Golden State e Curry stanno facendo la storia. Il paragone col passato, però, non s'ha da fare

29.02.2016 18:07 di  Alessandro Palermo   vedi letture
Golden State e Curry stanno facendo la storia. Il paragone col passato, però, non s'ha da fare

A distanza di un mese, torno ad analizzare la Golden State di oggi, paragonandola ancora agli "intoccabili" Chicago Bulls della stagione '95/'96. Nel mio Editoriale di allora, intitolato "Siamo schiavi della nostalgia e ci va benissimo così", descrissi la squadra di Michael Jordan come un qualcosa di sacro. Con questa mia nuova analisi non voglio di certo cambiare idea, dissi che quella squadra leggendaria assomigliava alla prima cotta adolescenziale e la penso tutt'ora allo stesso modo, con lo stesso sentimento spropositato. Ora, però, una cosa devo dirla. Questi Warriors, questo Curry, sono qualcosa di allucinante. L'aggettivo è di quelli giusti perchè descrive in pieno l'effetto che lascia questa magnifica squadra, questo straordinario giocatore. Steph, con le sue triple da distanza siderale e con le sue gesta più simili ad un alieno che ad un comune mortale, ci lascia abbastanza sotto shock. Siamo drogati, il numero trenta è il nuovo allucinogeno di ultima generazione. Ma di quelli che fanno bene eh, attenzione. Nulla di nocivo, dunque, nulla da censurare ma, anzi, da gustare in ogni sua forma e consistenza. Non so voi ma sono addirittura andato a pensare: «E se questo qui fosse incarnato da uno spirito divino?». Un po' come quei film americani, giusto per rimanere in tema di Oscar del Cinema, dove i protagonisti sono aiutati da autentiche forze provenienti dai cieli, come nel caso della pellicola "Un canestro per due (The 6th Man, in inglese). In questo film, gli Huskies di Kenny Tyler, vengono aiutati a vincere le partite da Antoine -fratello di Kenny, deceduto per un attacco di cuore durante una gara- sotto forma di fantasma. Oppure come il più celebre "Angels", splendida pellicola cinematografica del 1994 incentrata sul baseball. Se questi Warriors fossero stati in gradi di battere quei Bulls non lo so, credo proprio di no comunque.

IL PARAGONE
La Golden State di oggi non sarebbe così dominatrice della NBA di quegli anni. O forse si visto che in molti sostengono che, certi ritmi, nessuno negli anni novanta sarebbe riuscito a sostenerli. E' anche vero, però, che alla fine del secolo scorso c'era gente come Karl Malone, John Stockton, Scottie Pippen, Dennis Rodman (più Jordan, ovviamente), Reggie Miller, Charles Barkley, David Robinson di San Antonio, Afernee Hardaway di Orlando, Gary Payton di Seattle, Hakeem Olajuwon di Houston e potremmo andare avanti ancora... Ecco, vacci tu a giocare contro questi mostri sacri della palla a spicchi! Altro che ritmo o velocità, questi col talento ci hanno costruito un'intera carriera. Certo, i meno nostalgici potrebbero comunque controbattere, elencando: LeBron James, Kevin Durant, Russel Westbrook, tutti i San Antonio Spurs, Chris Paul, James Harden, Dwane Wade, Chris Bosh, DeMarcus Cousins, Pau Gasol, Dirk Nowitski, Damian Lillard, John Wall, Paul George... Alcuni di questi se la giocherebbero alla grandissima con i nomi illustri sopra citati, altri potrebbero anche non allacciarsi le scarpe che farebbero più bella figura, ma la sostanza non cambia: il paragone tra l'oggi e il passato non s'ha da fare, così come i Warriors di Curry sono difficili da paragonare ai Bulls di vent'anni addietro. In conclusione, i GSW difficilmente saranno più affascinanti di Jordan & Co ma di sicuro stiamo assistendo a qualcosa che tra venti o trent'anni c'invidieranno, i ragazzini moriranno tutti d'invidia per non essersi gustati un evento storico del genere: I Golden State Warriors di Steph Curry. Roba che forse verranno studiati sui libri di questo sport. La squadra guidata da Coach Kerr è destinata a rimanere negli annali di questo sport. Ribadisco, magari non lasceranno lo stesso solco dei Chicago Bull del '95/'96 ma quel che è certo, è che stanno facendo e faranno ancora la storia della pallacanestro.