere gli Europei è doveroso, in attesa dell'OQT
23.09.2015 12:34 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
La vittoria della Spagna agli Europei può insegnarci qualcosa

"Bisogna vincere e vinceremo": così cantava festosamente Renzo Arbore in "La vita è tutta un quiz" della trasmissione-cult Indietro tutta. E il Giovanni Petrucci protagonista della presentazione della nuova stagione 2015-16 della Lega Nazionale Pallacanestro, non si è sottratto alla morale del "fino a quando non vinciamo": “Siamo partiti per vincere. E’ stato un risultato dolce-amaro, ma abbiamo battuto la squadra che ha vinto l’Europeo e stavamo per battere l’altra finalista. Io sono sereno e soddisfatto, anche perché mai c’è stato tanto interesse per un Europeo di basket. Certo per andare a Rio ci dovremmo confrontare con dei colossi, dovremmo scalare montagne”. Lodevole.

I rumors dicono che Petrucci abbia rinnovato fiducia completa nello staff di Pianigiani e del C.T. stesso. Grande cultore dell'aspetto difensivo e parossistico del fondamentale in sede di allenamento, Simone Pianigiani ha saputo fare violenza ai suoi principi avendo verificato di avere a disposizione uomini più brillanti in attacco che nella propria metà campo. Un aspetto che non ha colpito esaltatori e detrattori del tecnico senese nei commenti di questi giorni: l'Italbasket 2015 è stata la squadra meno pianigianesca della carriera di Simone. Aver lasciato libertà ai vari Belinelli, Bargnani e Gallinari di recitare spesso a soggetto dovrebbe aver messo delle basi da disciplinare, per rimediare ai tanti piccoli dettagli che hanno escluso la Nazionale azzurra dalla possibilità di giocare le sue carte in semifinale con la Serbia, senza mortificare oltremodo il talento dei suoi giocatori. Intelligenza.

Nel terno al lotto delle previsioni di chi potrà far seguire alle buone intenzioni la presenza al Preolimpico (Dirk Nowitzki e Tony Parker su tutti) una Italia che ospita un OQT a Torino, a parte i favori del pronostico, parte con reali possibilità di conseguire il risultato. Petrucci avrebbe deciso di confermare quasi in toto tutte le posizioni dello staff tecnico azzurro maschile: Dalmonte con Pianigiani fino al termine delle Olimpiadi, Andrea Capobianco e Antonio Bocchino per le nazionali giovanili. Rimane da decidere se proseguire anche con Pino Sacripanti (Under 20). Continuità.

Vogliamo introdurre un ulteriore argomento di discussione: il naturalizzato. La brutta parola che rompe gli equilibri, provoca un sentimento di sfiducia nella seconda fila dei giocatori azzurri, la rivolta dei tifosi-puristi che infamano la Spagna (Mirotic) e quant'altri sfruttano la possibilità (eppure il Jeter dell'Ucraina nel 2013 avrebbe dovuto insegnarci qualcosa). Quando si afferma che con Datome in campo le alternative dell'Italia contro la Lituania potevano garantirci la vittoria, si afferma implicitamente che c'è un dettaglio che è stato trascurato, e per causa di dettagli siamo qui a ciarlare di Preolimpico. Dixon/Muhammad non è bastato alla Turchia per evitarlo, ma è probabile che senza di lui non avrebbe vinto all'esordio contro di noi nè avrebbero superato il turno, visto come sono andate le cose: il realismo di Ataman ha pagato e adesso anche loro possono sognare di organizzare uno dei OQT.

E' logico che nè Polonara nè Della Valle fossero per Pianigiani l'arma segreta per le situazioni disperate e le rinunce forzate. The bench, la panchina e la fiducia dell'allenatore verso chi siede in panchina in certe situazioni, sono un dettaglio che può fare la differenza e che in prospettiva può portarci al livello della Spagna e sognare. Non stiamo parlando contro qualcuno: Cinciarini, Hackett, Aradori (per fare solo degli esempi) sono stati monumentali, spesso hanno fatto bene come mai nella loro carriera. Ma se l'assenza di Datome ha allungato il minutaggio di certi giocatori e la mancanza di un tiratore formidabile quando mancavano in campo contemporaneamente due dei tre NBA sono dettagli che hanno contato, urge una riflessione nello staff azzurro. I giornalisti spagnoli spaccavano in quattro il capello gelatinato di Scariolo per sapere se avrebbe scelto Mirotic piuttosto che Ibaka: la vita è tutta un quiz, ma c'è a chi piace vincerla facile...