Lega A - Sacchetti: "Con Cremona mi diverto, l'Italia è un'emozione"

Lega A - Sacchetti: "Con Cremona mi diverto, l'Italia è un'emozione"

A Brian, il figlio primo in classifica con Brescia, Meo Sacchetti ricorda a mo' di presa in giro una cosa: "Che con noi ha perso e quindi siamo 1-0 per me". Felicità a canestro: "Lui è in testa e con Brescia sta giocando una grande stagione, noi per essere una ripescata non siamo messi malaccio. Chi è più contento? Senza dubbio la mamma". Meo Sacchetti (nella foto con Drake Diener) è il ct dell'Italia 2.0, quella del nuovo corso orfana dei giocatori Nba e dei big di Eurolega, ma è anche il coach di Cremona, che con Brescia si divide il ruolo di sorpresa della serie A. La Vanoli, la scorsa estate ripescata in A al posto di Caserta, ha staccato il pass per le Final Eight di Firenze (nei quarti se la vedrà con Avellino) e oggi guarda più ai play off (attualmente è settima con un record di 9 vittorie e 8 sconfitte) che alla salvezza (è +10 su Pesaro, ultima). "Ma se ci mettiamo a parlare di playoff corriamo il rischio di sentirci più forti di quello che siamo, non ci vuole nulla a rovinare tutto". 
Dica la verità, questa Cremona costruita in fretta e furia per la A sta sorprendendo anche lei. 
"Stiamo facendo meglio del previsto, non ci sono dubbi. La cosa importante è aver vinto con quasi tutte le squadre che ci stanno dietro. Siamo contenti ma non possiamo permetterci il lusso di rilassarci. Pensiamo a salvarci, poi parleremo di altro".
La giostra dei canestri ha ripreso a funzionare.
"Non metterò mai tutti d'accordo, lo so. Alla gente vederci giocare così piace, agli addetti ai lavori sicuramente un po' meno. Non posso farci nulla. Alle critiche ormai sono abituato, non mi arrabbio neanche più". Siete partiti da una scommessa, rimettere insieme su un parquet i cugini Diener. Come procede?
"Direi bene. Travis era un po' arrugginito, tre anni senza giocare sono tanti, serve un po' di tempo per ritrovare il ritmo di allenamenti e partita. Un po' alla volta sta trovando una buona condizione, lui è uno che spiega pallacanestro. Drake ha avuto tanti problemini che l'età non riesce a mascherare, ma ora sta bene, contro Cantù ha dimostrato quanto è importante per noi". 
Un contributo importante sta arrivando dagli italiani. 
"Devo essere sincero, alcuni non me li aspettavo così bravi. È il nucleo che doveva giocare la A2 e che sta facendo benissimo in A. Tutti stanno dando qualcosa, penso anche a Portannese, Gazzotti. I minuti non sono tanti ma la loro bravura deve essere quella di farsi trovare pronti. Si può essere decisivi anche giocando poco".
 Cosa racconta questo campionato? 
"Mi aspettavo una Milano molto più avanti, per il resto c'è grande equilibrio e squadre che pur essendo partite male possono rientrare. La Coppa Italia sarà un banco di prova importante, potrà dire tante cose''. Parliamo di Azzurra, la sua nazionale.
"Vuole sapere una cosa? A Torino contro la Romania al momento dell'inno ho guardato mia moglie, lei ha guardato me e dopo la partita mi ha detto che non mi aveva mai visto così commosso. Neanche quando ho vinto lo scudetto a Sassari. La nazionale per me è qualcosa di grande, non c'è cosa più emozionante".
Ha sentito Alessandro Gentile dopo la scazzottata con Gutierrez?
"L'ho chiamato, si è reso subito conto di aver fatto una cavolata. Alessandro è uno che ci mette sempre la faccia, in campo non ha paura di nulla. E' un giocatore importante, pian piano sta ritrovando quel talento che ne aveva fatto il miglior italiano degli ultimi anni''.
A proposito di italiani, le piace la parola 'protezionismo'? 
"No, per niente. Gioca chi è più bravo non chi sul passaporto ha scritto italiano. Il nostro è un paese che nelle situazioni difficili è sempre riuscito a dare il meglio e a venirne fuori. È questo che mi aspetto da chi si lamenta perché gioca poco, rimboccarsi le maniche, lavorare duro e dimostrare di valere minuti. Le nuove regole porteranno qualche straniero in meno nel nostro campionato, ma resta il problema di fondo". Quale? "Riprendere a lavorare sui settori giovanili, sulla formazione. E affidare questo lavoro ad allenatori professionisti''.

Nicola Apicella

Repubblica.it