LBF A1 Techfind: salviamo la barca prima del panico e del naufragio I^

Dopo dieci giorni da un post di ottimismo non è cambiato quasi nulla anzi i rinvii continuano e si perde tempo nel rimettere in piedi la stagione
27.01.2022 15:05 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
LBF A1 Techfind: salviamo la barca prima del panico e del naufragio I^

Martedì 19 gennaio ho pubblicato questo post, intitolato : “LBF A1 Techfind: 89 partite in 71 giorni, una grande opportunità”. Mi lanciavo in preda a non so quale botta di ottimismo in una disamina della partite che si sarebbero dovute giocare tra campionato, Euroleague e recuperi di entrambe le competizioni, da quel giorno al 30 marzo, ed esaltavo questa infornata di partite di basket femminile come appunto una grande opportunità per il movimento di farsi vedere quasi ogni giorno.

Mi sembrava che le soluzioni adottate dall’Assemblea di Lega e che il Presidente Massimo Protani ci aveva raccontato qui, fossero davvero quelle giuste per rimettere sul binario più dritto il campionato e la stagione. Faccio ammenda del mio entusiasmo che oggi giudico un po' stupido: ne avessi azzeccata una. Vero che in quello stesso post sottolineavo più volte che “se tutto va bene…ammesso che…” e via dicendo. Ma evidentemente avevo sottovalutato quella che allora era ancora una forza devastante di contagio del Covid e forse la attitudine di tutte le società di affrontare questo momento. Attitudine sia chiaro, non voglia che son due cose molto diverse.

Fatto sta che dieci giorni dopo di partite ne sono state giocate pochissime e la situazione è peggiorata. Perchè adesso ci sono formazioni che nel giro di un mese e pochi giorni dovrebbero affrontare 9 partite tra recuperi e giornate regolari. Squadre che fino a dicembre hanno giocato una partita a settimana, quella di campionato e dunque con una rosa predisposta per questo tipo di impegno. Dopo un periodo di stop così lungo – alcune formazioni sono ferme da un mese dal punto di vista delle partite – come si potrà chiedere alle giocatrici di sottoporsi ad uno sforzo così duro tanto dal punto di vista atletico quanto da quello mentale? Sono certo che tutti si sono chiesti e sono preoccupati delle ricadute che questo può avere sulla salute delle ragazze. Il contrario – ma non voglio pensarci – sarebbe delittuoso.

Detto quindi che oggi la situazione avrebbe dovuto subire un’accelerazione verso il meglio ed invece siamo fermi a dieci giorni avendo perso del tempo, non sarà il caso di mettere in atto soluzioni diverse? Mancano all’appello 29 partite delle quali 9 sono senza data certa di recupero.  

Pianeta Basket ha chiesto agli allenatori ed ai dirigenti della serie A1 di rispondere a tre domande formulando delle ipotesi di soluzione. Ipotesi per ragionare tutti insieme, magari mescolarle e trovarne una condivisa – in fretta però non come la querelle messa in piedi dai politici per l’elezione del Presidente della Repubblica – perché il tempo sta scorrendo e ce ne è sempre meno.

Per fare due esempi, prima di entrare nel novero delle risposte, Faenza dal 2 febbraio, data in cui inizieranno i recuperi, al 9 marzo, avrà otto partite a cui si potrebbe aggiungere quella casalinga col Geas che non ha ancora una data. Campobasso avrebbe dieci gara da disputare dal 30 gennaio al 30 marzo, e via via tutte le altre. Senza considerare che tutti speriamo che Schio entri nei quarti dell’ELW e he Venezia riesca a centrare l’Eurocup.

Abbiamo pensato di dividere le risposte alla nostre domande in diverse puntate altrimenti ne verrebbe fuori un post troppo lungo. Oggi cominciamo con due società: Costa Masnaga che ha risposto col suo Direttore generale e il suo coach, e Ragusa che ci ha inviato le impressioni del suo coach.

Le domande:

1) quale sarebbe una formula opportuna per portare a termine il campionato?

2) su quali criteri di flessibilità organizzate settimana di lavoro?

3) alla luce dell'esperienza di queste ultime due stagioni, la prossima come dovrebbe essere strutturata per non essere troppo in difficoltà in caso di nuove ondate?

