Un grande Gentile schianta la Spagna. Giovedì nei quarti c'è la Lituania

Un grande Gentile schianta la Spagna. Giovedì nei quarti c'è la Lituania

(Mario Arceri) - Un Gentile da favola schianta la Spagna, fa dimenticare gli errori azzurri di metà gara e riporta l'Italia a interpretare il finale così come aveva recitato l'inizio: dominando. Grand'Italia, sì. Con i suoi limiti, le sue ingenuità, i suoi erroraccci (quante palle smarrite nell'intrico di braccia spagnole), ma anche con il suo immenso cuore, quello che forse altri non hanno e che rendono questa Nazionale capace di grandi imprese.

D'accordo, questa Spagna bicampeon europea uscente, vicecampione olimpica, è la metà di quella vera (in campo e in panchina: Orenga era il vice di Scariolo e ne vale un quarto), ma anche l'Italia ha le sue assenze, che si fanno sentire quando cominciano le rotazioni...

24-12 il primo quarto, 37-37 a metà partita, 45-56 a tre quarti dopo un digiuno di sette minuti e 45-60 subito dopo.

Partita chiusa? Bene: nell'ultimo periodo l'Italia recupera 15 punti (12-2 il parziale negli ultimi 4') rubando il supplementare con un canestro di rapina di Datome a un solo decimo dalla sirena e va avanti di otto: 80-72. I numeri sono quanto mai eloquenti: tra il 32' e il 43' il parziale è stato di 35-10 contro gli spagnoli che, a parte un monumentale Marc Gasol (il fratello Pau era in tribuna e la sua espressione da sorridente si è mostrata sempre più incupita) autore di 32 punti catturando 10 rimbalzi e non andando oltre i quattro falli nonostante sportellate da tir, hanno mostrato un ottimo Sergio Rodriguez e hanno ottenuto dalla panchina assai più che dai titolari, con Rubio, Rudy Fernandez e Calderon a lungo a riposo: comunque poco.

E così l'Italia raccoglie lo scalpo di un'altra avversaria illustre e chiude al terzo posto la seconda fase dopo sconfitte di minimo scarto con Croazia e Slovenia, stop che, con un pizzico di esperienza in più, potevano essere evitate. Già in queste due partite era stato apprezzabile il recupero degli ultimi minuti, a dimostrazione di una squadra comunque viva, capace di reagire, che non accetta la sconfitta. Oggi con la Spagna ha finalizzato questa enorme qualità - la stessa che ci donò un bronzo a Stoccolma e un argento olimpico ad Atene - annullando le differenze tecniche se pure esistono.

Il basket è gioco di uomini. Conta l'abilità, il talento, conta anche, se non soprattutto, il cuore, la convinzione, il desiderio di riscrivere la storia contro tutto e contro tutti. Dopo dieci anni di discesa continua verso i piani più bassi della pallacanestro europea, torniamo a farci sentire, a risalire, a richiedere considerazione, stima e fiducia.

Lo facciamo con la faccia sporca di Gentile, ancora più sfacciato di papà Nando alla sua età: se esiste una tesi di laurea nel basket, Alessandro l'ha discussa stasera a Lubiana nei 15' conclusivi con i 16 punti (25 complessivi), con l'11/11 dalla lunetta compresi i sei liberi che nel supplementare hanno tenuto a distanza la Spagna con incredibile freddezza, da consumato veterano (ed ha solo 20 anni ed è in pratica all'esordio in Nazionale). Il voto è da 110 e lode, anche perché veniva dalla deludente prova con la Croazia che non poteva non incidere sul morale: invece ha reagito da campione, dimostrando quanto vale e dimostrando di meritare non solo il ruolo di capitano dell'Armani, ma anche tanti minuti in campo, assai più che in passato. Per crescere ancora.

Lo facciamo anche con Gigi Datome, subito penalizzato da falli troppo severi che pure ha trovato, con tanta panchina obbligata, lo spazio per essere decisivo con il canestro della parità dopo la grande stoppata che ha evitato alla Spagna di chiudere l'incontro appena un attimo prima. E poi, con gli spagnoli che dal 72-80 si erano riavvicinati al 77-80, non ha fallito i due liberi che hanno ricacciato indietro gli iberici.

Ma tutti meritano apprezzamento, anche se si sono perse troppe palle (Datome ben quattro, nel tentativo di penetrare la zona avversaria), dominando per una volta ai rimbalzi (48 contro 38, e sette ne ha presi Gentile). E qui merita una citazione Cusin (11 rimbalzi) per come ha presidiato l'area soprattutto nel primo tempo dispensando ben tre stoppate.

