Canestri bucati, pochi soldi e agenti Svecchiare, comunicare e giocatori di qualità

Il momento delicato del basket che vive tra recessione e voglia di rilancio: problemi, priorità e modelli da seguire
Fonte: Corriere della Sera
Canestri bucati, pochi soldi e agenti Svecchiare, comunicare e giocatori di qualità
© foto di Foto di Savino Paolella

Prove di futuro, tra aree di difficoltà, una federazione non ancora svecchiata, pericolose derive di inciviltà, alcuni dati positivi (spettatori in aumento nella stagione regolare, playoff avvincenti) e una domanda di fondo: rischia, il basket italiano di oggi? Risposta: «Sì. Rischia di finire male, fiaccato dalla crisi e messo in croce da norme dure». Non lo diciamo noi, lo sostengono molti club di serie A, forse tutti. L'allarme è ancora più serio perché parte da chi, come Varese, ha creato un consorzio (ora conta 74 aziende) che funge da salvagente per la baracca. Un modello nuovo, che ha generato vantaggi pure sul campo (la Cimberio ha vinto la stagione regolare ed è giunta alle semifinali), ma che potrebbe non bastare. Stefano Coppa, commercialista, dirigente di «Varese nel cuore», comprende quando il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci, annuncia controlli più severi dei bilanci. Ma è perplesso di fronte all'idea di sanzionare gli accordi d'immagine, assai diffusi per la loro fiscalità ridotta Ce ne parlava prima dei playoff e di una squalifica che lo terrà ai box fino ad agosto: «Questi patti sono legittimi. D'accordo, per colpa di qualcuno non si fa più credito a nessuno, però la questione dell'immagine non può rientrare nella parte sportiva dei contratti. Vado oltre: 0 si trova il modo di tutelare le società su costi e investimenti e su quello che offre un mercato ormai residuale, oppure si finirà strozzati, n cappio è stretto: la Fip potrebbe aiutarci rivedendo le tasse e la quantità delle multe». Timori reali E un pizzico di provocazione. Difatti Petrucci avvia la replica con una battuta: «Troppe multe? La civiltà rende tutto... gratis». Quindi va all'attacco: «Sono tornato dopo 14 anni e ho trovato vari aspetti positivi: i bilanci sani della Fip (ndr: peraltro c'è ora il pasticcio del comitato lombardo, architrave del sistema, commissariato per possibili irregolarità), il fatto che il basket, dopo il calcio, è la disciplina che versa di più alla Siae e dunque ha un vero pubblico pagante. Aggiungo dosi di autostima: nessuno ha, come noi, un Giorgio Armani. E guardando al mondo, Jordan è stato un mito più di Maradona. Però oggi nella nostra pallacanestro c'è anche uno scenario nel quale la priorità è salvare i bilanci: lo si fa con il rigore, adottato per ‘par condicio' e non per rovinare i club. Ma io sono disponibile ad accogliere suggerimenti. Passo per decisionista, non lo sarò stavolta: come mai la Lega di A, a cinque mesi dalla mia elezione, non ha ancora avanzato proposte?». Qui la risposta la fornisce Antonio Cappellari, manager di lungo corso che non si preoccupa di dire come la pensa: «La Lega non propone perché tira a campare e non fa comunicazione. Prendiamo i playoff, portati al meglio dei sette incontri: è vero che ci sono stati colpi di scena e partite intense, ma questa rimane una volgarizzazione delle sfide tricolori, che spreme i giocatori più che nella Nba e che non cambia i destini degli incassi, dato che in tempi di magra la gente seleziona le spese. Nel basket vedo poi tanti lati oscuri, dai procuratori che comandano alle squadre che cambiano troppi giocatori. Ma la gestione ragionieristica dell'organismo delle società è il limite peggiore». Cappellari in verità critica pure la Fip: «Il 2014 cancellerà la LegaDue a vantaggio di un contenitore dilettantistico: è una riforma senza capo e coda». Petrucci, che da presidente del Coni aveva invitato la Fip a inventarsi qualcosa, blocca il giudizio. Indietro (per ora) si non torna: «La gestione Meneghin ha votato il piano: è giusto verificarlo. Se necessario, sarà rivisto; intanto, smettiamola di parlare di stranieri in più 0 in meno: basta rifugiarsi nelle frasi fatte. Servono soluzioni». In effetti, nell'agenda del «capo» ci sono altre priorità: ad esempio, assecondare Giovanni Malagò, successore al Foro Italico, nel chiedere la revisione della legge 91 sul professionismo («Riguarderà pure il calcio e allo Stato non costerà nulla»). 0 incalzare la Rai affinché acquisti i diritti dell'Europeo di settembre: «Costano? Allora significa che il torneo vale e che la Rai, se non compera, non offre il meglio». Visto che si parla dell'Italia, ecco infine la pratica Pianigiani, et. in scadenza. «Gli apro le porte, con maggiori oneri e carta bianca: su di lui investirò l'immagine della nazionale. Sarà il coach-manager, sarà il nostro Ferguson. A lui ricordo che un buon Europeo lancerà il nuovo boom del basket». Traduzione: contro la crisi si usa pure il ct., puntando sull'azzurro e facendo gli scongiuri.

Flavio Vanetti