Fabrizio Bicio Ranieri Direttore Generale Limonta Costa Masnaga

Quella attuale. non vedo vie di mezzo: o sospensione totale o il più “normale” possibile. Va valutata a fine stagione, se le disparità agonistiche saranno alte (come la scorsa stagione) se attuare dei provvedimenti a protezione del risultato (come non fatto la scorsa stagione)

Da un mesetto abbiamo allargato la rosa con un gruppo di ragazzi che giocano in D nella nostra società satellite in modo da tenere alta intensità e qualità integrando così le assenze e le condizioni non ottimali al rientro da infezione

Intanto speriamo sia l’ultima ma, dovessero esserci ancora rischi e quindi in base a fine o meno dello stato di emergenza decretato dal governo, fare 2 mini raggruppamenti con 1’ fase entro natale e 2’ fase da metà febbraio in poi. Con sospensione dal 20 dicembre al 10 febbraio.

Paolo Seletti coach Limonta Costa Masnaga

Credo che ormai per questa stagione sia difficile cambiare in corsa. Sono stati concessi rinvii a tutti a prescindere dai singoli casi e mi pare che, pur confidando nell’onestà intellettuale, le regole siano facilmente aggirabili da chiunque intenda farlo, giocoforza continueremo così. Adesso dovremo fare i conti con un numero di recuperi infinito che falserà la competizione in ogni caso. Personalmente io direi che le partite si giocano lo stesso. Chiunque sia a disposizione. Se il roster è corto, si pesca dalle giovanili, che tutti dobbiamo avere, giusto? Fino ad arrivare a dieci giocatrici. Zero rinvii. Ne risente lo spettacolo? Siamo sicuri?
Unica modifica che attuerei alla formula è: tutti ai playoff e playout, nessuno fermo e nessuna retrocessione diretta. Magari con play in tra 7-8-9-10 per vedere chi disputa playoff e chi playout. Di modo che ad aprile, quando pare per esperienza recente che i contagi siano più o meno “rientrati”, le squadre possano mettere in campo i roster completi e i propri valori. Questo diminuirebbe il peso di una regular season che in ogni caso non restituisce valori reali causa covid.  Nè se rinvii nè se giochi.

La flessibilità in settimana la gestiamo costruendo un gruppo allargato di 16 giocatrici, (compresi anche un paio di maschi della serieD) che non interscambia con altri gruppi e ci garantisce di avere numeri accettabili. Se per caso scendiamo sotto la soglia di guardia, abbiamo tanto lavoro di fondamentali e a piccoli gruppi da fare, non restiamo con le mani in mano. Chi è a casa lavora coi preparatori in DAD quotidianamente secondo lo stato di salute.
 

Questa risposta è già compresa nella 1. Si gioca sempre, pescando da sotto fino ad arrivare a 10, e tutte si va alla postseason, con playin playoff e Playout.


Ed ecco Gianni Recupido allenatore della Passalacqua Ragusa

È difficile cambiare la formula di un campionato a stagione in corso. Non so se sia già pronto un piano B, ma senza un piano alternativo l’unica cosa che si può fare salvaguardando in parte la regolarità del campionato è ridurre il numero delle partite di playoff.  

La settimana si programma secondo il microciclo che prevede la partita nel fine settimana oppure l’infrasettimanale. Di solito, in caso di rinvio, la notizia arriva pochi giorni prima e a quel punto, più che organizzare con flessibilità, si procede a riprogrammare tutto. Ridistribuire e riorganizzare il carico fisico non è così complicato, ma dosare il carico psicologico è molto più difficile. La tensione mentale durante la settimana si regola man mano che ci si avvicina alla partita e il continuo cambiamento delle date non permette una gestione ottimale di questo aspetto. Questi ripetuti sbalzi della tensione diventano snervanti e vanno a condizionare tutte le sfere del lavoro, da quello tecnico a quello fisico. Si crea un sovraccarico mentale che nel medio periodo aumenta la frustrazione, il disagio e il rischio di infortuni. 

Servono senza dubbio delle date “cuscinetto” da lasciare libere e utilizzare per recuperare le partite rinviate. A mio avviso è necessario che anche i calendari delle coppe europee si adeguino a questa linea, perché quello dei pochi spazi per i recuperi non è un problema solo italiano. Un calendario italiano con più margine di movimento aiuterebbe, ma c’è bisogno che lo sia anche quello europeo. Bisogna avere una visione d’insieme e tutti devono essere disponibili a rinunciare a qualcosa. Come si possa realizzare tutto questo non è tra la mie competenze, ma credo che con sinergia, volontà e collaborazione si possa fare molto per giungere a una soluzione.