Guido Bagatta: "per il basket è l'ora del marketing serio"

05.07.2015 13:43 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Guido Bagatta: "per il basket è l'ora del marketing serio"

Guido Bagatta, dalle colonne de Il Giornale, si associa a pianetabasket.com nell'analisi della scarsa capacità commerciale del nostro basket di sfruttare per il bene del movimento tutti gli avvenimenti positivi: "I playoff più belli della storia del basket sono appena terminati, rimangono le certezze di un grande spettacolo ma anche qualche domanda. Ad esempio, perchè la pallacanestro italiana che è in grado di offrire uno spettacolo unico non riesce poi mai a fare il salto mediatico di qualità che si merita? Il basket è, almeno in campo sportivo, il maggior esempio recente di «marketing alla rovescia».

E se continuerà ad esserlo, anche dopo le serie di semifinale e finale di quest'anno, allora una soluzione non esiste. La Lega basket e il suo bravo presidente Fernando Marino (che ha però il limite di essere anche proprietario di un club affiliato alla Lega stessa) partono da una dote, come quella dei playoff appena terminati, che sarebbe un delitto non saper utilizzare. Mai come quest'anno, l'onda lunga di quello che è successo in partite come la settima tra Milano e Sassari o nella serie di finale tra Sassari e Reggio Emilia, potrà essere sfruttata al meglio per cercare, finalmente, di farsi capire da un mondo come quello del marketing e dei media, che considera la pallacanestro, ormai da troppo tempo, come un qualcosa di secondario e quasi mai necessario.

Le eccezioni nel tempo (purtroppo passato) cisono state ma hanno sempre riguardato più i personaggi e le loro capacità di comunicazione che lo sport giocato sul campo. I dati degli ascolti sono cresciuti costantemente nei playoff, pur con l'assenza di Milano, ma se oggi chiedete in giro chi ha vinto lo scudetto nel basket, in pochi saprebbero rispondervi. Curioso no? Il nostro secondo sport di squadra non riesce ad uscire dal cosiddetto «anonimato popolare», una specie di nicchia, non necessariamente piccola, che però è quella che ti preclude il vero salto di qualità. La pallacanestro in questi anni, invece di espandere i suoi orizzonti, ha sempre cercato di farsi male da sola, investendo poco su quello che potrebbe dare ancora maggior risalto allo spettacolo che è in grado di generare. Un esempio?

Nella maggioranza dei palazzetti di serieA, le squadre non possono fare la presentazione dei loro giocatori " all'americana", ovvero spegnendo le luci in sala per illuminare solo i protagonisti chiamati in campo. Questo perchè esistono degli impianti di illuminazione talmente vecchi che una volta spenti, richiedono almeno venti minuti per potersi riattivare. Senza dimenticare lo scandalo del Palalido milanese o il fatto che nella finale 2015 una realtà come Reggio Emilia, sponsorizzata anche dalla Mapei del presidente di Confindustria Squinzi (che, per ironia, produce materiali per l'edilizia...), ha giocato in un palazzetto che cade a pezzi. A questo punto, la pallacanestro deve camb iare marcia anche con i media e in fretta: da troppo tempo viene bistrattata in tv e dai quotidiani generalisti.

Il fatto che l'emittente di Stato si sia accorta solo per gara7 della finale che si poteva spostare le partite dal "ghetto" di Raisport alla più seguita Rai3, dimostra ancora che il nostro basket deve aumentare il suo peso politico in certi ambienti (Coni compreso) dove ci sono dirigenti che, pur occupandosi di sport, faticano a dire quali squadre sono andate in finale nell'ultimo torneo. Ora c'è un biglietto da visita importante, bisogna che la Lega lo utilizzi nel migliore dei modi. Potendo, varrebbe la pena di riempire l'Italia di manifesti con le facce di Dyson, Sanders, Cinciarini, Della Valle  e Polonara, usandoli per ricordare le straordinarie emozioni che questo sport può offrire. Tra queste, l'incertezza del risultato, la miglior ricetta per portarti a casa appassionati curiosi e distratti. Potrebbe già essere un eccellente punto di partenza come lo sono state Reggio Emilia e Sassari, che contro ogni logica di mercato hanno segnato il risveglio del nostro basket".