NBA - Ettore Messina nella sfida degli Spurs (7°) ai marziani di Golden State (2°)

Fonte: Massimo Lopes Pegna - Gazzetta dello Sport
NBA - Ettore Messina nella sfida degli Spurs (7°) ai marziani di Golden State (2°)

C'è stato il rischio di non arrivare ai playoff, nel finale di una stagione regolare che li ha visti occupare stabilmente il terzo posto fino all'All Star Game. Poi le altre franchigie si sono svegliate, qualcuna ha trovato la quadra, qualcun'altra come i Jazz ha trovato la continuità nel suo rookie d'assalto Mitchell e nel nuovo play Rubio e le cose si sono fatte difficili, scendendo anche al decimo posto e conquistando i playoff nella penultima giornata, tanto che la sconfitta con i Pelicans non ha fatto male più di tanto. E sarà la 21esima volta consecutiva di San Antonio ai playoff: un record, con Tony Parker alla 17esima presenza di fila.

Ettore Messina alla Gazzetta dello Sport presenta la sfida degli Spurs (7°) ai marziani di Golden State (2°): "Era trent'anni che a Ovest non succedeva di avere appena due squadre con più di 50 vittorie. Di solito ce ne sono mote di più. Significa che la competitività nella nostra conference è cresciuta ancora. Si verificò una situazione simile al mio primo anno qui, quando perdemmo l'ultima partita con New Orleans e sprofondammo dal secondo al settimo posto con grande incavolatura generale. Se all'inizio mi avessero detto che senza avere Léonard a disposizione (in tutto, 9 presenze, ndr) saremmo andati ai playoff sfiorando le 50 vittorie, saremmo stati tutti felici".

Warriors. "Li conosciamo bene, sappiamo a memoria come giocano e che per vincere dovremo essere perfetti o quasi. Insomma, se vogliamo avere speranze di eliminarli, dovremo disputare partite di altissimo livello. E nonostante l'assenza di Stephen Curry bilanci quella del nostro Leonard, non è un compito per nulla facile. Una cosa importante è attaccare bene. Se perdi palloni o fai tiri forzati, in transizione ti ammazzano. Dunque, come sempre, la difesa comincia con un buona fase offensiva a metà campo. Se non ci riusciremo, diventerà una serie lunga e ancora più dura".

Un nome: Manu Ginobili. "Pop è sereno, anche se la serenità non è una parola che esiste nel suo vocabolario. Però è capace di mettere tutto nella giusta prospettiva, in particolare in questa situazione. È soddisfatto della risposta che hanno dato i giovani, tutti molto bravi. Tutti. Nomi qui non ne facciamo mai. Un'eccezione per un vecchio: Manu Ginobili. Ha fatto una stagione straordinaria".

62 non americani. "Per descriverlo, scelgo una parola abusata: globalizzazione. Ormai la Nba la puoi seguire con facilità ovunque, ha lanciato accademie per ragazzini in giro per il mondo alla ricerca di talenti. Vedremo con sempre più frequenza giovani giocatori internazionali venire in questa Lega".