Decisivo Aradori nel quarto periodo, Belinelli a superare la abituale crisi del terzo quarto tornando a lavorare con calma e profitto nel finale, Cinciarini a guidare la squadra negli ultimi 15' individuando infine i punti deboli della zona spagnola che aveva così a lungo inaridito il nostro attacco.

Bravo infine Pianigiani a gestire la squadra con grande intelligenza, a rischiare con le seconde linee un passivo anche pesante per ritrovarsi freschi e ancor più arrabbiati i titolari: la verità è che abbiamo un primo quintetto di ottimo valore, un sesto uomo (Gentile) che probabilmente non ha nessun'altra squadra, e tanti "cambi" che garantiscono cuore e impegno. Vedremo giovedì, affrontando la Lituania nel quarto di finale, se basterà per fabbricare un nuovo miracolo nel quale tutti confidiamo avendo la percezione di essere andati oltre ogni previsione, ma anche di poter legittimamente sperare in qualcosa di più.

Bravo Pianigiani anche nel costruire il giusto clima di… assedio per i suoi offrendo motivi per ribellarsi: nessuno pensa che l'Italia abbia ottenuto regali, semmai spesso gli arbitraggi ci hanno tolto qualcosa. Dire che la Slovenia ci ha "regalato" il passaggio ai quarti vuol solo dire - da parte di chiunque abbia usato questo termine, io per primo - di averci fatto superare il turno con una giornata d'anticipo battendo, come era logico che si impegnasse a fare se voleva mantenere il secondo posto in classifica, la Grecia. Nessun "regalo", dunque, ma una vittoria utile che incidentalmente ha favorito anche l'Italia che si era comunque ampiamente meritata con il percorso netto di Capodistria l'ingresso tra le prime otto d'Europa.

Nella partita di inizio di quest'ultima giornata, la Grecia ha lottato con i denti, costringendo la Croazia a ben due supplementari per spuntarla. Non è bastato l'orgoglio alla squadra di Trinchieri che ha avuto il massimo contributo da Spanoulis e Bourousis ma è andata a sbattere contro l'obiettiva forza della Croazia che, dopo il pesantissimo ko iniziale con la Spagna (40-58), non ha più sbagliato un solo colpo ed oggi aveva l'obbligo di difendere il primo posto nel girone che la porterà giovedì ad affrontare nei quarti di finale l'Ucraina.

La formazione di Mike Fratello, voluto alla guida della nazionale di Kiev da Sasha Volkov che lo ebbe coach agli Atlanta Hawks, è la vera sorpresa di questi Europei imponendosi con giocatori sconosciuti, ad eccezione, dopo il forfait di Fesenko, di Viacheslav Kravtsov, centro di 2.11, la prossima stagione a Phoenix dopo aver giocato venticinque partite con Detroit nel passato torneo. Datome lo ha quindi solo sfiorato tra i Pistons, dove ritroverà quel Brandon Jennings, insieme al quale arrivò a Roma nel 2008 ed ora già collaudato protagonista della Nba. Non troppo quotato anche Eugene Jeter, il play americano che ha vissuto tre anni fa un'esperienza a Sacramento, ripescato in Cina da Volkov dopo averlo avuto a Kiev nel 2007. Assai più nota la sorella Carmelita, oro olimpico sui 100 metri a Londra e segnalata come la donna attualmente più veloce al mondo (il record è di Florence Griffith-Joyner, scomparsa quindici anni fa).

Una giornata ricca di sorprese si è conclusa con un altro risultato poco prevedibile. Dopo due partite combattute e concluse ai supplementari, Slovenia-Finlandia si è conclusa con un largo margine (92-77), ma a favore dei… finlandesi che quindi lasciano l'Europeo con un nuovo importante colpo dopo aver battuto Turchia, Russia, Grecia ed ora anche la Slovenia, cedendo solo a Italia, Spagna e Croazia.

Serbia-Spagna, e Slovenia-Francia mercoledì, Croazia-Ucraina e Lituania-Italia (ore 21) giovedì, i quarti di finale. Gli azzurri avranno dunque tre giorni pieni per recuperare acciacchi e concentrazione. I lituani addirittura quattro. Visti i precedenti, non sarà un male.

Un'ultima considerazione: gli azzurri hanno giocato con il lutto sulla maglia per la scomparsa di Matteo Bortolazzi, portato via da una crudele leucemia a soli 34 anni. Piace pensare a tutti noi che "Teo", non un campione ma un ottimo giocatore e un ragazzo a cui era impossibile non voler bene, sia stato in campo anche lui, al fianco degli amici di sempre, e che questa vittoria non solo gli viene dedicata, ma è anche un po' sua, perché sicuramente tanta voglia di farcela è nata e si è consolidata anche nel suo nome e nel suo ricordo.